Le forze dell’Esercito russo hanno recentemente abbandonato l’accampamento stabilito sull’Isola dei Serpenti, a 35 km dalle coste ucraine. Il dispendioso mantenimento della base sarebbe la causa della ritirata, a seguito del martellamento costante di missili ucraini a lunga gittata. Il presidente Volodymyr Zelensky si è mostrato trionfante, e ha dichiarato: “spingeremo i russi fuori dal nostro mare, dalla nostra terra, dal nostro cielo.” Ma ha avvertito: “la loro ritirata cambia in modo significativo la situazione nel Mar Nero, ma non garantisce sicurezza.” Intanto in Russia si afferma che “l’isola non è più di importanza strategica.” Una vittoria parziale nella guerra ucraina che potrebbe però essere una trappola.

“Fuori i russi dal nostro mare, dalla nostra terra e dal nostro cielo”: Zelensky saluta trionfalmente la ritirata nemica dall’Isola del Mar Nero, ma la guerra in Ucraina continua

Il “Moskva”, incrociatore russo, nave ammiraglia della flotta del mar Nero, affondata lo scorso aprile

In ritirata il contingente russo dall’Isola dei Serpenti, a largo del Mar Nero e a 35 km dalle coste ucraine, ma di difficile mantenimento, come conferma l’abbandono dei militari. L’accampamento, sottoposto di continuo al fuoco d’artiglieria ucraino, rinforzato dal supporto logistico e militare occidentale, si è rivelato troppo esposto per le forze d’invasione. Le fonti russe affermano che la ritirata è stata giustificata dalla perdita di interesse strategico, e da una generale “riformulazione” dell’obiettivo dell'”operazione militare speciale”, che non sarebbe più finalizzata alla “denazificazione” del paese ma alla sola conquista della provincia russofona del Donbass. Una riproposizione, questa, che ci permette di intendere meglio come l’esito del conflitto è giorno dopo giorno più lontano da quello originale.

Kiev saluta l’evento come una vittoria. Zelensky ha chiaramente affermato l’intenzione di scacciare i russi dal territorio ucraino e ha elogiato le forze armate di resistenza. L’abbandono dei russi concede di riacquistare spazio strategico e di eliminare l’ipotesi del blocco russo del Mar Nero. Ciò permette quindi una via, comunque non completamente sicura, per l’approvvigionamento, soprattutto di grano, tenuto in ostaggio proprio dall’embargo navale. Ma siamo comunque lontani dall’ipotesi di “de-russificazione” del bacino, sebbene è ormai da escludere lo sbarco anfibio ad Odessa, porto nevralgico del sud del paese.

Le ipotesi di aggiornamento del conflitto: difficile l’avanzata, ancora di più un armistizio risolutivo

A ciò si aggiunge che la cacciata forzosa dei russi dall’Isola dei Serpenti non consente comunque l’approdo ucraino, in quanto le forze armate di Kiev troverebbero le stesse difficoltà di mantenimento che hanno portato all’abbandono del nemico. Si fa largo anche l’ipotesi di una “finta ritirata” che potrebbe attirare l’avanzata ucraina per poi eliminarne le forze: ma l’approccio cauto del contingente di resistenza sembra escludere questa possibilità. Si attende, come sempre, una soluzione diplomatica al conflitto, che sembra però farsi sempre più teso. Rimane difficile, al giorno d’oggi, ipotizzare una riconquista militare del Donbass e della Crimea, cuore degli obiettivi di Mosca e vera ragione della guerra ucraina.

Alberto Alessi

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