“Il procuratore di New York mi persegue per qualcosa che non esiste, non è né un crimine né un delitto, non c’é stato nessun affair con quella faccia da cavallo che non mi é mai piaciuta”: Donald Trump apre con toni di sfida incendiari la sua campagna elettorale in un comizio a Waco, in Texas, dove attacca frontalmente il suo inquisitore, alla vigilia della riunione del gran giurì che lunedì potrebbe decidere sulla sua incriminazione nel caso della pornostar Stormy Daniels.
E paragona le inchieste che lo incalzano allo “spettacolo horror della Russia stalinista”.
Ma il suo comizio davanti a migliaia di fan in estasi è un attacco a 360 gradi contro tutto e tutti, in un momento e in un luogo altamente simbolici.
In questi giorni infatti ricorre il 30esimo anniversario dell’assedio di Waco, la controversa operazione dell’Fbi per espugnare il ranch della setta religiosa dei davidiani, sospettata tra l’altro di avere un arsenale illegale. L’assedio, durato 50 giorni e conclusosi con un incendio nel quale morirono 86 persone, è visto da molti estremisti di destra come un esempio degli abusi da parte del governo e i media Usa ritengono che Trump abbia voluto così mobilitare la parte più radicale della sua base, suggerendo un accostamento con la sua situazione di “perseguitato” dalla giustizia.
Il 28 marzo 1993 i federali dell’Agenzia Alcol, Tabacco, Armi da fuoco (Atf) tentarono un raid nel compound dove viveva la setta religiosa dei davidiani, tra i pascoli di vacche a est di Waco. Il loro leader, David Koresh, 33 anni, si definiva il Messia, aveva 13 mogli sottratte ai suoi stessi seguaci e faceva sesso con ragazzine minorenni. I davidiani erano armati fino ai denti, con mitra e fucili automatici in attesa dell’Apocalisse: erano pronti alla battaglia tra l’Esercito di Dio e il governo federale. Il raid fu respinto, quattro agenti furono uccisi, intervennero l’Fbi, i cecchini e i carri armati Abrams: iniziò un assedio di 51 giorni. I negoziatori riuscirono a far uscire una ventina di persone. Ma il 19 aprile 1993, quando pensavano di costringere Koresh e un’ottantina di fedelissimi alla resa lanciando i lacrimogeni nel compound, morirono tutti, in un misterioso rogo.