1899: la recensione della serie corale dei creatori di Dark

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Di Carola Crippa

Dopo il successo di Dark, la coppia creativa formata da Baran Bo Odar e Jantje Friese è tornata con 1899, disponibile dal 17 novembre su Netflix. 

1899: qual è la trama della serie?

Il cast di 1899

La serie, definita dai creatori “una serie europea”, segue le vicende del Kerberos, transatlantico con a bordo migranti di varie estrazioni sociali che stanno compiendo una traversata da Londra a New York. Improvvisamente, il capitano riceve un segnale misterioso proveniente da una nave scomparsa quattro mesi prima, il Prometheus. Da quel momento, inizieranno a verificarsi a bordo fenomeni misteriosi ed inquietanti. 

Una “Torre di Babele” europea

La definizione di “serie europea” è pienamente rispettata dal cast. Ci sono personaggi tedeschi, inglesi, spagnoli, danesi, francesi… Ognuno dei personaggi parla la propria lingua: l’incomunicabilità è, di fatto, uno dei temi principali della serie. L’effetto è quello di una “Torre di Babele” che, però, spesso si riflette anche in una mancanza di comunicazione tra personaggi che parlano la stessa lingua. La comunicazione non verbale, infatti, riesce ad aggirare la barriera linguistica, tanto che, ad esempio, due personaggi la cui lingua e cultura sono agli antipodi riescono a trovare un punto di incontro. Lo spettatore, quindi, si trova di fronte ad un ambiente straniante: i personaggi si capiscono tra di loro o permane il muro dell’incomunicabilità? L’effetto è interessante, ma alle volte l’esecuzione non risulta credibile ed è involontariamente caricaturale. 

Una serie corale

Le backstory dei personaggi hanno al centro un tema chiave: il dolore e il suo (apparente) superamento. Ognuno dei personaggi rivive tramite dei flashback il suo passato, segnato da eventi traumatici in una formula simile a quella usata da Lost. 1899 ha dei protagonisti, ma, a tutti gli effetti, diviene una serie corale in cui ognuno ha il suo spazio. Forse, ai personaggi secondari viene riservato poco spazio d’azione e le backstory sono meno misteriose e più scontate, ma il risultato finale è comunque interessante. Ogni personaggio ha qualcosa da dire e da raccontare e i temi trattati sono variegati: differenze sociali, salute mentale, stereotipi di genere, rappresentazione LGBTQ+. 

1899: misteri e rompicapi

Il mistero al centro di 1899 è interessante: temi quali il funzionamento del cervello e la percezione della realtà divengono fondamentali per lo sviluppo della trama. Le cose non sono come sembrano, la realtà non è sempre percettibile e, soprattutto, il nostro cervello può ingannarsi e considerare reale ciò che non lo è. Le domande, a seguito del finale sono molte, così come molte sono le risposte: lo spettatore rimane curioso e soddisfatto. La risoluzione di alcuni dei rompicapi, alle volte, sembra un po’ frettolosa e grossolana, ma, probabilmente cela al suo interno un’ulteriore stratificazione e nuovi misteri. Contrariamente a Dark, però, non ci sono momenti “mindblowing” in cui i pezzi del puzzle si incastrano perfettamente. Probabilmente, vengono costruite le basi delle domande per le prossime stagioni, in cui, sicuramente, si forniranno risposte più chiare e soddisfacenti.

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Carola Crippa