Vaccino Covid, Pfizer taglia 165 mila dosi all’Italia, a conti fatti anche di più del 29% della fornitura in partenza oggi, come da annuncio di Pfizer, ma anche una distribuzione dal danno fra le regioni che rischia di innescare un pericoloso meccanismo di rivalità.

Quelle più piccole, sei in tutto dall’Abruzzo all’Umbria, non perdono nulla. Ma altre sono nei guai, come il Friuli Venezia Giulia dove le dosi saranno dimezzate, oppure Lombardia ed Emilia Romagna, dove ne arriveranno 25 mila in meno. Con il risultato che diverse regioni stanno rallentando il ritmo di somministrazione, dando la precedenza ai richiami, come il Friuli Venezia Giulia. Mentre si rischia lo slittamento per la vaccinazione delle persone con più di 80 anni, con le prenotazioni al via oggi.

Ieri la multinazionale americana ha risposto formalmente alle contestazioni del commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, che aveva chiesto di non tagliare le dosi e minacciato azioni legali. Ma la mail di Pfizer non chiude certo il caso, perché resta sul vago. E, a differenza di quanto scritto nel comunicato di sabato, non indica una data precisa per la ripresa delle forniture a pieno regime. Il messaggio si limita a dire che «secondo le attuali informazioni le forniture saranno in linea con le previsioni». Troppo generico e soprattutto senza quella data del 25 febbraio, prima fissata come giorno del ritorno alla normalità.

Nella struttura del commissario Arcuri il messaggio di Pfizer è stato accolto con una certa perplessità. Perché è vero, viene fatto notare, che «c’è una prima evidenza del cambiamento ma non si dice in modo chiaro che le consegne riprenderanno come previsto dal contratto». Una mancanza che «desta preoccupazione e lascia pensare che non ci siano le condizioni per considerare archiviata l’ipotesi di un contenzioso». Tutto dipende da cosa succederà il 25 febbraio, se si tornerà davvero alle forniture standard oppure no. E non si può certo dire che si respiri un clima di reciproca fiducia.