Il 15 ottobre 1923 è nato a Cuba Italo Calvino, uno degli scrittori italiani più importanti del Novecento. La sua letteratura si basa principalmente sui romanzi e racconti di guerra, legato ad un puro sperimentalismo.

Il periodo fantastico e combinatorio di Italo Calvino

Italo Calvino è stato uno degli scrittori eclettici del suo tempo, reso celebre soprattutto per i suoi romanzi sperimentali. Le sue opere spaziano dalla saggistica politica, fino a quella teatrale e letteraria. Nel corso della sua carriera letteraria si è inoltre dedicato alla stesura di racconti ironici e umoristici, per poi passare a racconti più seri e sociali. La seconda guerra mondiale l’avrebbe segnato a tal punto da rendere la sua letteratura una critica sociale ridotta al puro sperimentalismo, attraverso la sceneggiatura di testi teatrali e composizione di poesie.
Durante il periodo bellico, l’esperienza partigiana di Calvino è stata fondamentale nella formazione della scrittura neorealista. È propio in questo periodo che scrive il suo primo romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno”, che attraverso la narrazione in terza persona descrive una dimensione fantastica. Quest’ultima lascia però intravedere una ricerca di oggettività, una realtà sotto l’aspetto del sogno. Una citazione tratta da questo romanzo “Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano”.

Italo Calvino photo credits wikipedia
Italo Calvino photo credits wikipedia

In realtà questo oggettivismo è stato poi abbandonato dallo stesso Calvino in vista di ulteriori stili da ricreare. Ma questo periodo è stato quello che ha caratterizzato in particolare modo la sua produzione matura.
A partire dagli anni Cinquanta Italo Calvino comincia il suo cosiddetto periodo “fantastico”. Il poeta è da sempre stato attratto dalla letteratura popolare e dal mondo delle fiabe. Calvino comincia a costruire la sua narrazione secondo due particolari livelli di lettura. Il primo si basa su un’ambientazione storica con una funzione immediata. Invece il secondo ha un fine propriamente allegorico-simbolico. Questo tipo di narrazione risulta in maniera evidente nella sua trilogia “I nostri antenati”. Questa è composta dai romanzi “Il visconte dimezzato”, “Il barone rampante” e “Il cavaliere inesistente”.
Il primo di questa trilogia presenta come tematica centrale un problema caro all’uomo contemporaneo. Il protagonista del romanzo si trova dimezzato (da una palla di cannone), che serve a descrivere la linea di frattura tra bene e male. Questa metafora serve in particolare a descrivere l’incompletezza dell’uomo e dei suoi stati d’animo. “Il barone rampante” racconta una storia ambientata nel Settecento, quando un giovane rampollo di una famiglia nobile decide di arrampicarsi su un albero del giardino di casa per non discenderne più. Questa decisione, presa a seguito di un litigio con i genitori, viene meno quando il giovane conosce una ragazzina di nome Viola e se ne innamora. Lo stile di vita del protagonista Cosimo si trasforma dunque in un percorso di formazione e maturazione dall’infanzia all’età adulta.
Il cavaliere inesistente” narra le vicissitudini di un cavaliere, che riesce ad animare una lucida armatura vuota con la sola forza di volontà e la fede nella causa di Carlo Magno e dei suoi paladini. Questo cavaliere, denominato Agilulfo, esiste solamente per l’adempimento delle regole e dei protocolli di cavalleria. Questo tema è collegato alla condizione dell’uomo contemporaneo. Secondo Calvino il cavaliere descritto è il “simbolo dell’uomo robotizzato”, che compie una serie di atti burocratici non per sua volontà, ma quasi per assoluta incoscienza.

Negli anni Sessanta Calvino dediche di cambiare totalmente direzione nel suo modo di fare letteratura. In questo periodo decide di attuare un vero e proprio gioco combinatorio come artificio. In questo periodo la struttura della narrazione risulta assolutamente chiara e visibile al lettore. Il romanziere aveva preso consapevolezza del fatto che lo stile linguistico avesse del tutto soppiantato la realtà. Secondo questa convinzione molto vicina alla Neoavanguardia, è il romanzo stesso che assume il ruolo di artificio con le sue diverse combinazioni di parole.

Sonia Faseli

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