È stato desecretato il mandato di perquisizione dell’Fbi della residenza di Donald Trump in Florida. La lettura del mandato di perquisizione delle Fbi della residenza di Donald Trump in Florida conferma le indiscrezioni di stampa che l’ex presidente è indagato per spionaggio.
“Numero uno, era tutto declassificato. Numero due, non avevano bisogno di ‘sequestrare’ nulla. Avrebbero potuto ottenerlo quando volevano senza fare politica e irrompere a Mar-a-Lago”. Lo scrive sul suo account social Truth Donald Trump a proposito dei documenti portati via dagli agenti dell’Fbi durante la perquisizione in Florida. “Erano in un luogo sicuro, con un lucchetto in più messo dopo che me lo avevano chiesto loro”, ha aggiunto.
Documenti sulle armi nucleari e altre informazioni sensibili sulla sicurezza degli Stati Uniti e non solo. Se fossero vere le rivelazioni del Washington Post sull’obiettivo del blitz dell’Fbi a Mar-a-Lago, Donald Trump si troverebbe in guai più seri di quanto si potesse immaginare solo qualche giorno fa. Una notizia bomba, al di là del gioco di parole, che potrebbe trovare conferma nelle prossime ore con la pubblicazione del mandato di perquisizione, chiesta dal ministro della Giustizia Merrick Garland e alla quale, almeno a parole, il tycoon non si oppone. Le carte segrete che i federali stavano cercando nella residenza di Trump in Florida è materiale altamente sensibile e causa di “profonda preoccupazione” da parte dei funzionari del governo. Le fonti non hanno fornito al Washington Post ulteriori dettagli sul tipo di documenti che gli agenti stavano cercando, per esempio se si tratti di informazioni relative solo alle armi nucleari degli Stati Uniti o di altri Paesi. Né se effettivamente l’Fbi abbia trovato ciò che cercava nel resort. Certo è che le rivelazioni sono inquietanti dal punto di vista di Washington perché si tratta di carte che non solo possono mettere a rischio la sicurezza nazionale americana, ma anche creare problemi con altri Paesi.
Trump ha poi accusato il suo predecessore Barack Obama di aver portato a Chicago 33 milioni di pagine di documenti riservati, ma gli archivi nazionali lo smentiscono. In una dichiarazione diffusa oggi, l’ex presidente americano ha affermato che i documenti requisiti dall’Fbi durante la perquisizione della sua residenza di Mar-a-lago erano tutti de-classificati e che le autorità li avrebbero potuti chiedere indietro in ogni momento. “Il grande – problema- ha aggiunto – è cosa faranno con i 33 milioni di pagine di documenti che il presidente Obama ha portato a Chicago”.
Ma gli archivi nazionali e registri dell’amministrazione (Nara) hanno smentito Trump, dichiarando di avere l’esclusiva custodia legale e fisica di tutti i documenti della presidenza Obama, come vuole la legge. Circa 30 milioni di pagine di documenti non classificati si trovano a Chicago, mentre tutti i documenti classificati sono a Washington.