Nella settimana in cui l’attrice Sharon Stone ha sostenuto via social l’interruzione di gravidanza di Peta Murgatroyd, gli Usa invece sembrano andare in un’altra direzione. La Corte Suprema infatti ha abolito la sentenza Roe vs Wade, con cui il paese aveva legalizzato l’aborto. Questo vorrà dire che da oggi ogni Stato prenderà decisioni proprie in materia.
Usa, le conseguenze di una decisione così drastica
Fa strano leggere le parole di sensibilizzazione lasciate da Sharon Stone, dopo la decisione della Corte statunitense, che da oggi abolisce un diritto fondamentale come l’aborto. Saranno i singoli Stati d’ora in poi a legiferare autonomamente sul tema, molti dei quali da tempo si riversano contro l’interruzione di gravidanza.
Una decisione a dir poco assurda che avrà delle conseguenze non da poco. Il divieto difatti è già atteso in 13 stati americani nei prossimi 30 giorni. Tutti a guida repubblicana. Ora, che la decisione su Roe vs Wade è arrivata e la sentenza del 1973 è stata capovolta, questi saranno liberi di vietare l’aborto in 30 giorni (eccetto nei casi in cui la vita della madre sia in pericolo).
A questo punto sorge spontanea una riflessione che porta ad un’ambiguità di fondo. La “Più grande democrazia del mondo” così almeno è come si definisce, ha concesso la negazione di un diritto imprescindibile. Il tutto però è stato fatto con il mandato popolare, dato che i governatori non si sono certo fatti eleggere da soli. Possiamo dunque davvero smentire la frase prima citata?
La questione quindi non riguarda una mancanza di democrazia, bensì si attiene più ad un ambito strettamente culturale, dove è sciocco non notare che in alcune zone non ci sia alcuna voglia di concedere libertà in tal senso.
L’unica speranza perciò risiede nella coscienza dei cittadini americani, affinché possano farsi rappresentare in maniera meno ideologica e più consapevole. Ma purtroppo quel giorno sembra essere sempre più lontano.
Edoardo Baldoni