Valentino Rossi: “Non capivo cosa ci facessi in pista senza pubblico”
A pochi giorni dal suo 42esimo compleanno Valentino Rossi si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera. Il campione di Tavullia ha parlato delle sensazioni in vista della prossima stagione, gettando uno sguardo sull’infortunio di Marc Marquez e sulle aspettative riposte nei suoi giovani piloti della VR46 Riders Academy.
Valentino e una maturità che non comincia con “moto”
Il prossimo 16 febbraio Rossi spegnerà 42 candeline e, due settimane più tardi, volerà in Qatar per i primi test del 2021. Per Valentino sarà la ventesima stagione in MotoGP e il ventiseiesimo giro di giostra nel Motomondiale, che lo vede ai blocchi di partenza dal 1996. Il 46 afferma, in un passaggio molto interessante dell’intervista, che attraverso la sua maturazione ha concepito diversamente il suo stile di vita, e di pensiero, al di fuori delle gare. Quando era un ragazzino, all’apice del successo, trovava poco spazio, pochi interessi, che esulassero dalla sfera professionale. Oggi c’è anche altro nella testa del Dottore: i legami creatisi con i suoi giovani allievi, una relazione duratura con la fidanzata Francesca, la situazione pandemica mondiale che gli ha insinuato non pochi dubbi su quelle che prima erano certezze.
” A 42 anni cambiano le priorità. A vent’anni pensi a correre e poi a correre. Fine. Cosa accade tra una gara e l’altra non lo ricordi neanche. Adesso è diverso, i pensieri sono anche altri. Riesco persino e seguire un po’ la politica. Continuo a capirci poco, ma seguo. Con Francesca ci siamo trovati, abbiamo caratteri simili. Lei è sempre di buonumore e si impegna da matti per risolvere un problema. Quando ti svegli e tutto procede bene vuol dire che la qualità del rapporto c’è, funziona. Il 2021 sarà un altro campionato anomalo. Lo scorso anno, in gara con attorno tribune vuote mi domandavo: che senso ha? Cosa ci faccio qui? Spero vada un po’ meglio, mi aspetto e vorrei un Mondiale più vero“.
Valentino Rossi e le aspettative per il 2021
Se il Valentino giù dalla moto è cambiato, quello in sella ama definirsi invariato nell’approccio di fondo. In effetti il Dottore non è mai stato un pilota eccessivamente istintivo, o meglio: l’istinto gioca una parte rilevante nel suo talento, ma non è l’unica componente. Il 46 è sempre arrivato passo dopo passo al risultato, una costante che lo contraddistingue sia nell’evoluzione di un singolo weekend di gara che nella storia della sua carriera. Valentino non è il pilota del giro matto appena uscito dai box e nemmeno l’uomo del titolo mondiale all’esordio in categoria.
Rossi, in particolare, ha tra le sue migliori qualità quella di aver imparato ad adattarsi, a capire i momenti in cui la razionalità deve prevalere e quelli in cui lasciare campo libero alla follia, all’istinto. E se sorge spontaneo impuntarsi proprio sull’incoscienza, che a 42 anni non può essere la stessa di un ventenne, Valentino nel suo 2020 ci ha dimostrato di non aver perso il suo lato folle. Lo ha fatto in Austria, concludendo la gara 5° dopo un incidente potenzialmente mortale che ha sfiorato i suoi occhi, e a Barcellona, non accontentandosi di un secondo posto.
“Tra 42 e 20 anni, in moto, non cambia granché. Spingo al massimo evitando di fare sciocchezze. Cercavo di preservarmi anche da ragazzo, non sono mai stato un pilota spericolato. Ad esempio: il sorpasso su Stoner al Cavatappi lo rifarei, perché non è stato pericoloso, in quel punto si va piano. Vorrei confrontarmi sul tema “correre a 40 anni” ma nessuno è rimasto in sella così tanto. Non vinco da tre anni perché vincere è una faccenda tosta, il livello dei piloti è altissimo. Ho avuto almeno tre opportunità in questi anni, è mancato sempre un pelo, qualche caduta di troppo e spesso abbiamo sofferto tecnicamente. Se corro è perché penso di poter ancora vincere il Mondiale. Ma non è un’ossessione. Sarei contento di fare bene, fare podi, essere protagonista“.
Il Dottore non perdona Marquez
Nel 2020 è mancato all’appello Marc Marquez, infortunatosi all’omero nel Gran Premio inaugurale di Jerez. I tempi di recupero del fenomeno di Cervera sono ancora incerti, ma pare utopistico pensare che lo si possa vedere al via in Qatar. Il 46 ha subito due importanti e speculari infortuni nel corso della carriera: nel 2010 e nel 2017 due fratture di tibia e perone lo hanno costretto a recuperi che, seppur veloci, hanno sempre privilegiato la sicurezza a scapito dell’azzardo. Il più grande rivale dell’ultima parte di carriera di Valentino sta attraversando certamente il momento più delicato della sua carriera, a causa di una gestione dell’infortunio pressoché scellerata. Il rapporto tra Rossi e Marquez è, come risaputo, precipitato dopo il controverso finale di stagione del 2015 e, pur con sporadici guizzi, da quel momento ha faticato a risanarsi.
“Credo che l’errore di Marquez sia stato voler rientrare troppo presto, non ho capito come abbiano fatto a consentirglielo. Il dottor Costa è stato un pioniere e ha rivoluzionato cure e modi di recupero, riducendo i tempi dell’immobilità. Poi, per evitare rischi in eccesso, la Dorna ha fissato dei paletti. Con Marquez sono saltati tutti, di colpo, chissà come mai. Se ho mai perdonato Marc? Impossibile. Quello che mi ha fatto non è perdonabile. Quando ripenso a quei giorni ho le stesse sensazioni di allora. E sono passati sei anni. Detto questo mi dispiace molto che uno come lui non sia in pista”.
Valentino Rossi designa il suo erede tra il fratello Luca e i ragazzi dell’Academy
Luca Marini, fratello di Valentino, esordirà in MotoGP nel 2021 in sella alla Ducati del team Avintia Racing. Marini è fresco di una meravigliosa stagione in Moto2, che lo ha visto contendersi il titolo fino all’ultima gara con Enea Bastianini, il quale sarà suo compagno di squadra nella prima avventura in top class. Il legame tra Valentino e Luca, vista la distanza di età (18 anni), è diventato granitico soprattutto negli ultimi tempi. Con la crescita di Luca, infatti, i due hanno trovato mano a mano sempre più elementi di condivisione. Rossi rivede nel fratello la sua proverbiale pacatezza nel lavoro ai box e nei rapporti professionali, ma si sorprende della sua maturità anche in ambito privato. Non a caso, tra i ragazzi dell’Academy, Luca è soprannominato “Marinovic, il pilota russo”, per la freddezza che riesce a conservare anche nei momenti più concitati. A proposito dei suoi allievi, Valentino si è espresso infine anche sulle potenzialità del suo numeroso plotone di talenti in ottica futura:
Io e Luca siamo diversi. Per esempio è veramente una persona seria. Lui, dico. Lo guardo e certe volte sembra l’unico quarantenne della famiglia. È un figo, ha sempre creduto nei propri mezzi. Mi aspetto che faccia molto bene anche se gli servirà tempo per imparare a guidare la Ducati. Il mio erede? Ne vedo più di uno. A cominciare da Morbidelli, che arriva da una stagione stratosferica. È molto forte anche Bagnaia, secondo me farà un grande anno con Ducati. Lo stesso vale per Luca. Vengono su bene anche Bezzecchi, Vietti e Manzi”.
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Tommaso Maresca