Non solo evasione, non solo divertimento, non solo svago. Il cinema, o meglio, l’industria cinematografica, cerca di fare la propria parte in un momento difficile anche attraverso la formazione. George Clooney ha avuto un’idea per un nuovo progetto, una scuola pubblica per Hollywood che, coinvolgendo grandi professionisti del settore, possa formare le giovani generazioni del distretto di Los Angeles ai lavori specializzati più richiesti dall’industria.
“Non c’è dubbio che l’industria dello showbiz debba far di più. Ma ci sono momenti, tempi, nei quali è più facile riuscire a fare”.
George Clooney
Le ragioni dietro il progetto di una scuola pubblica per Hollywood
L’idea di questa nuova scuola per Hollywood non è in realtà un caso isolato. Si tratta del terzo progetto che va nella direzione di allegerire il sistema scolastico della Città degli Angeli. Si pensi che è trascorsa solo una settimana dall’annuncio dei produttori musicali Dr. Dre e Jimmi Iovine che hanno deciso di aprire una scuola superiore specializzata nel sud di Los Angeles.
La ratio dietro l’impegno di grandi personalità come George Clooney (ma non solo) è quella di alleviare il carico di lavoro di un distretto molto ampio all’interno del quale ci sono 1.400 istituti scolastici, l’80% degli studenti vive in condizioni di povertà e all’incirca 100.000 allievi sono impegnati nello studio dell’inglese, in quanto immigrati.
La pandemia ha ovviamente ulteriormente piegato un settore ed un sistema che già riscontravano non poche difficoltà, causando una grande dispersione scolastica che ha coinvolto soprattutto i ragazzi e le ragazze provenienti da famiglie travolte dalla crisi economica.
Il progetto
Accanto a George Clooney in questa nuova avventura filantropica ci sono altri professionisti di prim’ordine come le atrrici Eva Longoria e Kerry Washington. Non di poca importanza è il supporto del sovrintendente scolastico Austin Beutner, che ha favorito la collaborazione tra settore scolastico ed industria cinematografica.
Beutner sostiene che le così dette “magnet schools” ( scuole superiori con un curriculum specializzato) possano aiutare a coinvolgere gli studenti che sono focalizzati sul bisogno di un guadagno a breve termine e sottolinea quanto il supporto di personalità come Clooney possa permettere di aspirare ad “un margine di eccellenza che supera quello che può dare il fondo pubblico“.
L’idea nelle ultime settimane ha riscosso un ampio successo ed ha già uno spessore concreto. Si ha già persino il nome: “Roybal School of Film and Television Production“. Concretamente il progetto prevederà il coinvolgimento inziale di 120 studenti, i cui corsi saranno scelti in base ad un curriculum definito dai professionisti del settore con un focus sulle professioni tecniche e specializzate ( s’intende tecnici delle luci, degli effetti speciali e così via). L’apertura si prevede nell‘autunno 2022 con un budget di 7 milioni di dollari.
Il rovescio della medaglia
Alcuni sostenitori della funzione fondamentale della scuola pubblica sottolineano però che la filantropia non può sostituiro lo stato, l’investimento pubblico e una riforma del settore. L’accento di questa questione è posto sul fatto che il distretto a cui è rivolta l’iniziativa di Clooney ha una composizione sociale molto precisa: 650.00 studenti che hanno un basso reddito e 8 su 10 studenti che sono ispanici o neri.
La scelta non è affatto casuale e si inserisce in un percorso di risposta costruttuva al movimento #HollywoodSoWhite, nel tentativo di formare alle professioni richieste dall’industria cinematografica anche degli adolescenti che non credono che una carriera nel mondo di Hollywood sia alla loro portata. L’obiettivo è quindi quello di raggiungere sul lungo termine le condizioni per una maggiore diversità nell’industria.
Se questo sembra un intento onorevole, Linda Darling-Hammond (presidente del California State Board of Education sostiene con chiarezza che “La carità non è un sostituto per la giustizia“. E aggiunge: “È meraviglioso che alcune persone stiano investendo, ma noi abbiamo un lavoro più grande da fare“.
Sulla stessa linea pare porsi l’intervento di Sarah Reckhow, un’esperta dell’Università Statale del Michigan che si occupa di filantropia educativa. “È molto comune e molto disomogenea e spesso non fa che peggiorare altre diseguaglianze“.
Debora Troiani
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