”Il sedici settembre” di Magritte, le illusioni alle soglie della realtà

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Di Alessia Ceci

Il sedici settembre, opera del 1956, è uno dei diciannove dipinti che l’artista belga René Magritte ha dedicato all’immagine dell’ albero con uno spicchio di luna. In una notte stellata un grande albero svetta al centro del paesaggio, siamo in prossimità di uno specchio d’acqua e in lontananza appare un fitto bosco. Una delle versioni della serie è stata venduta all’asta tre anni fa – l’11 Novembre 2019 – per quasi 20 milioni di dollari.

Sedici settembre, René Magritte

Magritte - WahooArt.com
Olio su tela, realizzato da René Magritte nel 1956 e conservato al Konknklijnk Museum Voor Schone Kunsten di Anversa.

Il paesaggio rappresentato in quest’opera emblematica è del tutto verosimile, tranne per la posizione della luna che fa bella mostra di sé sull’albero. Essa appare in primo piano davanti a una foresta, mentre i suoi raggi dovrebbero filtrare attraverso gli alberi che la nascondono . Ciò che rende peculiare l’opera è proprio la piccola immagine dello spicchio lunare che di notte è assolutamente credibile, l’imprevisto tuttavia è di trovare la luna al di qua, frapposta tra noi e l’albero. Come commentò il pittore surrealista: “Ciò che si interpone tra un oggetto e noi è nascosto dall’oggetto che non è più nascosto”.

Magritte quindi gioca – come al suo solito – tra ciò che è visibile e ciò che è nascosto. Quello che conta, nei cortocircuiti mentali, è lo stupore nel vedere sovvertita la nostra logica. L’interesse di Magritte nell’ esprimere l’incanto evocato dal mistero delle sue immagini è facilmente intuibile oltre che dai dipinti anche dalle sue parole:

“Per me l’arte consiste nel dipingere l’incantesimo e il piacere. […] Essere surrealista significa bandire dalla mente il già visto e ricercare il non visto”.

L’arte surrealista dichiara infatti guerra alla razionalità, che a volte rende ciechi e non permette di varcare le soglie del visibile. L’arte surrealista invece – attraverso i suoi giochi – ci costringe ad andare al di là di ciò che l’occhio vede o anche solo spostare l’attenzione e cambiare la prospettiva per scoprire una realtà diversa.

Il linguaggio pittorico di Magritte

Magritte si focalizza più sull’immagine che sulla tecnica, tuttavia egli si impegna a dipingere bene e in modo descrittivo, i suoi obiettivi dipendono dal carattere illusionista del quadro, che può attivarsi solo partendo da ciò che già conosciamo. Il suo intento, infatti, è quello di disorientare lo spettatore, di confonderne gli abituali processi mentali, mostrandogli gli oggetti della quotidianità come se non li avesse mai visti prima. Il suo linguaggio pittorico si basa sulla collocazione insolita degli oggetti, sulla loro trasformazione, sugli opposti che coesistono e si compenetrano, sull’alterazione delle grandezze o della materia di cui sono composti.  

Anche in Le vacanze di Hegel, realizzato due anni dopo nel 1958,  gli oggetti della quotidianità vengono associati in modo strano. Per garantire l’effetto illusionistico, chi osserva il quadro deve poter riconoscere immediatamente l’oggetto rappresentato per credere nell’illusione. Motivo, questo, per cui la tecnica di Magritte è necessariamente fotografica, minuziosa, precisa:

“Gli oggetti devono essere rappresentati sulla tela in modo strettamente realistico. Tutte le cose visibili nascondono altre cose invisibili. Il mondo visibile è abbastanza ricco per dar vita a un linguaggio che evochi il mistero“.

Titoli misteriosi e interpretazioni sempre varie

Anche il titolo deve disorientare sufficientemente gli osservatori, in modo che si interroghino sugli antefatti che l’immagine trasmette. Cosa si nasconde dietro a questa immagine? E’ inoltre necessario che il titolo introduca una dimensione poetica, il discorso sprigionato dal quadro si affida infatti alla libera immaginazione dell’osservatore sia con ciò mostra sia con ciò che non mostra, ma suggerisce. Magritte era dunque solito domandare ai suoi amici quello che pensavano delle sue opere e faceva appello a loro per trovare un titolo. Nel caso del dipinto Seize Septembre (Sedici Settembre), fu l’amico poeta surrealista  Louis Scutenaire a sceglierlo, come riporta la scheda dell’opera nel catalogo del Museo reale di Belle arti di Anversa.

I titoli dei quadri di Magritte si aggiungono alla pittura per vie misteriose e interrogative, entrano in risonanza con le immagini, moltiplicandone le descrizioni e le possibili, e mai definitive, interpretazioni. Una storia di coincidenze fatali per ipotizzare le letture più svariate riguarda proprio questo dipinto. In un articolo pubblicato sul Guardian nel 2011, in occasione della mostra René Magritte: the Pleasure Principle (Tate Liverpool),  il quadro di Magritte è messo in relazione con la morte di Marc Bolan, leader della band inglese T-Rex, avvenuta proprio il 16 settembre del 1977, in un incidente d’auto.

Alessia Ceci

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