Nel trentennale della sua scomparsa, da oggi al 15 Luglio Arf! Festival e Comicon celebrano il mito di Andrea Pazienza con una grande mostra antologica al Mattatoio in esclusiva nazionale svelando due opere inedite tra cui delle tele conservate finora in casa di Matteo Garrone.
Partiamo dal presupposto che Andrea Pazienza era un fico assoluto, la rockstar del fumetto italiano, trentadue anni vissuti senza dar retta al consiglio contenuto nel suo cognome, aveva incredibilmente bruciato la candela da entrambi i lati, artisticamente parlando aveva fatto praticamente tutto: copertine di album, locandine di film, fumetti su fumetti, strisce, illustrazioni; Paz disegnava ininterrottamente e aveva un talento unico, riusciva a cambiare drasticamente stile nella stessa tavola più e più volte, inventava parole, era terribilmente ironico e soprattutto era un regista dell’inchiostro, con la carta ti faceva vedere un film. In conferenza stampa, uno dei curatori della mostra invita prima di vederla ad abbandonare il concetto che si ha di fumetto e lasciarsi sorprendere perchè le tavole di Pazienza fanno venire le vertigini.
La mostra è un paese dei balocchi, ammirare da vicino quel tratto è godimento puro, in esclusiva nazionale una grande antologia delle sue opere: da Pentothal a Zanardi, passando per Pippo sballato e Pertini, le meravigliose tavole a colori di Campofame, la pura poesia dell’incompiuta Astarte, fino a quello che probabilmente è il più importante, esorcizzante e traumatizzante graphic novel italiano del XX Secolo, quel “Gli ultimi giorni di Pompeo” che lo ha consacrato nell’empireo della letteratura disegnata. Nell’ inchiostro di Paz è condensato un universo che oltre raccontare il ’77 bolognese, parla poeticamente e con ironia del mondo intero filtrato dagli occhi sensibili e lisergici di un alieno dall’anima colorata.
Due inediti impreziosiscono e rendono unica la mostra: il bellissimo ritratto che Andrea disegnò nell’aprile del 1986 alla morte dell’amico Stefano Tamburini per la copertina di Frigidaire, mai pubblicato, oggi rivede finalmente la luce; così come l’enorme pala di oltre quattro metri composta da otto tele, rinvenuta casualmente durante una cena di uno degli organizzatori della mostra a casa di Matteo Garrone: “Zanardi Equestre” che nel 1983 Pazienza dipinse al Luneur di Roma in occasione della manifestazione Ottovolante – Festival della satira, per tanti andati perduta e proprio nel 2018 finalmente ritrovata, conservata nella stanza della figlia del regista grazie al padre di Garrone, un appassionato collezionista.
Alla conferenza stampa della mostra, erano presenti ieri il fratello e la sorella di Andrea, che hanno reso possibile la mostra, insieme alla moglie, non solo prestando le opere ereditate ma anche contribuendo attivamente alla consulenza per l’allestimento. La sorella Mariella ribadisce che il fumetto non può essere considerata un’arte minore: “Andrea si ritrovò a esprimersi col fumetto per evitare che le sue opere restassero chiuse e visibili solo a chi poteva permettersele. Non esiste una gara tra le arti. Il fumetto è solo uno dei linguaggi possibili.” Il Fratello Michele, ricorda: “Trent’anni senza Andrea in carne ed ossa ma in questi trent’anni la sua presenza è cresciuta. In questo tempo avrebbe potuto fare dell’altro ma mi piace pensare che in realtà avrebbe potuto fare poco visto quanto aveva già fatto. La sua velocità di esecuzione era al pari della velocità con cui riusciva a trasmettere un sentimento. Andrea, al di là di tutto, era anche una persona normale. Evviva Andrea!”