La Nato ha deciso di incrementare il contingente in Ucraina, inviando navi e caccia militari insieme a un gran numero di uomini. Stando alle fonti di Palazzo Chigi, nell’incontro la scelta presa sarebbe stata unanime da parte dei Paesi Europei. Una risposta concreta al rischio di una possibile invasione Russia in Ucraina. Biden nel frattempo ha messo 8500 militari in stato di allerta, azioni che riceveranno sicuramente una risposta altrettanto decisa da parte della Russia. L’Ucraina è prossima a sopportare un conflitto aperto?

Quanto è vicino lo scontro in Ucraina?

Continua ad essere un terreno ricco di tensioni quello dell’Ucraina. Nonostante i tentativi di dialogo tra Russia e Stati Uniti, sembra che riuscire a trovare un punto di incontro sia troppo difficile, e i due Paesi vogliono mostrarsi pronti di fronte ad un qualsiasi possibile scenario.
Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno messo in allerta almeno 8500 militari, per essere pronti alla possibilità che la Russia decida di invadere l’Ucraina, ma aggiunge che non è stato ancora determinato lo schieramento delle truppe.

Biden ha voluto ascoltare i Paesi Europei, per mostrarsi uniti come alleanza e decidere di agire su un fronte comune. Presente alla riunione anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi, dove il punto principale dell’incontro è stata “l‘esigenza di una risposta comune, capace di tenere aperto un canale di dialogo con la Russia per allentare le tensioni, chiarendo nel contempo le gravi conseguenze che un ulteriore deterioramento della situazione potrebbe comportare”.

Domenica invece, Londra e Washington avevano autorizzato l’evacuazione di tutti i familiari dei diplomatici dalle ambasciate presenti a Kiev, e del personale non essenziale.

Nessuno dei Paesi vuole in alcun modo retrocedere, anzi si stanno riorganizzando; uno scenario in cui il rischio di uno scontro in Europa dell’est sembra essere ormai molto reale e vicino.
Si continuano a respirare tensioni in Ucraina da circa 2 mesi, da quando, a fine novembre, la Russia aveva cominciato a collocare soldati al confine del territorio ucraino.
I Paesi occidentali si sono subito allarmati, e già allora la paura era quella di una risposta di invasione del territorio da parte della Russia.

Sono state tentate spedizioni diplomatiche, senza giungere però nulla di concreto.
Gli Stati Uniti continuano a chiedere il ritiro dei soldati militari, distribuiti al confine orientale con l’Ucraina, mentre Putin pretende che l’Alleanza Atlantica ritiri le proprie milizie militari da Bulgaria, Romania e dagli altri Paesi ex comunisti, unitisi alla Nato nel 1997.

Kirby ha ripetuto come sia chiaro che: “I russi non hanno alcuna intenzione ora di ridurre le tensioni”.
Arriva però anche la risposta del portavoce di Putin,  Dmitry Peskov, ha affermato come la Russia non sia assolutamente intenzionata ad ignorare le azioni svolte dalla Nato “e il rischio che le forze armate ucraine mettano in scena provocazioni nel Donbass ora è più alto”.
Dal Cremlino fanno sapere, in modo provocatorio che è stato sentito al telefono il leader cubano Miguel Diaz-Canel, con il quale si è discusso “dell’ulteriore coordinamento delle azioni dei due Paesi nell’arena internazionale nel quadro della loro partnership strategica”.

Ogni tentativo di dialogo risulta vano a quanto pare, e i Paesi non vogliono rimanere con le mani in mano, ma agiscono concretamente, e si mostrano completamente preparati anche ad affrontare lo scenario più tragico possibile.
Gli Stati Uniti hanno deciso di intensificare gli armamenti in Ucraina, annunciando che il 22 gennaio è arrivata nel Paese “l’ultima spedizione di armi”, e che se dovesse essere necessario saranno pronti a munire alle truppe di ulteriore materiale bellico.

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