

La violenza ostetrica in Italia esiste ed è un fatto comunemente accettato dalle donne perché non collima con l’idea che abbiamo di violenza.
Allora qual è il termine giusto per descrivere manovre chirurgiche non necessarie come l’episiotomia (che non è un “taglietto”, ma una vera e propria lacerazione)? Possiamo chiamare violenza l’obbligo della posizione supina durante il parto pur sapendo che stare all’impiedi o accovacciate lo facilità del 30%? E quale appellativo bisogna dare alla mancanza di consenso, da parte della donna, di pratiche mediche non necessarie o agli insulti e alle urla verso di loro perché “non si spinge abbastanza”?
Che cos’è la violenza ostetrica?
La violenza ostetrica si nasconde dietro un velo; le donne non puntano mai il dito contro un medico se è aggressivo nei loro confronti o se decide autonomamente come procedere durante il parto, questo accade perché la violenza ostetrica è un problema sistemico.
Gli stereotipi di genere sul ruolo naturale delle donne nella società e nella maternità sono elementi pericolosissimi che contribuiscono a limitare l’autonomia decisionale della donna, anche durante il parto.
Nel rapporto della Relatrice Speciale delle Nazioni Unite, sul tema del maltrattamento e della violenza ostetrica contro le donne nei servizi di salute riproduttiva e nel parto, Dubravka Šimonović afferma:
“Questi stereotipi nocivi sono ulteriormente giustificati dalla convinzione che il parto sia un evento che richiede sofferenza da parte delle donne, il che porta alla “normalizzazione” dell’abuso…Lo sbilanciamento dei poteri nella relazione tra i professionisti sanitari e i pazienti è un’ulteriore causa alla radice del maltrattamento e della violenza, incluso l’abuso della dottrina della necessità medica che spesso viene usata per giustificare il maltrattamento e l’abuso durante il parto.”
Le cause all’origine del maltrattamento e della violenza contro le donne durante il parto, secondo il rapporto sono riconducibili oltre agli stereotipi di cui sopra, anche alle cattive condizioni di lavoro degli operatori sanitari, alla mancanza di una formazione sui diritti umani e alle scarse risorse economiche.
Nel report si riscontra che il maltrattamento e gli abusi durante il parto sono pratica frequente in tutto il mondo, senza nessuna distinzione tra paesi più o meno sviluppati.
La violenza ostetrica è una vera e propria violazione dei diritti umani delle donne. È questa la conclusione a cui è giunta Dubravka Šimonović.
Episiotomia e pratiche violente
Il parto è un evento naturale e fisiologico che non ha bisogno di essere medicalizzato se non in casi di estrema urgenza. Il dottor M. Stark, medico famoso per aver inventato la tecnica del cesareo, conduce da anni una lotta contro l’episiotomia durante il parto.
Stark afferma che molte affermazioni che si credevano vere su questa medievale pratica chirurgica sono infondate; l’episiotomia non riduce la durata del parto, non migliora il ph dei bambini e non previene lacerazioni terzo grado. È una pratica che viene effettuata senza indicazioni mediche, perchè non esistono o sono pressoché nulle. Nell’ospedale nel quale lavora il Dottor Stark la percentuale di Episiotomie effettuate è passata dal 50% al 7%.
La donna è fisiologicamente formata per il parto, se l’ostetrica è in grado di aiutare il perineo correttamente non c’è alcun bisogno della chirurgia.
L’idea che durante il parto l’intervento medico sia inevitabile per permettere la nascita di un bambino in salute è diventata una verità oggettiva; interventi farmacologici o meccanici come la manovra di Kristeller o l’episiotomia trattano il parto come una malattia, ma tutti sappiamo che il parto e la gravidanza non sono malattie.
Se la donna è rispettata nei suoi bisogni, nei suoi tempi, nelle sue decisioni, nessun tipo di intervento si rende necessario e la sua soddisfazione nei confronti dell’esperienza aumenta, andando a limitare anche i rischi di depressione post-partum.
Violenza ostetrica: la situazione italiana
In Italia il tema della violenza ostetrica si è fatto sentire principalmente nel 2016, quando abbiamo assistito alla campagna #bastatacere che voleva sensibilizzare sul tema della violenza ostetrica attraverso le testimonianze di tutte le donne che l’avevano subita. Le parole sono agghiaccianti, riportiamo qualche testimonianza di seguito.



Grazie alla campagna #bastatacere, nasce in Italia l’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica che ha come scopo il monitoraggio di queste pratiche. Nel 2017 è stata effettuata la prima ricerca e i dati non sono per nulla incoraggianti; si stima che negli ultimi quattordici anni circa un milione di donne sia stata vittima di violenza durante il parto o il travaglio. I numeri sono impressionanti, ma l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) ha affermato che questa è una “falsa ricostruzione della sanità italiana”.
Ad oggi intanto, la proposta di legge di Adriano Zaccagnini per il riconoscimento della violenza ostetrica come reato, non è ancora arrivata in senato e l’idea che la donna, quando partorisce, debba soffrire, è ancora inculcata nella mente di molti, soprattutto di alcuni medici.
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