Andrà in onda questa sera su tv8 il secondo film della saga diretta da Peter Jackson: Lo Hobbit- La desolazione di Smaug (2013).
Dopo una fuga da mostruosi ragni giganti e dalle prigioni di Bosco Atro in cui Re Thranduil li aveva imprigionati, Bilbo e la compagnia dei nani di Thorin arrivano a Pontelagolungo, la città ai piedi della Montagna Solitaria, che ha già conosciuto la furia devastante del fuoco di Smaug. Da molto tempo però, il drago non viene visto, tanto da far pensare che possa essere morto. Con questa speranza, Bilbo lo scassinatore, entra nella Montagna alla ricerca dell’Arkengemma, ma si ritrova presto faccia a faccia con Smaug, pigro ma perfettamente in salute. Interpretato in motion capture da un fenomenale Benedict Cumberbatch, che con i suoi movimenti fluidi sembra quasi nuotare in mezzo a quel mare d’oro e gemme preziose, Smaug ci fa tremare le ginocchia e accapponare la pelle. Le conseguenze per aver disturbato il drago e violato il suo territorio saranno terribili.
Lo Hobbit doveva essere una storia per bambini
«Bilbo Baggins era uno Hobbit che viveva in una caverna Hobbit e non aveva mai avventure, un giorno lo stregone Gandalf lo persuade a partire. Ha delle eccitanti avventure con orchi e mannari. Alla fine, arrivano alla Montagna Solitaria; Smaug, il drago che vi abita è ucciso e dopo una terrificante battaglia ritorna a casa – ricco!! Questo libro, con l’aiuto di mappe, non richiede nessuna illustrazione è buono e può interessare bambini dai 5 ai 9 anni»
Questa è la prima recensione del libro Lo Hobbit, e risale al 1936. Un po’ semplicistica vero? In effetti, la prima recensione del romanzo di Tolkien la scrisse un bambino di 10 anni: Rayner Unwin.
Rayner era il figlio di sir Stanley Unwin, proprietario della Allen&Unwin, la casa editrice che avrebbe pubblicato Lo Hobbit. Il romanzo era stato pensato da J.R.R. Tolkien come un libro per bambini, e Sir Unwin pensò bene che, per sondare il livello di gradimento dell’opera, non ci fosse critico più adatto di un bambino. Il libro andò in stampa nel 1937 e si rivelò subito capace di attirare un pubblico la cui età andava ben oltre i 9 anni. Il resto è storia.
La capacità di Peter Jackson nel diluire il libricino de Lo Hobbit in tre grandi film
Candidato agli oscar, acclamato dalla critica e campione d’incassi al botteghino, la trilogia de Lo Hobbit deve il suo successo alla mente brillante del suo regista. Jackson prende un unico libro e lo trasforma in tre film: inventa personaggi nuovi e crea molti collegamenti con Il Signore degli Anelli. Rimandi che non esistono nel libro originale. Legolas ne è un esempio: non c’è traccia dell’elfo nel libro Lo Hobbit, il suo personaggio nasce ne “Il signore degli Anelli”, che Tolkien scriverà soltanto nel 1955. Jackson gioca sull’età di Legolas, che secondo la cronologia che unisce Lo Hobbit al Signore degli anelli, all’epoca dell’avventura di Bilbo Baggins, doveva essere già adulto.
Vera Martinez
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