Vestalia, le celebrazioni in onore a Vesta dea del focolare in cui ardeva, senza interruzioni, il fuoco sacro di Roma. Nella rubrica ClassicaMente i rituali dedicati alla custode del focolare domestico che si svolgevano nella settimana dal 7 al 15 giugno.

Vestalia, la dea Vesta e il culto del focolare domestico

Vestalia - Photo Credits: historyandarchaeologyonline.com

I Vestalia erano dei rituali in onore della dea Vesta; figlia di Saturno (Crono) e di Opi, sorella di GioveNettuno, PlutoneCerere e Giunone. Il suo corrispettivo greco è Estia; tuttavia, nella mitologia romana, la figura di Vesta assume una valenza e una rilevanza molto più acuita, rispetto ai miti dell’antica GreciaVesta era la dea del focolare domestico e, la sua venerazione, era sia pubblica che privata. La sua figura godeva di una venerabilità senza eguali, rispetto ad altre divinità. Vesta era omaggiata in pubblico attraverso le celebrazioni dei Vestalia; ma la devozione verso Vesta era molto sentita anche privatamente.

Ciò che contraddistingueva il culto della dea era l’importanza di mantenere acceso il sacro fuoco all’interno del tempio cittadino. Le Vestali erano le sacerdotesse vergini legate al suo ordine; il loro compito era custodire e alimentare il fuoco sacro di Roma tenendolo perennemente acceso nel tempio a lei dedicato. Inizialmente, i Vestalia arcaici si contrassegnavano ogni 9 del mese e duravano un solo giorno; successivamente, in età repubblicana ed imperiale, tali cerimoniali si estesero a nove giorni, dal 7 al 15 giugno.

I cerimoniali, l’apertura del tempio e del penus Vestae

Il giorno dei Vestalia ci si dedicava all’apertura del tempio per l’inizio dei riti sacrificali. Privatamente, invece, si procedeva con l’apertura del penus Vestae, (Vesta aperitur); il penus era la dispensa della casa, ovvero la parte più intima e interna dell’abitazione: un luogo in cui, la famiglia, conservata le statue dei Penates. I Penati erano gli spiriti protettori della famiglia: la religione romana, infatti, si basava principalmente sul culto degli antenati. In ogni casa era sito un altare dove si svolgevano sacrifici e preghiere ai Lari, le divinità protettrici della casa, i Penati, le divinità protettrici della famiglia e i Mani, gli spiriti degli antenati defunti. Nei giorni in cui si svolgevano i Vestalia era consentito alle matrone di entrare a piedi nudi nella parte esterna del penus Vestae, un luogo che nel corso dell’anno era proibito a tutti, soprattutto agli uomini, a eccezione del Pontifex Maximus. Le Vestali cantavano in onore della dea:

“Io sono colei che è, e nessuno uomo ha mai sollevato il mio velo”.

Vesta non poteva essere raffigurata; per questo si hanno rarissimi esempi di sue raffigurazioni, essendo una dea primigenia. L’ultimo giorno era noto come Vesta Cluditu, e definito con la sigla Q St D F:  (Quando Stercus Delatum Fas) , ovvero, “quando l’immondizia del tempio è stata portata via, il giorno è fas”). Il fuoco sacro custodito a Roma nel tempio di Vesta, si spense definitivamente nel 391 d.C. per ordine dell’imperatore Teodosio. Ciò avvenne in seguito alla proibizione della religione romana e alla diffusione del Cristianesimo nell’impero.

Stella Grillo

Vestalia – Photo Credits: historyandarchaeologyonline.com

In copertina: storicang.it

Seguici su Google News