“Vediamoci chiaro”: Johnny Dorelli, Eleonora Giorgi e ‘Mezzanotte chiara’ stasera in tv

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Di Federica De Candia

Un passo indietro al buio senza inciampare, quando per Vittorio Gassman in “Profumo di donna” non era non vedere la cupola di San Pietro a farlo soffrire. O le sensazioni di Al Pacino in “Scent of woman“, per cui i capelli di una donna erano tutto, e le labbra, il primo sorso di vino dopo aver attraversato il deserto. Alberto Catuzzi, dell’emittente televisiva privata ‘Tele 99‘, è il manager cieco per un incidente d’auto. Stasera in tv in “Vediamoci chiaro“, c’è Johnny Dorelli: “Mi sono preso una scuffia“. Poche parole che passeranno agli annali della gazzetta amorosa.

La compagnia assicurativa vuole ‘vederci chiaro’ prima di risarcire il non vedente. E invia come ispettrice la bella Eleonora (Eleonora Giorgi), per cercare di scoprire, segretamente all’insaputa del malato, se la cecità di Catuzzi-Dorelli sia vera. Nonostante lui sia già sposato, s’innamora dell’assicuratrice in missione. E quando ritrova la vista per un altro trauma, continua a fingere la cecità perché scopre che la moglie lo tradisce con il suo migliore amico. Capirà così, amara verità, chi è davvero amico e chi no.

Vediamoci..

Mentre Johnny Dorelli cade sui gradini, sui tappeti ripiegati, o subisce prove del tipo ‘quanti sono questi?’ ma con dei seni nudi davanti, passa, melodica, in sottofondo, “Mezzanotte chiara“. La canzone di Franco Barato, anni 1984 come il film, che grida due toni più in alto, “Togli queste stelle.., dietro le mie spalle anche la luna è sincera“. Sarebbe perfetta cantata da Dorelli al pianoforte. Luciano Salce tornava dietro la macchina da presa dopo una lunga inattività per alcuni seri problemi di salute. E non si aspettava né di riuscire a riprendere il vecchio lavoro, né di toccare il successo con questa pellicola, “Vediamoci chiaro” stasera in tv: uno dei maggiori incassi di quella stagione cinematografica. Nonostante la parodia scontata e leggera, sulle reti private che imperversavano ai tempi a scapito dei cinema.

Milly D’Abbraccio, giovane, nel cast in nudi che promettevano già la sua prodiga carriera. Scioltissimo e garbato Johnny, in una scenografia di pieni anni ’80, tra pettinature cotonate e spalline rinforzate. La villa adibita a casa di Dorelli, è la solita lussuosa dimora dell’Olgiata a Roma. Tra parco nel bosco, piscine e confort, è stata già set per “Quelle strane occasioni“, “Bollenti spiriti” e “Abbronzatissimi“. Vedremo Alberto Catuzzi-Dorelli litigare con un altro non vedente in Piazza del Fante a Roma. Mentre l’istituto per ciechi dove faceva riabilitazione, è l’attuale sezione di giurisprudenza della LUISS, in Via Parenzo a Roma. All’epoca, effettivamente, la Casa dei Ciechi di Guerra. Tra un caffè in due a braccetto, nei pressi di Piazza Mazzini, la spia di guerra Eleonora Giorgi, farà rapporto al suo fidato agente assicurativo Michele Mirabella, che il cieco sembra vero. In un passo del film si può catturare: “Peppino, tanti anni che lavori con me e non ti sei accorto che siamo tutti ciechi”. Lo dirà al suo autista tutto fare, il grande Dorelli.

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