Richard Sears, detto Dick, Clarence Clark, Frederick Taylor. Non sono nomi capaci di accendere lampadine nella mente dei più. Eppure è a queste personalità che si deve lo sviluppo di una delle massime federazioni di tennis del mondo e della sua più prestigiosa creatura, lo Us Open. La United States Tennis Association (Usta) nasce il 21 maggio del 1881 quando un manipolo di appassionati, decide di codificare e di dare la propria personale approvazione ad un corpus di regole proveniente da oltreoceano.

L’America riceve le tavole della legge del nuovo sport dalla madre patria Inghilterra sotto il nome di ‘Portable court of playing tennis’. L’autore era il maggiore britannico Walter Wingfield Clopton che le redasse nel 1874. Nel testo erano contenute le indicazioni cui si dovevano uniformare i praticanti del nuovo sport che in breve tempo aveva conosciuto un’esaltante ricezione anche negli Stati Uniti. Gli americani non tardarono ad adottare questa nuova moda con nobili ascendenze nella pallacorda e nel cosiddetto tennis reale. Pochi mesi dopo la costituzione della federazione diedero vita alla prima edizione degli Us Championship, oggi conosciuto come Us Open, a Newport nel Rhode Island.

I pionieri del tennis americano

Tornando ai nomi di cui sopra, il primo vincitore del torneo fu proprio Dick Sears, appena diciannovenne e ancora studente ad Harvard. Dick, peraltro, è ancora oggi il recordman di vittorie consecutive nella competizione. Il ragazzo ebbe, infatti, la forza di imporsi per ben sette volte dal 1881 al 1887. Quelle vittorie oltre che dell’indubbia bravura, furono anche frutto del regolamento che consentiva al detentore del titolo di trovarsi già qualificato per la finale dell’anno successivo. Sears fu anche per un breve periodo presidente dell’Usta. E a proposito di cariche istituzionali, il primo segretario della neonata associazione fu il sopracitato Clarence Clark. Costui, dall’alto della sua posizione, si impose anche in ambito sportivo trionfando nella prima edizione del torneo di doppio.

Chris Evert, stella del tennis femminile amaricano, photo credits Handout
Chris Evert, stella del tennis femminile amaricano, photo credits Handout

È doveroso soffermarsi, però, sul suo compagno di successi. Quello è certamente il nome più importante del terzetto anche se non per motivi puramente tennistici. Si tratta, infatti, dello stesso Frederick Taylor che segnò il mondo dell’industria americana e non solo. Le sue idee ispirarono Henry Ford nella costruzione di un sistema di lavoro che sfociò nella catena di montaggio. Il nostro Taylor tennista, dunque, fu proprio lo stesso del cosiddetto taylorismo, una teoria che si prefiggeva di studiare analiticamente la prestazione lavorativa al fine di trovare il miglior modo per eseguire ogni singola parte del lavoro medesimo. La parcellizzazione avrebbe dovuto eliminare perdite di tempo inutili a tutto vantaggio dell’ottimizzazione del processo produttivo. Non possiamo sapere se applicò lo stesso metodo al gioco del tennis o fu solo fortunato ad incontrare sulla sua strada il segretario dell’Usta come compagno di doppio.

Dall’apertura alle donne fino ai giorni nostri

Pochi anni dopo la fondazione, l’Usta accolse anche le donne tra le affiliate. Nel 1887 un primo torneo al femminile fu organizzato a Filadelfia. Si impose Ellen Hansell, detronizzata l’anno successivo da Bertha Townsend. Gli annali del torneo registrano nel 1890 anche una vittoria di Ellen Roosevelt, cugina del futuro presidente degli Usa. A dimostrazione di come il tennis delle origini andasse molto più a braccetto con l’elite delle società occidentali rispetto ad altri sport di matrice più popolare.

Serena Williams l'ultimo grandissimo nome del tennis usa
Serena Williams l’ultimo grandissimo nome del tennis usa, photo credits Julian Finney, Getty Images

Lo Us Open è certamente la punta di diamante del movimento tennistico americano, il momento in cui l’impegno organizzativo presenta i propri risultati al grande pubblico. Addirittura dal 2004 la Usta ha deciso di incrementare la sua proposta di tennis professionistico istituendo il cosiddetto Us Open series. Si tratta di un complesso di tornei che si disputano sul cemento americano e precedono Flashing Meadow. Al termine della competizione newyorkese il giocatore e la giocatrice che hanno ottenuto i migliori risultati vengono premiati con un ricco bottino che diventa addirittura super se il vincitore delle series coincide con quello del major.

Un infinito elenco di eroi e di leggende

Scorrendo la lista degli affiliati all’Usta si ha l’impressione di sfogliare un poema epico con i miti, gli eroi e le leggende che hanno fatto la storia dello sport. Dal già citato Sears a Bill Johnston, da Maureen Connelly ad Althea Gibson, passando per i vari Arthur Ashe, Pancho Gonzalez, Jack Kramer, Billie Jean King, Jimmy Connors, John McEnroe, Chris Evert, Andre Agassi, Pete Sampras, Venus e Serena Williams. Ma il movimento tennistico statunitense è straordinariamente forte fin dal basso. La Usta conta 700.000 iscritti, organizza leghe nazionali divise per fasce d’età e assicura la partecipazione delle selezioni nazionali alla Davis e alla Fed Cup. Tutti gli introiti degli eventi sono destinati, secondo statuto, all’implemento delle attività e allo sviluppo del tennis americano. La maggior parte di questi deriva ovviamente dai tagliandi venduti e dai diritti televisivi legati allo Us Open.

Pete Sampras un'altra leggenda dell'Usta
Pete Sampras un’altra leggenda dell’Usta, photo credits Mike Hewitt

Quest’anno lo Slam statunitense rischia seriamente di saltare a causa del coronavirus. E a porposito di questo, da pochi giorni l’area di Flashing Meadows è stata finalmente sgomberata da respiratori e barelle. L’impianto, infatti, era stato utilizzato come struttura di ricovero per i tanti malati di COVID-19 accusati dalla Grande Mela. Ora si procede alla sanificazione dell’area e il peggio, dunque, sembrerebbe passato. Vada come vada con i numeri che ha a disposizione, con la passione dei tanti atleti coinvolti e la vastità del movimento che può mettere in campo, con l’indubbia professionalità dei dirigenti, l’Usta è forse la federazione che ha le migliori possibilità di superare indenne questo duro momento.