Ottanta anni fa, il 2 gennaio 1942, venivano condannati 33 imputati come conclusione di quello che è noto come il più grande caso di spionaggio negli Stati Uniti: il Duquesne Spy Ring.
Cos’è il Duquesne Spy Ring?
Gli Usa erano da poco entrati nella Seconda Guerra Mondiale, attivando i settori dello spionaggio della Germania nazista presenti su territorio degli States. Tra gli agenti in terra americana spiccava il capitano Fritz Joubert Duquesne, che si era già fatto notare in campo spionistico dell’Impero tedesco durante la Seconda Guerra Boera. Ora era a capo del gruppo potenzialmente più pericoloso tra quelli in suolo americano: il cosiddetto “Duquesne Spy Ring“, il giro spionistico di Duquesne.
Il gruppo prevedeva 32 membri inseriti nel corpo sociale americano, in posizioni chiave per organizzare azioni di sabotaggio. Alcuni agenti nazisti, ad esempio, usavano il lavoro di agenti commericiali per trasmettere e ricevere messaggi in codice, mentre chi aveva un impiego in una compagnia aerea poteva indicare la posizione delle navi nemiche nell’Oceano Atlantico.
Un attentato sventato dal doppio gioco
Fu un’azione di controspionaggio a sabotare il gruppo di Duquesne. In particolare William Sebold, un agente che faceva il doppio gioco fingendosi un informatore dei nazisti. Sebold lavorava sotto copertura in una stazione radio della capitale e, grazie a questa posizione, riusciva a raccogliere i segreti del network spionistico di Duquesne.
La svolta arrivò con la notizia della presenza di un ordigno, nascosto negli stambilimenti dell’azienda chimica della DuPont, destinato ad un attentato. Sebold fece una tempestiva segnalazione alla FBI, che riuscì a sbaragliare il gruppo nazista e a sventare l’attentato.
I 33 agenti nazisti vennero arrestati. 19 di loro si dichiararono colpevoli mentre gli altri furono sottoposti a processo. Il caso di spionaggio venne registrato negli archivi come “Duquesne Spy Ring” e si concluse con la condanna a 3 secoli di carcere dei 33 membri del gruppo da parte della Corte Federale di Brooklyn.
Debora Troiani
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