Era la notte tra il 14 e il 15 Aprile del 1912 quando il neo-transatlantico RMS Titanic in viaggio da Southampton (Regno Unito) verso New York entrò in collisione con un iceberg provocando una apertura che consentì all’acqua del freddo oceano di entrare nella nave. Su 2223 persone solo 705 riuscirono a salvarsi. L’evento fu così traumatico da rimanere impresso nel pensiero collettivo; ciò portò alla convocazione della prima conferenza sulla sicurezza della vita umana in mare.

Titanic: la tragedia avvenuta per vanagloria

Anche il giovane Jack Thayer fu colpito dalla bellezza del mare e del cielo, quella notte, giacché, indossato un caldo soprabito sull’abito da sera, passeggiò per qualche minuto su e giù per il ponte lance, deserto e solitario, dove il vento fischiava tra gli stralli e dai fumaioli uscivano torrenti di fumo nerastro. «Era una notte stellata», ricordò poi. «Non c’era luna e non avevo mai visto le stelle brillare più fulgide; sembrava che volessero staccarsi dal cielo. Era una di quelle notti in cui ci si sente felici di essere al mondo

Jeoffrey Marcus, ne “Il viaggio inaugurale del Titanic” (Ugo Mursia Editore)

Era il viaggio augurale del gigante britannico. Dopo quattro dei sette giorni di navigazione previsti, precisamente il 14 Aprile alle ore 13:30, il Titanic ricevette un messaggio dal vapore Baltic che indicava la presenza di ghiaccio a 400 km sulla rotta della nave. Il comandante, pur sapendo ciò, decise di non diminuire la velocità per arrivare un giorno prima del previsto e ricevere così elogi e plausi. La verità è che lo scopo principale era quello di ricevere il “Nastro Azzurro” o “Blue Riband”, un riconoscimento ufficiale che veniva attribuito alla nave passeggeri che attraversava l’Oceano Atlantico con velocità record.

Lasciando la nave ad una velocità superiore ad 20 nodi sarebbe stato possibile riuscire nell’impresa; peccato che questo puntiglio costò la vita di molte persone, compresa quella dello stesso capitano Edward John Smith, principale fautore del disastro.

Titanic: i messaggi “non letti” e la leggerezza dell’equipaggio

Alle 13:45 arrivò un altro messaggio di “segnalazione iceberg” dal piroscafo “Amerika” e nel pomeriggio ne giunse uno nuovo simile da “Mesaba”. A detta di alcuni questi non furono stranamente consegnati. Alle ore 23, infine, pervenne un ulteriore messaggio dal mercantile “Californian” che sostava bloccato in una banchisa a dieci miglia nord-ovest del Titanic ed indicava la presenza di un enorme iceberg proprio sulla rotta del transatlantico. Per “eccessiva leggerezza dell’equipaggio” sembra che anche questo messaggio incredibilmente non fosse stato recapitato. Una situazione per molti ai limiti dell’ammissibile.

Alle 23:40 le vedette Frederick Fleet e Reginald Lee incontrarono con la loro vista l’iceberg protagonista dei tanti messaggi ricevuti. La collisione sviluppò una pressione di almeno 985 kg/cm2 sull’acciaio della nave. La manovra da fare per evitare l’impatto non fu possibile, nonostante il tentativo, per la velocità elevata a cui viaggiava la nave che era di circa 22,5 nodi (41,7 km/h). Successivamente fu provato che se Murdoch (primo ufficiale di coperta responsabile della plancia) avesse mantenuto la direzione, la nave avrebbe subito un violento impatto frontale che comunque le avrebbe permesso di giungere fino a New York, ma ciò non accadde e alle ore 2:20 di notte il Titanic era completamente sommerso.

“All’improvviso la murata di dritta parve rovinarci addosso. Si sentì come uno scoppio di arma da fuoco e l’acqua cominciò a scorrere intorno; ci gorgogliò tra le gambe e noi ci precipitammo con un balzo nel compartimento successivo chiudendoci alle spalle la porta stagna. Non pensai, e nessuno lo pensò in quel momento, che il “Titanic” sarebbe potuto affondare“.

Jeoffrey Marcus, ne “Il viaggio inaugurale del Titanic” (Ugo Mursia Editore)

Il ricordo del Titanic

L’enorme impatto emotivo che ne derivò continuò a sussistere negli anni grazie anche alla rievocazione dell’evento realizzata dal regista James Cameron; quest’ultimo infatti produsse un film, Titanic (1997), che raccontava il naufragio attraverso gli occhi di due innamorati, Leonardo di Caprio e Kate Winslet, due ragazzi provenienti da classi sociali diverse. I Romeo e Giulietta degli inizi del Novecento.

Oggi la nave si trova ancora lì, a 3700 metri di profondità al largo dei grandi banchi di Terranova (Canada). Molte le verità taciute in questa tragedia che avrebbero permesso a molte vite di continuare il loro naturale corso. Un errore di vanagloria pagato a caro prezzo.

Giusy Celeste

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