“Un affare di famiglia”, la Palma d’oro a Hirokazu Kore’eda

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio a Cannes alla scoperta di un film che ha vinto la Palma d’oro in un’edizione molto polemica. Parleremo di famiglia, di Giappone e di taccheggio. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “Un affare di famiglia” di Hirokazu Kore’eda

“La prima cosa che mi è venuta in mente è stata la frase: ‘Solo i crimini ci tenevano uniti’. In Giappone, reati quali frodi alle pensioni e incoraggiamento al taccheggio da parte dei genitori sono severamente criticati. Ed è giusto che lo siano ma mi domando perché la gente si infuria tanto per quelle infrazioni minori a quando reati ben più gravi restano impuniti. Soprattutto dopo il terremoto del 2011, non mi trovavo a mio agio con quelli che continuavano a dire che i legami familiari sono importanti. Così decisi di approfondire l’argomento raccontando una famiglia legata dal crimine”

Con questa dichiarazione Hirokazu Kore’eda ha spiegato la genesi di “Un affare di famiglia” con cui ha continuato, come nei film precedenti, la sua indagine sui legami familiari. Famiglia che in questo caso assume un significato che va oltre il semplice legame di sangue ma che si rifà al meno convenzionale stare insieme per affrontare i drammi della vita. Così Kore’eda spinge fino al paradosso molte dinamiche familiari come l‘essere di nuovo padre e madre grazie ad un rapimento e l’insegnamento ai figli del taccheggio.

Un affare di famiglia e la durissima critica sociale al giappone moderno

Un affare di famiglia, fonte hotcorn.com

Il film di Hirokazu Kore’eda otre che un’analisi attenta e drammatica delle dinamiche familiari è anche una severa critica sociale al Giappone moderno. In “Un affare di famiglia” Il Giappone è ritratto come un mondo senza cuore dove la famiglia è apparentemente un rifugio contro la disumanità di una società che, ad esempio, punta a spendere sempre meno per il lavoro. Un ritratto indiretto alimentato dalla perfetta ambientazione della casa della famiglia protagonista che è una piccola e povera villetta tra due condomini. Il tutto racchiuso in un film dove la fa da padrone uno stile registico molto calmo segnato prima da un utilizzo prevalente di campi medi e lunghi e poi da primi piani rivelatori.

Un festival controverso

L‘edizione 2018 di Cannes vinta da Hirokazu Kore’eda è stata molto polemica e contestata. Era l’anno della clamorosa esclusione di Netflix per l’incompatibilità del suo sistema distributivo con l’idea del cinema portata avanti dal festival. Era l’anno con il divieto di selfie e senza anteprima stampa per evitare presunti spoiler sui social. Bisogna poi aggiungere che accanto a “Un affare di famiglia” c’erano due titoli che meritavano un trattamento migliore e probabilmente la vittoria finale. Stiamo parlando del bellissimo poliziesco “BlacKkKlansman” di Spike Lee e del cupo e intenso “Dogman” di Matteo Garrone.

Stefano Delle Cave

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