L’Onu ha annunciato il 15 novembre 2022 il raggiungimento e il superamento di quota 8 miliardi di abitanti sulla Terra. La notizia giunge durante lo svolgimento della Cop27 e impone alle nazioni partecipanti di domandarsi quanto questo nuovo traguardo sia sostenibile o come renderlo tale.

La popolazione continua a crescere, anche se lo fa a un ritmo più lento rispetto alla prima metà dello scorso secolo. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite nel prossimo futuro si toccheranno altri due traguardi demografici. Il primo è quota 8,5 miliardi entro il 2030, il secondo è quota 9,7 miliardi entro il 2050. Secondo queste proiezioni il picco raggiunto nel 2080, quando vivranno in contemporanea sullo stesso pianeta 10,4 miliardi di persone.

Maggiore è la popolazione sulla Terra, più complesso è il sistema che deve garantire a questa la sopravvivenza. Chiedere alle popolazioni di diminuire la nascita di nuovi individui non è però la soluzione. Al contrario i Paesi occidentali (a rischio inverno demografico) devono raggiungere un nuovo livello di efficacia nella produzione e consumo di materia. 

Onu annuncia 8 miliardi sulla Terra - photo credits: web
Onu annuncia 8 miliardi sulla Terra – photo credits: web

L’Onu conferma: la popolazione mondiale ha superato quota 8 miliardi

Il raggiungimento di quota 8 miliardi di persone sulla Terra è un promemoria a prendersi cura del pianeta e di chi lo abita. “È un momento per riflettere su dove ancora non rispettiamo i nostri impegni reciproci“, ha commentato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Se oggi ci sembra impegnativo immaginare un pianeta abitato da 8 miliardi di persone, in futuro il numero continuerà a crescere. Nel 2030 si stimano circa 8,5 miliardi di abitanti e nel 2050 il numero di persone sulla Terra saranno 9,7 miliardi. Nel 2080 la popolazione mondiale aveva raggiunto invece quota 10,4 miliardi e dovrebbe rimanere stabile fino al 2100. L’aumento della popolazione non sarà legato ai Paesi occidentali, ma è previsto e concentrato in 8 Paesi:

  • Repubblica democratica del Congo
  • Egitto
  • Etiopia
  • India
  • Nigeria
  • Pakistan
  • Filippine
  • Repubblica unita della Tanzania

Si verrà a creare una nuova distribuzione della popolazione e della forza lavoro. Si dovranno quindi tirare due nuove linee di obiettivi: da una parte i Paesi in crescita dovranno investire nella popolazione giovane, nella qualità dell’istruzione e opportunità di lavoro; i Paesi che invecchiano, al contrario, dovranno adottare misure di assistenza a lungo termine e migliorare i sistemi previdenziali e pensionistici.

Che cos’è la sovrappopolazione e quali sono i rischi?

Il rischio di sovrappopolazione non indica solamente un maggior numero di persone sulla Terra. Nel linguaggio economico indica un’eccedenza della popolazione rispetto ai mezzi di sussistenza. In alcuni casi si è parlato di “bomba demografica” per dare un tocco catastrofico all’aumento della popolazione. Questi toni drammatici prevedono una sorta di battaglia persa per la sopravvivenza dell’umanità. Questo perché non ci sono abbastanza materie, cibo ed energia per permettere la vita in contemporanea di più di 8 miliardi di persone sulla Terra.

Per definire catastrofica la sovrappopolazione bisogna immaginare un futuro nel quale non si riesca a controllare la crisi ambientale. Se si chiudono gli occhi di fronte a problemi ambientali oggi, domani l’allarme potrebbe diventare realtà. Sull’ambiente però impatta più lo stile di vita che il numero della popolazione che abita la Terra. Se tutto il mondo vivesse come l’Unione Europea ci servirebbero 3,3 pianeti, mentre con lo stile di vita statunitense o canadese di pianeti ne servirebbero 5.

Il maggior numero di persone in un Paese non corrisponde una maggior produzione di co2. Stati Uniti e Qatar nel 2020 hanno raggiunto l’overshoot day (giorno del debito ecologico) intorno a marzo, mentre i Paesi più popolosi come India e Indonesia lo hanno raggiunto oltre la metà dell’anno o verso la sua fine.

Crisi ambientale: non le persone, il problema è lo stile di vita

L’Occidente spesso racconta che il problema della crisi ambientale è la sovrappopolazione, ma non è così. Esiste una formula per prevedere l’impatto ambientale:

I = P x A x T
Per esteso:
Impatto = Popolazione x Affluenza x Tecnologia. 

Analizzando ogni singolo fattore si scopre che diversi miliardi di persone a basso reddito lascerebbero invariate le emissioni globali. Lo stesso numero di persone ad alto reddito invece no. L’aumento del numero di persone ha impatto a livello locale, non mondiale. Al contrario le popolazioni più ricche, tecnologicamente avanzate, sono coloro che consumano e sacrificano di più dal pianeta.

L’obiettivo comune non dovrebbe essere quello di fermare le popolazioni in via di sviluppo dal raggiungere gli stessi obiettivi dei Paesi accidentali, ma quello di rendere le tecnologie sempre più efficienti per un minor consumo e una maggiore resa. La maggiore resa infine dovrebbe essere ridistribuita, così come le ricchezze in seguito ad anni di ruberie e sfruttamento del colonialismo. 

L’allarme alla sovrappopolazione (come quello dell’Onu) va accompagnata la consapevolezza che il problema non sono le persone, ma uno stile di vita non attento ai consumi.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.