Oggi sono ben 25 anni senza Faber, Fabrizio De André, morto a Milano l’undici gennaio 1999. Uno dei più grandi cantautori italiani. La voce degli emarginati, delle prostitute e dei ladroni. Di Fabrizio De Andrè ci sono un’infinità di argomenti di cui trattare. Il suo sterminato lavoro come cantautore, ma anche la sua vita piena di aneddoti ed eventi interessanti, che fanno intravedere la grande persona che era, al di là della musica e del suo lavoro. Nel 2018 è uscito per la rai Fabrizio De André – Principe Libero, un film diviso in due episodi. In cui Fabrizio è interpretato da Luca Marinelli, attore che riesce a calarsi al meglio nei panni del tanto amato cantautore. Nel film si vede una parte di vita di Fabrizio, dai primi esordi al sequestro di cui furono vittime lui e la sua compagna Dori Ghezzi. Tra i tanti eventi della sua vita sono narrati anche gli episodi meno noti come l’insolito e divertente incontro con Luigi Tenco. Ecco da dove inizia la carriera di Faber, da genova la sua terra natia, e dalla suola genovese.
Fabrizio De André e la scuola genovese: il porto dei cantautori
Genova sembra essere stato il porto sicuro di molti cantautori, tra cui Faber, Gino Paoli, Luigi Tenco e tanti altri. Ma perchè proprio Genova e che cos’è la scuola Genovese? Pare che Genova, alla fine degli anni ’50, in un quartiere chiamato Foce, si riunisse un gruppo di artisti che si divertiva a comporre testi. Tra questi artisti vi erano: i fratelli Reverberi, Tenco, Bruno Lauzi, Gino Pali, Umberto Bindi, Fabrizio De André e Giorgio Calabresi. è quest’ultimo a definire la scuola genovese dicendo: “La scuola genovese non esiste, non c’è mai stata, eravamo un gruppo di amici formato da Natalino Otto che era un po’ il capo in testa dell’epoca, poi c’erano i più anziani che eravamo io, Umberto Bindi e Franco Reverberi, Gino Paoli, Bruno Lauzi, Lugi Tenco, da ultimo Fabrizio De André che era del ’40, il più giovane di tutti. Avevamo gli stessi gusti, gli stessi modi di vedere e di sentire la musica, ora siccome Genova non è una metropoli ma è piccolina, tra gente che più o meno ha le stesse aspirazioni ci si annusa e ci si trova così, come i cani da trifoli, come si diceva una volta.”
Anche Gian Piero Reverberi ricorda con amore e malinconia la scuola genovese e in particolare, riguardo la presenza di Faber, racconta: “Ci importava soltanto di sentire tanta musica. Ascoltavamo gli autori francesi, che facevano dei testi notevoli, erano dei veri poeti. Fabrizio De André aveva una conoscenza spaventosa dei poeti, e si sentiva che il suo modo di scrivere era poetico.” E infatti non è un caso che i testi delle canzoni di De André vengano studiate nelle scuole, al pari delle poesie. Anche se Faber poeta non si è mai voluto definire. Oggi però la scuola genovese ha una vera e propria sede, in Via del Campo, ed un museo con ingresso libero, dove tra le tante bellissime esposizioni si trova anche la chitarra appartenuta a Fabrizio.
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Marta Francesca Esposito