ViaggiAmo oggi ci conduce in Umbria, alla scoperta di una meta unica, capace di unire natura, storia e architettura. Stiamo parlando della Scarzuola, un borgo immerso nella fitta vegetazione umbra, che vanta il famosissimo complesso architettonico, opera di Tommaso Buzzi.
Le origini della Scarzuola
Situata presso Montegiove, frazione di Montegabbione (Terni), La Scarzuola è luogo celebre soprattutto per aver ospitato, secondo alcuni studi, San Francesco d’Assisi. Infatti, l’antico convento oggi visitabile è stato realizzato nel punto in cui il santo decise di iniziare il suo cammino spirituale, cominciando a vivere in una capanna; la costruì utilizzando alcuni rami della pianta palustre “scarza” da cui appunto deriva il nome del borgo. San Francesco, però, non è stato l’unico personaggio illustre a visitare questa affascinante sezione delle campagne umbre; a partire dal 1956, l’architetto milanese Tommaso Buzzi decise di acquistare il terreno adiacente al convento.
Da qui ebbe origine il progetto, realizzato gradualmente, con cui anni dopo realizzò la sua “città ideale”. I lavori, che rimasero segreti per diverso tempo, furono il risultato del libero genio dell’architetto. Buzzi, infatti, si sentì per la prima volta libero da commissioni, con la possibilità di dar voce al suo più spontaneo estro creativo. Così, creò un complesso ricco di simbolismo, di riferimenti a costruzioni e stimoli filosofici appartenenti al passato. In particolare, i modelli dell’artista furono l’Acropoli di Atene, Villa Adriana e Villa d’Este o il Parco dei mostri di Bomarzo, ma anche riferimenti letterari come la “Sforzinda” di Filarete o il “Vittoriale” di D’Annunzio.
I luoghi da visitare della Scarzuola
Una volta prenotata la vostra visita guidata alla Scarzuola, sarete immediatamente accolti da una chiesetta, alla quale si accede attraverso un antro scavato nella roccia, preludio del gusto dell’architetto. Subito troverete le tre porte, che simboleggiano il Divino, l’Amore e la pochezza delle cose materiali e che conducono all’antico convento. Giunti finalmente alla città-teatro voluta da Buzzi, composta da sette distinte scene teatrali, ecco che vi troverete sull’Acropoli del Teatrum Mundi. Dei suoi edifici, tutti incastonati tra loro, spicca il Terzo occhio che riesce ad incutere terrore nel visitatore che lo osserva; nello stesso tempo, il Grande occhio riflette l’immagine del turista, grazie allo specchio posto al centro, al posto della pupilla.
Il percorso continua incontrando il Teatro dell’Arnia, la Torre del Tempo e il Tempio della Madre Terra: in quest’ultimo campeggia la gigantesca statua di donna, dai seni prorompenti, posta a guardia della Porta della Scienza e della Tecnica e di quella dell’Arte e della Fantasia. Ancora, potrete visitare la Bocca della balena di Giona, per giungere poi alla Porta dell’Amore, dove è incisa la scritta Amor vincit Omnia. Sul punto più alto della collina, vi è un tempietto esagonale e il Teatro acquatico; infine, il Teatro di Ciparisso, di fronte al quale troverete la Torre di Babele, che ingloba una grande piramide trasparente.
Un successo internazionale
Visitando questo magnifico borgo, avrete la sensazione di trovarvi a rivivere un’opera di Escher. Verrete, infatti, proiettati tra sculture suggestive, grandi occhi, piccolissime scale infinite, rebus e labirinti, che riportano subito alla mente i lavori dell’illustre incisore e grafico olandese. Una realtà virtuale, quindi, in grado di offrire uno spettacolo unico. Nonostante si tratti di uno dei luoghi più suggestivi e sognanti da visitare in Italia, molti non conoscono questo borgo incantevole. Tuttavia, è famosissimo all’estero, per via di una pubblicità di un noto profumo, ambientata proprio alla Scarzuola.
Sul sito del brand di moda si legge:
Nel cuore dell’Italia riposa una città in miniatura surrealista, nata dal sogno utopico di un uomo. Se esiste un portale per Narnia che conduce a un universo parallelo distante dalla realtà probabilmente si nasconde proprio qui, tra le chiome a punta degli alberi di un giardino segreto racchiuso nel cuore dei colli umbri.
Martina Pipitone