Wajdi Mouawad | Anima

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Di Redazione Metropolitan

Wajdi Mouawad costruisce la storia su una credenza diffusa in alcune tribù native nordamericane, secondo la quale un totem contenga l’anima di un animale e che all’occorrenza si possa evocare affinché si acquisiscano le qualità del animale stesso. Ma un totem, spesso, è un tuo nemico e quando lo uccidi è condannato a proteggerti ad ogni costo.

Quando Waach Debch quella mattina era uscito di casa per fare la spesa ed era tornato con i mano una busta con all’interno delle scatolette di tonno, “perché il tonno-leva-il-medico-di-torno”, non credeva di ritrovarsi a contemplare una scena che gli avrebbe cambiato per sempre la vita e che un giorno, trovandosi faccia a faccia con il suo destino, ne avrebbe evocato uno.

Catapultato in una dimensione Altra, quasi eterea, ma infernale, ha riscoperto in se stesso una forza che credeva persa, lasciata nel fossato di quella terra lontana in cui non è mai più tornato ma che spiritualmente non l’ha mai abbandonato.

Copertina del libro di Wajdi Mouawad edito Fazi Editore https://fazieditore.it/catalogo-libri/anima/
copertina libro. photoedit: https://fazieditore.it/catalogo-libri/anima/

Potrebbe sembrare, quella raccontata nel libro, pubblicato da Fazi Editore (https://fazieditore.it/catalogo-libri/anima/), dello scrittore libanese Wajdi Mouawad, una storia di vendetta e di redenzione: ma è molto, molto di più. A narrarla non è lui in prima persona, ma gli animali che, involontariamente, si sono ritrovati a vivere una tragedia con lui.

Ah! che felicità! che beatitudine! per niente al mondo tornerei nella mia giungla. MI piace troppo la coca-cola light!mi piacciono troppo gli umani!mi piace vederli soffrire,mi piace vederli vivere, mi piace che ignorino tutto del mio affetto per loro, mi piace che siano convinti della mia inattitudine a capire il loro mondo, della mia incapacità di ascoltarli e condividere le loro pene e le loro tristezze. Non sono forse soltanto una miserabile scimmia che al massimo può aspirare a far ridere qualche imbecille?

Sin dall’assassinio della moglie fino al viaggio ai confini del Canada per trovare il colpevole ma non per vendicarsi, bensì per poterlo guardare negli occhi e convincersi di non essere stato lui ad ucciderla.

Ogni singolo movimento, parola, evento sono raccontati attraverso le parole e gli occhi di ogni genere di animale: gatto, cane, scimmia, uccello, volpe, ragno, topo, mosca. Ognuno di loro racconta la propria versione della storia e ognuno prova come un’attrazione, quasi fosse uno loro simile, per quell’uomo che non emana nessun odore di paura, di sofferenza, o di pericolo, ma solo smarrimento.

Gli umani sono solo. Malgrado la pioggia, malgrado gli animali, malgrado i fiumi e gli alberi e il cielo e malgrado il fuoco. Gli umani sono sempre sulla soglia. Hanno avuto il dono della verticalità, e tuttavia conducono la loro esistenza curvi sotto un peso invisibile. C’è qualcosa che li schiaccia. […] Sperano nella venuta della divinità, ma non vedono gli occhi degli animali che li guardano. Non sentono il nostro silenzio che li ascolta. Prigionieri della loro ragione, la maggior parte di loro non faranno mai il grande passo dell’irragionevolezza, se non al prezzo di un’illuminazione che li lascerà esangui, e folli.

Quando Waach Debch verrà salvato dall’anima del suo nemico rifugiatasi in un animale selvaggio, senza più una vendetta da scontare, sarà libero di scendere nelle viscere di quel passato che nasconde una verità da sempre negata.

Non è solo una storia di vendetta, è una storia dell’umanità, per l’umanità e la sua crudeltà, libera di vivere in un mondo che si scopre essere senza leggi, se non quelle della natura in cui spesso, purtroppo, sono gli animali le vere vittime.  Un viaggio ai confini della civiltà, ai confini dell’umanamente pensabile, tra gli orrori di cui solo gli umani sono capaci di compiere.