Ambarvali, le celebrazioni della dea Cerere: i riti propiziatori per la fertilità campestre

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Di Stella Grillo

Gli Ambarvali, gli antichi rituali in onore della Dea Cerere. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente le celebrazioni di fine maggio volte alla purificazione delle messi e alla propiziazione della fertilità dei campi.

Ambarvali: la Dea Cerere, le origini della festa e i riti di purificazione

Gli Ambarvali  erano delle celebrazioni in onore della Dea Cerere svolte nell’antica Roma, il 30 Maggio. La figura della Dea Cerere, all’interno della mitologia latina, si riflette nell’immagine della divinità materna della Terra e della fertilità, corrispettiva alla Demetra greca. Lo scopo degli Ambarvali, infatti, era ingraziarsi i favori della Dea Cerere, in modo tale che, quest’ultima, rendesse fertili i campi. Originariamente, gli Ambarvali, facevano parte del culto di Marte; solo in seguito subentra come patrona della festa  Cerere. In età regia, tali celebrazioni avvenivano fra la quinta e la sesta pietra miliare da Roma, precisamente in località Festi; al tempo il confine dei territori dei Romani. L’iter degli Ambarvali iniziava con il sacrificio di un toro, una scrofa o una pecora. Prima del sacrificio, gli animali, si conducevano in processione per tre volte intorno ai campi; l’appellativo della festa prende il nome proprio da questo momento, in quanto il nome deriva da ambio – andare in giro – e arvum, campo.

Questa tipologia di sacrificio era conosciuto come suovetaurilia; un rito di purificazione a carattere apotropaico, ovvero scaramantico, volto ad allontanare gli influssi negativi. Le celebrazioni in onore della dea Cerere erano di due tipi: pubbliche o private. Le feste private, presso i villaggi o le fattorie fuori Roma, erano celebrate solo dai capifamiglia insieme ai figli o gli eventuali servi. Le festività pubbliche, invece, si celebravano fuori città dove partecipavano i fratres arvales: gli Arvali, sacerdoti di Cerere, antichissimo organo sacerdotale romano formato di dodici membri scelti a vita tra gli esponenti delle famiglie patrizie. I sacerdoti avanzavano in una processione dove, in principio, sfilavano i cittadini di Roma che possedevano terre o vigneti. Nel corso della processione era uso elevare preghiere alla dea Cerere.

Il Carmen Ambarvale, le preghiere in onore della Dea

La preghiera recitata nel corso della processione, in onore di Cerere, era il Carmen Ambarvale risalente al 218 a.C.:

«Oh Lari aiutateci,
non permettere Marte, che la rovina ricada su molti,
Sii sazio, crudele Marte. Vai oltre la soglia. Rimani fermo lì.
Invocate tutti gli dèi del raccolto.
Aiutaci oh Marte.
Trionfo, trionfo, trionfo, trionfo e trionfo!».

Feste romane simili agli Ambarvali erano i Lupercalia e i Saturnali. Ma in seguito alla successiva restaurazione religiosa di Augusto si iniziano a celebrare  Arvali, nel bosco sacro alla dea Dia, ponendo fine al culto. Un’attestazione data anche da Virgilio nelle Georgiche (Georg., I, 338 segg.), e da Latone nel suo De Agri cultura.

Stella Grillo