Treccani introduce il femminile di alcune professioni

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Di Maria Paola Pizzonia

Il dizionario Treccani inserisce la variante femminile per molti vocaboli, soprattutto professioni.

Una domanda che potrebbe sorgere spontanea, che sicuramente molte persone hanno pensato mentre leggevano di questa notizia resta la più banale:

Perché tutto questo? Era veramente politicamente rilevante?

Per alcuni no, ma per molti altri invece sì. Ma vediamo la questione nel dettaglio. Si tratta ovviamente di linguaggio, ovvero di uno dei codici con i quali osserviamo e analizziamo il mondo. Quando si tratta di rivoluzioni culturali bisogna sempre fare molta attenzione a dare il giusto spazio di evoluzione alla società ed analizzare le spinte propulsive, di progresso.

Il femminile nella Treccani: liberazione di un genere così tanto bistrattato, soprattutto nelle professioni

Soldata, architetta, notaia, medica e chirurga. Ecco alcuni dei neologismi che sono stati introdotti al fine di rendere il linguaggio maggiormente inclusivo. Arriva quindi il primo “Dizionario della lingua italiana“, targato Treccani, che lemmatizza anche le forme femminili di nomi e aggettivi tradizionalmente registrati solo al maschile. Ma questo cambiamento, che segna nient’altro che una normale evoluzione della nostra società, sembra essere stato accolto in maniera ambivalente. Molti curiosi, molti entusiasti ma anche molti detrattori si scagliano contro le nuove forme grammaticali, accusando la politica di manipolare la lingua.

Ma la lingua non ha nulla di statico o monolitico. Esprime, crescendo con un popolo, le espressioni che maggiormente lo rappresentano e con le quali si rapporta al mondo. Il linguaggio non è soltanto un mezzo di comunicazione, ma come stiamo vedendo rappresenta molto altro. Invero è uno dei modi attraverso il quale una comunità esprime la sua cultura, le sue tradizioni, i suoi valori, i suoi modelli sociali. Una verbalizzazione dei suoi simboli. Possiamo quindi dire che esso è anche un potente strumento di cambiamento sociale, che ha la potenzialità di de-costruire stereotipi e pregiudizi che distorcono e alterano la realtà.

Quali sono i veri motivi per cui non si vuole aggiungere il Femminile nelle professioni della Treccani

Manipoliamo la nostra lingua continuamente. Tra neologismi, anglicismi e normalizzazione delle espressioni frutto di contingenze sociali, possiamo parlare senza troppe remore della nostra come di lingua in costante evoluzione. Con questa consapevolezza diventa più comprensibile considerare il linguaggio come promotore di inclusivitá e parità di genere; linguaggio che al tempo stesso riconosce tra i neologismi termini come distanziamento sociale, lockdown, smart-working, dad, infodemia, lavoro agile, reddito di cittadinanza, rider, termoscanner, terrapiattismo e transfobia.

Si potrebbe quindi pensare che la scelta di utilizzare la forma maschile ed il neutro nel linguaggio, ignorando la forma femminile, sia stata nei secoli, un’operazione di esercizio del potere maschile che ancora oggi resiste alla richiesta di parità da parte delle donne.

Ne consegue che effettuare un lavoro strutturato di analisi sul linguaggio divenyta fondamentale. Questo perché ciò equivale a lavorare sull’organizzazione della mente e della coscienza di chi parla e di chi ascolta perché la parola è attività sociale, pubblica, strumento di prestigio e di comando, attività di libera espressione delle proprie scelte, manifestazione di soggettività autonoma, espressione del sé.

In conclusione

Dalle reazioni a questo evento si evince una premessa sociale dalla quale partire per cercare di avvicinarci ad un mondo di parità, la quale avviene non solo tramite le politicy ma anche nelle rivoluzioni culturali.

Prima di arrivare a un discorso sul linguaggio bisogna assumere la radicalità di un pensiero per mettere in discussione la nostra cultura, i nostri desideri, le nostre rappresentazioni. ripensare la relazione tra uomo-donna, ripensare la cultura, i modelli, l’immaginario e il linguaggio.

Come espressione di un popolo, la lingua si fa anche carico di esprimere i suoi cambiamenti sociali e politici. Essere restii a tali cambiamenti significa essere restii ai nuovi assetti che assume la società stessa, reagendo naturalmente a nuove configurazioni politiche, ideologiche, di costume. Remare contro queste naturali innovazioni significa quindi remare contro le conseguenze di precise rivoluzioni sociali, frutto delle lotte contemporanee. Ovviamente, in questo caso, si tratta del femminismo.

Il problema, piuttosto che linguistico, sembra quindi essere politico.

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Articolo di Maria Paola Pizzonia