Tragedia nel mare dell’immigrazione: altri 8 morti

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Di Alessia Spensierato

Un’altra tragedia del mare e dell’immigrazione. Sarebbero morti di fame e di freddo cinque uomini e tre donne, una delle quali incinta, trovati su un barcone alla deriva in acque maltesi. I loro corpi sono stati portati nella camera mortuaria di Lampedusa.

Secondo quanto raccontato dai 42 superstiti, ci sarebbero anche due dispersi: un neonato di quattro mesi, morto di freddo durante il viaggio e gettato in mare per disperazione dalla madre, e un altro uomo che si era buttato in mare per riprendere il corpo del piccolo. La madre del neonato è poi morta anche lei.

La Guardia Costiera ha effettuato il soccorso ieri sera a 42 miglia da Lampedusa. I migranti erano partiti da Sfax in Tunisia sabato dopo essere stati per mesi rinchiusi in una safe house di Mahdia.”Il governo non ci lasci soli” dice il sindaco di Lampedusa che tra stanotte e l’alba ha registrato altri 200 migranti sbarcati nell’isola in tre operazioni di soccorso.

Intanto oggi è il giorno del viaggio di Giorgia Meloni, prima a Stoccolma e poi a Berlino, per cercare una sponda europea in vista del prossimo Consiglio d’Europa (9-10 febbraio) e per discutere (oltre che di aiuti) anche del tema delicato dei migranti, rispondendocosì alle critiche sul decreto Piantedosi che riguarda la gestione delle navi Ong

Ieri l’Europa ha dimostrato come, sulla questione delle Ong, la retorica di «armatevi e partite» sia quella dominante. Nello specifico, stavolta non è stato il Parlamento Europeo a tirarle orecchie all’Italia. Ma bensì il Consiglio d’Europa, che ha ufficialmente chiesto al governo italiano di cancellare il nuovo codice di condotta per le navi delle Ong.

«Si invita il governo a prendere in considerazione il ritiro o la revisione del decreto legge 1/2023 – si legge nella lettera diffusa ieri mattina – Le disposizioni del decreto potrebbero ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle Ong e, quindi, essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia ai sensi dei diritti umani e del diritto internazionale». Il commissario per i diritti umani, Dunja Mijatovic, si è dichiarato addirittura preoccupato che la nuova norma voluta dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni «possa ostacolare la fornitura di assistenza essenziale per salvare vite da parte delle ong nel Mediterraneo centrale e, pertanto, possa essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani e di diritto internazionale». «Il decreto e la pratica di assegnare porti lontani per lo sbarco delle persone soccorse in mare – ha proseguito Mijatovic – rischiano di privare le persone in difficoltà dell’assistenza salvavita delle Ong».

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