Vasco Rossi si racconta al cinema con “No Stop Live 018+019”, dietro le quinte dell’ultimo affollattisimo tour.
L’eccitazione mediante la quale si scatena l’entusiasmo non scaturisce solamente per mezzo di fatti o uomini straordinari. Ci sono delle rare eccezioni in cui il vettore eccitante si identifica con il quotidiano spicciolo. Rossi, ad esempio, rappresenta la banalità più spinta. Esempio sfruttato e sgualcito di libri elementari e cognome diffuso al pari di Li e Alì, isolato appare noioso e scontato. Ma il sorprendente connubio tra il suddetto aggettivo nominale e un nome proprio può ribaltare la concezione blanda di cui sopra. Se a Rossi associamo Valentino o Paolo subito scaturiscono emozioni, sensazioni, sentimenti, un immaginario sconfinato si dipana attraverso il solito che diventa insolito. Se poi a Rossi sommiamo Vasco e ne otteniamo Vasco Rossi, allora subentra un mondo a se stante che va al di là di note nomenclature.
Vasco Rossi, icona pop, archetipo rock, vanta un seguito coloniale di sfegatati appassionati al limite ossessionati da brani che hanno segnato il capitolo musicale italiano dell’ultimo ventennio. Rabbia, amore, forza gli elementi che contraddistinguono un artista assoluto che lavora attraverso l’anima che trasmette e immette nell’ascoltatore a volte commosso, a volte adrenalinico che si libera di se stesso per perdersi in “Albachiara”, in “Sally“, in “Rewind”.
Dopo l’affollato trionfo di Modena Park, Vasco si prepara a mostrarci gli organi e lo scheletro dell’ultimo animalesco tour Non Stop Live 018+019 durato due anni al cospetto di quasi un milione di spettatori. I pochi restanti digiuni di visioni potranno, dunque, partecipare comunque al concerto grazie al film evento che uscirà in sala il venticinque, ventisei, ventisette dove Vasco oltre ad esibirsi mostrerà il lato umano dietro l’artista immortale, a volte immorale, che ci ha accompagnato ogni mattina al Roxy bar.