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Settembre 16, 2024, lunedì

Venezia 81: la conferenza stampa di M – il figlio del secolo con Luca Marinelli

Tra i prodotti più attesi del Festival di Venezia 81, M – il figlio del secolo è la nuova serie Sky diretta da Joe Wright. La serie è tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati, racconta nn ritratto moderno e graffiante di Mussolini e della sua ascesa politica, dalla fondazione dei Fasci di Combattimento fino all’imposizione della più feroce dittatura che l’Italia abbia conosciuto. Luca Marinelli interpreta lo stesso Benito Mussolini. Tra gli altri membri del cast troviamo Francesco Russo, Barbara Chichiarelli, Benedetta Cimatti, Lorenzo Zurzolo, Gaetano Bruno, Paolo Pierobon e Vincenzo Nemolato.

Come il romanzo, la serie racconterà la storia di un Paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri. Ripercorrerà la Storia dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in Parlamento nel 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Offrirà, inoltre, uno spaccato del privato di Mussolini e delle sue relazioni personali, tra cui quelle con la moglie Rachele, con l’amante Margherita Sarfatti e con altre figure iconiche dell’epoca. M – il figlio del secolo, dopo la presentazione a Venezia 81, arriverà su Sky e Now nel 2025.

Venezia 81: M – il figlio del secolo e la responsabilità

Venezia 81 M

La conferenza si apre con una domanda per Wright. Abbiamo scoperto della sua fascinazione per quel periodo storico. Che interesse ha suscitato in lei la lettura della sceneggiatura di Scurati e con che approccio ha interpretato questa storia? “È il terzo film che faccio ambientata in questo periodo. Mi affascina guardare allo stesso periodo da diversi punti di vista. Sono cresciuto antifascista negli anni Settanta e Ottanta e raccontare quel periodo è stata una bella sfida. Di recente abbiamo visto la crescita dell’estrema destra nel mondo. Mi sono sentito una responsabilità addosso. Dovevo far capire da dove arrivasse tutta questa ondata.

Una domanda per Luca Marinelli. Il regista ha detto che l’approccio per questo prodotto ha una natura delicata. Avvicinarsi a un personaggio così importante e ingombrante cosa ha richiesto per lei? “All’inizio ho avuto tanti pensieri, perché sono cresciuto antifascisti e nel momento in cui mi è stata offerta la possibilità di partecipare al progetto ci ho pensato tanto. Poi ho capito che era il modo di prendersi una piccolissima responsabilità storica. E non ce l’avrei fatta senza Joe Wright. E leggendo prima il libro e poi l’adattamento mi sono sentito sicuro che il messaggio che avremmo portato sarebbe stato quello che volevo.

Venezia 81: M – il figlio del secolo. Estetica e scrittura

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Arriva un’altra domanda per Joe Wright. Può dirci delle sue scelte visive per la serie e il gusto a volte quasi fumettistico? “Volevo trasmettere cosa significasse vivere in quel periodo ma usando dei concetti e dell’estetica contemporanea per svecchiarne l’immagine. Un unione tra l’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov, Scarface di Howard Hawks e i rave anni Novanta. Anche i Chemical Brothers scelti per la colonna sonora sono stati fondamentali per la costruzione dell’estetica. Volevamo dare un ritmo che facesse sentire la possibilità di sentire la dinamicità e la paura del periodo.

Segue una domanda per Tom Rowlands dei Chemical Brothers. Come hanno aiutato le musiche a definire il ritmo e l’estetica del film? “È stata un vera sfida. Ho letto il libro e lavorando con Joe mi sono fidato al cento per cento. Mi sono immerso in quell’ambiente ed è stato un privilegio essere coinvolto.” Segue una domanda per lo sceneggiatore Stefano Bises. Quali libertà filologiche sono state prese in fase di scrittura? “Abbiamo cercato un tono lontano dal period-drama classico e che ci consentisse di restituire un dialogo privato di Mussolini con lo spettatore. Il grosso del lavoro è stato trovare il tono, che è l’unica libertà che ci siamo presi.

Venezia 81: M – il figlio del secolo e l’antifascismo

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Domanda per Lorenzo Mieli. Quando e perché avete scelto di produrre e cosa avete visto nel libro? “Antonio sette anni fa mi ha fatto leggere il libro prima dell’uscita. Mi ricordo che le prime pagine ho capito cosa Antonio fosse riuscito a fare. Non solo raccontare le origine del fascismo ma anche quali strumenti siano arrivati fino ad oggi. In Italia sono stati fatti pochissimi film o serie sul fascismo e quasi tutti sulla caduta e mai sulle sue origini.” Interviene Antonio Scurati. “Ho sempre pensato che il cinema fosse il naturale prolungamento del mio romanzo. La mia ricerca era per una forma d’arte popolare trattando proprio del fascismo. Uno sguardo antifascista ma per tutti. L’idea di prolungarlo mi è sempre sembrata congeniale e adatta, anche se con tanti rischi. Il nostro obiettivo è fare provare repulsione al pubblico. Lo spettro del fascismo si aggira ancora per l’Europa ma non siamo stati noi ad evocarlo ma altre forze storiche. Ciò che l ‘arte democratica e antifascista può fare è fugare lo spettro del fascismo, non evocarlo.

Il personaggio di Mussolini dice che è pronto a tradire tutti anche se stesso. C’è stato un senso di responsabilità per Francesco Russo e Barbara Chichiarelli. Risponde prima Russo: “sono partito da un tema di cui mi aveva parlato Joe, una relazione di codipendenza. Avevo letto dei libri scritti da Cesare Rossi e avevo notato come difendeva l’epoca e le sue ragioni cercando di parlar male di Mussolini, ma non c’è mai riuscito. Una sorta di Sindrome di Stoccolma nei suoi confronti. Un rapporto che tanti italiani hanno vissuto questo stesso fascino all’interno del popolo.” Barbara Chichiarelli: “sono partita dalle indicazioni di Joe, dal rapporto tra Margherita e Benito, un rapporto complesso e articolato. Margherita Sarfatti scrisse un libro per promuovere la figura di Mussolini e si legge di un rapporto basato sul potere reciproco. Abbiamo lavorato sul potere della seduzione e, alla fine, sull’amore che i due provavano.

Il lato produttivo

Venezia 81 M

Domanda per Neil Hartmann. Uno dei progetti più ambiziosi per Sky. “Un colossal in 8 episodi e senz’altro il progetto più ambizioso di Sky Original. Appena ho saputo dell’adattamento ho chiamato subito Lorenzo Mieli e ci siamo messi subito in moto. E abbiamo amato l’approccio futurista di Joe. Siamo orgogliosi della serie. Ed è stato un grande anno per Sky, prima con Cannes, poi Berlino con i Fratelli d’Innocenzo e ora Venezia 81 con M.

Luca una delle cose più convincenti della serie è la tua somiglianza con Mussolini ma senza nessun tipo di trucco prostetico. Come hai lavorato sul corpo? “Penso di averci lavorato come su ogni altro progetto. Come ho imparato negli anni di studi è di non giudicare il personaggio e questa è stata una delle cose più dolorose capitate nella mia carriera: sospendere il giudizio. Ma ho trovato che fosse la maniera più onesta per raggiungerlo. Capire perché c’è stato un passo dopo l’altro. Ho ragionato sul fatto che fosse un criminale che ha scelto di fare quello che ha fatto. Joe è stato capace di creare quasi una compagnia teatrale di attori, in totale simbiosi. E senza di loro io non avrei fatto un passo.

Alessandro Libianchi

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