#WeighYourWords, il progetto contro l’omofobia: la leggerezza non è un alibi

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Di Rossella Papa

Un progetto fotografico sulla violenza psicologica contro la comunità LGBT: per ricordarci che la natura è libertà.

Sono state ospiti della scorsa serata di Metrò: Alice Ciccola e Mary Di Perna, le due coraggiose e audaci ragazze che hanno dato un volto a un problema contemporaneo che graffia la comunità LGBT. La violenza psicologica contro gli omosessuali è una ferita della società che grava sull’intelligenza di un paese che confonde ancora l’idea di libertà e natura con quello della normalità.

In #WeighYourWords le due ragazze hanno mostrato -letteralmente- il cuore del problema.

Attraverso ritratti fotografici, abbiamo voluto sottolineare come alcune frasi apparentemente innocue possano ferire e causare disagi alle vittime di abusi psicologici”: questo l’intento del progetto #WeighYourWords, nato da GABOS Photography. “Ci siamo soffermate – in particolare – sulle reazioni che domande indelicate e giudizi dati a pri​​ori causano nelle vittime“.

Amare è un verbo all’infinito che non definisce il sesso, non la pensano allo stesso modo le persone che- ancora nel 2018- nascondono la loro ignoranza in aggressioni verbali e fisiche a coppie o singoli omosessuali. Per combattere l’ignoranza ci vuole la conoscenza, per combattere la chiusura mentale ci vuole l’arte, e così il progetto #WeighYourWords mostra nell’arte della fotografia la verità del reale.

Attraverso una serie di ritratti fotografici, il progetto svela la vera faccia della sofferenza: i volti di lesbiche, gay, trans, bisex e alleati LGBTQ, incorniciati dalle frasi che li hanno feriti. Un disagio che oltrepassa il limite delle definizioni. In quelle foto ci sono gli occhi spenti di un uomo omosessuale che si sente dire “Chi fa la donna?”, la bocca chiusa di un trans che non viene riconosciuto per quel che si sente, lo sguardo triste di una lesbica che non viene accettata.

“La fotografia è qualcosa che ci accomuna tanto quanto la necessità di combattere l’ignoranza della gente riguardo alla comunità LGBTQIA+. Abbiamo pensato potesse risultare efficace e cogliere quegli sguardi di risposta a determinate affermazioni traminte uno scatto, come a dire <adesso guardateci negli occhi>” ci spiega Mary.

Guardare negli occhi un omosessuale e vedere un essere umano, proprio come te. E’ una natura semplice ma che i pregiudizi, l’ostilità e l’ignoranza rendono impossibile. Basterebbe pensare di più, giudicare di meno.

E i danni della violenza psicologica sono lividi esistenziali che non sanno curarsi, è una pratica sottovalutata ma estremamemente invasiva: viene utilizzata in modo subdolo, a volte mascherata da finta ingenuità o da amorevole consiglio. Nella maggior parte dei casi i “carnefici” sono proprio le persone più care, come membri della famiglia, amici o colleghi. Persone che non si reputano omofobe, che magari pensano anche di peccare di eccessiva comprensione e cordialità nel rivolgere domande di carattere intimo o nello sputare sentenze prive di ogni fondamento logico.

E se il progetto ci spinge alla riflessione, le parole di Alice lo fanno ancor di più: “Nonostante ci siano stati esempi di civiltà e apertura mentale negli ultimi anni, la strada è ancora lunga e c’è tanto da fare. Purtroppo casi di omofobia manifestata sia verbalmente che fisicamente sono ancora frequenti e proprio questo ha ispirato il progetto. A chi ne è vittima diremmo di non chiudersi e di reagire a queste violenze e denunciarle ad alta voce. E di non farsi sopraffare dal pensiero di essere sbagliati”.

Weigh your words“, “Pesa le tue parole” vuole suscitare maggiore sensibilità e invitare tutti all’uso dell’empatia, che forse -insieme all’intelligenza- è l’unica arma contro l’odio.

E per pesare la propria coscienza, iniziate a pesare prima le parole.

#weighyourwords

 

Rossella Papa