Lo stilista belga Raf Simons ha deciso di chiudere il suo omonimo marchio d’abbigliamento. Durata 27 anni, la storia del brand di punta dello streetwear scrive il suo ultimo capitolo con l’ultima collezione primavera estate 2023.

L’ultimo capitolo del brand Raf Simons

Raf Simons brand
Raf Simons

Lo ha annunciato personalmente ieri sera, tramite un post sulla pagina Instagram della maison: «La collezione Primavera/Estate 2023 è la conclusione di un viaggio straordinario durato 27 anni e l’ultimo capitolo del brand Raf Simons». Lo stilista 54enne ha poi aggiunto che non ci sono parole per descrivere quanto sia orgoglioso dei grandiosi risultati ottenuti in quasi 30 anni. Simons ha mostrato molta riconoscenza al suo team, che ha ringraziato “per l’incredibile supporto” prestato durante gli anni. Il ringraziamento va anche a tutti i collaboratori, la stampa, gli amici la famiglia e in particolare a tutti i suoi clienti, che hanno “creduto nella vision del brand” e in Simons in persona. Il desinger ha poi specificato a Vogue che questa sarà l’unica comunicazione e che non ne seguiranno altre. Raf Simons, classe 1968, fonda l’omonimo brand nel 1995, raggiungendo in pochissimo tempo lo status di “designer di culto”. Il grande successo del brand è merito della sua innata creatività. Ogni collezione di Simons è una combinazione unica di elementi provenienti dall’undergroud e dall’arte, un omaggio, tenuto sempre vivo, all’adolescenza e al mondo giovanile. Ne sono un esempio la maglieria oversize, i camici da laboratorio, i tailoring dalle tinte squillanti con l’attenzione rigorosa a tagli e volumi.

Cosa c’è dietro la scelta di Simons?

Dal 2020 Simons è co-direttore creativo di Prada, in collaborazione con Miuccia. Un’evoluzione della sua carriera che potrebbe aver spinto lo stilista belga alla decisione di lasciarsi 27 anni di storia alle spalle. Come sottolinea il Sole 24 ore, la scelta di Simons è segno di “consapevolezza e acume” in quanto i pezzi delle sue collezioni sono ormai diventati dei veri e propri oggetti da collezionare. È dunque indice di una certa maturità artistica chiudere all’apice del successo, senza attendere il naturale declino: “perché alla fine dei conti si è moderni una volta sola“.

Rossella Di Gilio

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