“Oliver!”, l’incredibile vittoria a gli Oscar di Reed

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio nel mondo dell’Academy alla scoperta di un film che ha trionfato agli Oscar. Parleremo di orfani, di Dickens e di musical. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “Oliver!” di Carol Reed

“Oliver Twist” di Charles Dickens ha da sempre affascinato il cinema che lo ha riproposto in diverse versioni. Prima di “Oliver!” di Carol Reed la versione cinematografica più celebre del classico di Dickens era quella controversa del 1948 di David Lean. Versione che ebbe diverse critiche e fu messa al bando in Israele a causa di una rappresentazione troppo caricaturale e negativa dell‘ebreo Fagin. Vent’anni dopo Reed riporta sullo schermo questo grande classico della letteratura ispirandosi all’omonimo musical britannico del 1960 realizzando un’altra versione della storia dickenseiana destinata a lasciare il segno.

“Oliver!”, il classico di Dickens secondo Carol Reed

Oliver!, fonte pinterest.co.uk

Definito come uno dei pochi film musical che hanno superato il successo dello spettacolo teatrale, “Oliver!” di Carol Reed ha saputo incantare ridando splendore alla tradizione dickensesiana. Il tutto grazie al gran lavoro di Reed, già autore di cult come “Il terzo uomo” e “Il tormento e l’estasi”, che ha saputo dirigere e far esprimere al meglio un gruppo di giovani attori come il piccolo Mark Lester. Questi grazie al ruolo di Oliver Twist divenne una vera e propria star. Accanto a questo risaltano all’occhio scenografie e coreografie bellissime che hanno reso “Oliver!” un film spumeggiante dove Reed ha ben saputo sfruttare l’ondata di successo dell‘omonima versione teatrale e dell’intramontabile classico di Dickens.

Una rivoluzione mancata

“Oliver!” di Carol Reed fu il grande trionfatore agli Oscar del 1968 non convincendo del tutto la critica. I detrattori nel corso degli anni si sono chiesti infatti se le sei statuette conquistate da questo film fossero state un po’ eccessive per una pellicola tutto sommato presto dimenticata. Resta sorprendente inoltre come i membri dell’Academy dell’epoca avessero potuto escludere dalla cinquina finale un cult rivoluzionario che ha fatto la storia del cinema come “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick. Scelta che si spiega forse con la volontà dell’Academy di tenere a bada i film più rivoluzionari rallentando quel vento del cambiamento che poi sarebbe inesorabilmente arrivato con la New Hollywood.

Stefano Delle Cave

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