“Tutte le mie notti”: un indie noir da camera questa sera su Rai Movie

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Di Redazione Metropolitan

E’ notte fonda. Sara (Benedetta Porcaroli) corre scalza e ferita lungo la strada provinciale di un posto di mare qualsiasi. La soccorre Veronica (Barbora Bobulova), un’automobilista che sembra passare di lì per caso. Ma non è così.

Tra le mura di una misteriosa villa le relazioni tra le due donne e le vere ragioni del loro incontro verranno alla fine a galla, in un gioco delle parti dove i ruoli di vittime e carnefici saranno progressivamente chiariti.

Ha le fattezze di una fantasmagoria elegante e dolorosa l’esordio alla regia del documentarista Manfredi Lucibello. Producono i Manetti Bros, e il regista mette in scena una pellicola notturna, per luogo e per tempo, un thriller psicologico costruito sui dialoghi e i silenzi tra le due protagoniste.

“Tutte le mie notti”: due donne, due segreti

Due donne differenti per età, condizione sociale e ambizioni che si scoprono alle opposte estremità di un esercizio di potere al cui centro si trova il personaggio di Federico (Alessio Boni), deus ex machina per procura e a sua volta sottomesso a un potere decisamente più grande di lui. Una scala gerarchica di controllo la cui vetta non si vede mai, la si sente appena pronunciare tra le righe. Alla base, invece, la giovane e dolente Sara, figlia inconsapevole ed innocente di quella non-cultura della mercificazione di se come grimaldello alla realizzazione personale.

Veronica invece il suo patto col diavolo l’ha già stretto, e nella notte, in questa notte, si trova a dover scegliere tra l’ennesimo pegno da pagare nella propria strada verso qualche nuova altezza o fare un passo indietro e riappropriarsi di qualcosa di sé lasciato indietro tempo fa. Sole, Sara e Veronica restano coinvolte in un gioco di specchi dove ognuna delle protagoniste si trova a vedersi riflessa nell’altra e a fare i conti con ogni possibile versione di se stessa, passata, presente e futura. E’ una danza angosciante e crudele ora di attrazione, ora repulsione quella che le due protagoniste mettono in atto. Una ricca villa immersa nel buio e loro due ad agitarsi come spettri: ora solitari, ora a confronto.

Rigore e sottrazione

Scoprirsi a strappi da una parte e guardarsi dentro con terrore dall’altra, mentre la macchina narrativa mette in moto la ricostruzione degli eventi e la drammatizzazione riporta al reale e misurabile i contorni della vicenda, che otterrà chiarezza solo con l’arrivo dell’alba e oltre. Pochi, pochissimi elementi, due protagoniste (e mezzo) che reggono benissimo la scena nel loro doloroso scambio di rapporti di forza, urgenze e tensioni. La costruzione per sottrazione di Lucibello, qui anche sceneggiatore con Andrea Paolo Massara, è una soluzione azzardata e assolutamente efficace.

La fotografia raffinata di Gianluca Palma, suggestioni registiche efficaci che non mancano di citazionismi mai fuori luogo e il funzionale accompagnamento sonoro per mano del bravo Yakamoto Kotzuga fanno il resto. Un film costruito sulle attrici e sulla loro efficacia, quasi un noir intimista travestito da kammerspiel. Una soluzione che riporta finalmente al vero movente primo di quello che dovrebbe essere il cinema indipendente. Perchè ciò che fa la differenza tra azzardo e pretenziosità è spesso l’effettivo talento di chi accetta la sfida.

Andrea Avvenengo

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