Trump vs Kim: obiettivo 12 Giugno

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

L’obiettivo è l’incontro del 12 Giugno a Singapore, la strada per arrivarci è impervia. Un passo avanti e due indietro, seguiti da improvvise aperture. Se si potessero definire le relazioni tra Usa e Corea del Nord in vista del summit in termini sportivi, sarebbero comparabili ad un rally di montagna. Oggi è arrivato l’annuncio di Pyongyang, sarebbe disposta a smantellare il sito nucleare di Punggye-ri alla presenza di giornalisti stranieri. Che sia il rettilineo finale che porta al traguardo del 12 Giugno?

(Foto dal web)

Nelle ultime 48 ore il piazzale antistante la Casa Bianca è stato molto trafficato. Il Presidente Trump ieri ha ricevuto in visita il Premier della Corea del Sud Moon Jae-in e oggi “ospita” i Ministri degli Esteri cinese e giapponese. Il tema discusso in entrambi gli incontri è la spinosa situazione della Corea del Nord. Tutti al lavoro per rendere possibile il fatidico summit ma, ognuno secondo i propri interessi.

La posizione della Cina è messa sotto la lente di ingrandimento, infatti Pechino nel corso delle trattative ha mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti dell'”affaire” Corea del Nord. A tratti invocando l’abbassamento dei toni, a tratti facendosi quasi portavoce di Kim Jong-un. Proprio a causa di quest’ultimo aspetto Trump si dice scettico riguardo alle reali intenzioni di Pechino.

 “Ricorderete che due settimane fa improvvisamente Kim Jong-un è tornato in Cina a salutare, per la seconda volta, il presidente Xi, è più che possibile che (Xi) stia influenzando Kim Jong-un”

Queste le parole pronunciate da “The Donald” lo scorso 17 Maggio in riferimento alla seconda visita del leader nordcoreano a Pechino avvenuta l’8 Maggio. In effetti in seguito a quel bilaterale vi era stata una brusca frenata da parte di Pyongyang. Da un giorno all’altro erano stati interrotti i rapporti con la Corea del Sud, motivando questa scelta come ritorsione alle esercitazioni congiunte Washington-Seul che si tenevano in quei giorni. In realtà le suddette esercitazioni si tengono ogni anno e lo stesso Kim aveva precedentemente dichiarato di poterle tollerare, questo prima di quella visita a Pechino. La dipendenza economica della Corea del Nord nei confronti della Cina sarebbe alla base dell’interesse del “dragone”nelle trattative. Questa dipendenza deve rimanere tale.

Kim con il Presidente cinese Xi (Foto dal web)

Diversa la posizione del Giappone, nemico numero uno della Corea del Nord nella regione. Il Ministro degli Esteri Kono, che oggi incontrerà Pompeo (segretario di stato Usa), probabilmente porterà all’attenzione statunitense il tema dei cittadini giapponesi rapiti dai nordcoreani. Tokyo non si oppone alla pacificazione della penisola coreana ma non vuole che questo processo avvenga senza condizioni che impongano a Pyongyang un cambio di rotta che vada al di là del nucleare. 

Ieri Trump ha messo in dubbio che il vertice si svolga nella data concordata, tutto ciò mentre Pence affermava che la Corea rischia di fare la stessa fine della Libia se l’accordo dovesse saltare. Una minaccia non troppo velata a Kim. Il messaggio sembra essere stato recepito con l’apertura ai giornalisti stranieri, anche sudcoreani, a documentare la chiusura del sito nucleare di Punggye-ri. La strada sembra essere spianata, le minacce e i passi indietro possono anche essere interpretati come un effetto collaterale delle trattative, senza per questo comprometterle. Del resto se a sedersi a quel tavolo dovranno essere Donald Trump e Kim Jong-un, non ci si poteva di certo aspettare una sfida a colpi di “bon ton”. Obiettivo 12 Giugno.