Perché si torna a parlare di lockdown in Italia, un anno dopo il primo? Ieri c’è stata la conferenza delle Regioni con il governo per capire cosa succederà dal 25.
Lockdown in Italia
Il 25 febbraio scadrà il divieto di spostamento tra le Regioni e il governo dovrà decidere se prorogarlo o meno e quali altri provvedimenti prendere per la lotta alla pandemia.
Le richieste delle Regioni
Le Regioni vogliono la modifica del sistema di divisione in fasce, ma i pareri non sono unanimi.
Ciò che richiedono è sicuramente evitare continue aperture e chiusure che disorientano i cittadini e penalizzano i titolari delle attività.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha proposto un’Italia tutta in fascia arancione per qualche settimana, in modo da arginare le varianti.
Il possibile aumento dei contagi
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità ha recentemente consigliato di restare a casa, in quanto le varianti potrebbero far impennare il numero dei contagi.
Di fatto in Italia l’Rt nazionale è ormai prossimo all’1 e in salita da tre settimane. Sono in fascia arancione 9 Regioni e alcune città sono in zona rossa per il prevalere delle varianti.
Ciò che allarma non è tanto il numero totale dei positivi, ma l’andamento che non è in discesa.
La strategia in Europa
La strategia in tutta Europa è quella di abbassare il numero dei contagi a livello “contenibile”, per evitare la diffusione incontrollata delle varianti, riprendere in mano il tracciamento dei contatti e vaccinare più persone possibile.
Ogni Paese declina in maniera differente i provvedimenti per arrivare agli obiettivi e uno dei parametri più importanti è l’incidenza ogni 100mila abitanti.
In Italia la soglia chiave è 50 casi ogni 100mila abitanti, ma la Germania, ad esempio, ha esteso il suo lockdown con l’obiettivo di arrivare al valore di 35.
Questo perché, in Germania, la prevalenza della variante inglese è passata dal 6 al 22% in due settimane e le stime dicono che diventerà prevalente a marzo.
Per questo la Cancelliera Angela Merkel ha prolungato il lockdown, nonostante i casi continuino a calare.
Le varianti del virus
Anche in Italia la prevalenza della variante inglese non è trascurabile.
Nelle città o zone dove circola maggiormente l’effetto si nota subito: i contagi crescono in maniera decisa e anche la conseguente occupazione dei posti in ospedale.
La paura degli scienziati è proprio legata alla nuova fase di espansione dell’epidemia, che non deve interferire con la campagna vaccinale.
Un altro pericolo è quello che diventino prevalenti varianti che rendano meno efficaci i vaccini in uso, prima che gli stessi si adeguino ai nuovi ceppi.
Ostacolare la diffusione di queste mutazioni bloccando i contagi è fondamentale.
La seconda ondata e i vaccini
Nonostante la seconda ondata sia stata più imponente per numero di positivi rispetto alla prima, si è tentato di bilanciare circolazione dei mezzi, di lavoratori e studenti, e apertura di alcune attività, con la soglia più bassa possibile di infetti e malati.
Inoltre, ora abbiamo un’arma in più: il vaccino.
I vaccini (sicuramente quello Pfizer) sarebbero anche in grado di limitare i contagi e quindi contribuire ad abbassare la curva epidemica.
La parte di popolazione vaccinata in misura maggiore vede un sensibile calo di casi e ricoveri. Gli scienziati spingono per vaccinare il più velocemente possibile e, nel frattempo, evitare la terza ondata.