Billy Joel, il Piano Man più amato degli Stati Uniti. Con il suo pianoforte e la voce di chi ha vissuto la New York degli anni Settanta, ci  ha fatto assaporare il gusto di un blues rimodulato dalle cadenze ritmiche del poprock.  

Billy Joel: storia di un newyorkese Piano Man

Billy Joel - Photo Credits nypost.com

Figlio di un pianista tedesco di origine ebraica, William Martin Joel suona il pianoforte classico sin da bambino. Cresce a Hicksville, Long Island, quartiere della New York che Billy Joel ci farà conoscere nei suoi brani più conosciuti.  

La sua prima esperienza musicale arriva a 14 anni, dopo essere rimasto colpito da un concerto dei Beatles ammirato all’Ed Sulivan Show.

Mette su il suo primo gruppo, gli Echoes, nel 1964, che molla poco dopo per unirsi ad un altro gruppo, anche questo non duraturo, con cui pubblica i primi dischi nel 1967: gli Hassels.

Nel 1970 si concentra insieme all’ex batterista degli Hassles, Jon Small, su un duo heavy metal, gli Attila, con il quale produrrà un solo lavoro.

Nel suo primo album solista Cold Spring Harbor (1971) emergono le influenze del rock and roll e del rhythm and blues. Tuttavia, l’album non riceve successo. Si trasferisce quindi a Los Angeles in cerca di maggior fortuna. Prognostico che si rivela fortunato: nel 1973 raggiunge la fama con l’album Piano Man (1973). Il singolo Piano Man arriverà tra le top 20 e procurerà a Joel il suo primo disco d’oro.

Forte di questo successo, torna a New York e pubblica il suo primo album autoprodotto, Turnstiles (1976), contenente hits come Say Goodbye to Hollywood e New York State of Mind.

New York gli donerà la consacrazione definitiva nel 1977, con l’album The Stranger. Furono vendute oltre le 10 milioni di copie e vinse due Grammy, di cui uno per il brano Just the Way You Are.

La strada fortunata del Piano Man

Da qui in poi, la strada di Billy Joel sarà solo che fortunata: i successivi 52nd Street e Glass Houses confermano il successo dell’artista. Con 52nd Street raggiunge il numero 1º in classifica grazie a grandi successi come My Life, Honesty e Big Shot, per i quali vinse altri due Grammy e per la migliore performance vocale pop-rock dell’anno.

Glass Houses è invece trascinato dalla sua prima canzone numero 1 in America, It’s Still Rock ‘n Roll to Me. Un altro momento di svolta arriva nel 1983, con la pubblicazione del brano dedicato alla sua seconda moglie Christie Brinkely. Stiamo parlando di Uptown Girl, uno dei pezzi più famosi degli anni Ottanta.

Nel 1986 esce con The Bridge, un album in cui troviamo collaborazioni importanti, come quella con Ray Charles, Cyndi Lauper e Steve Winwood.

Alla fine del decennio, decide di tornare a sonorità più aggressive: nel 1989 lascia la sua band e lancia un nuovo album con l’aiuto di Mick Jones: Storm Front.  

Gli anni Novanta si aprono dunque con un Billy Joel solista che pubblica nel 1993 il suo ultimo album: River of Dreams, album arrivato al primo posto nella classifica Billboard grazie all’omonima canzone.

Per il resto del decennio e per tutto il nuovo secolo, Joel si limiterà a partecipare a grandi eventi musicali e a cantare in giro per il mondo in tour. C’è solo una piccola eccezione nel 2007, con la pubblicazione di un nuovo singolo All My Life (dal 1993), dedicato alla sua terza moglie.

Martina Capitani

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Ph: Billy Joel – Photo Credits nypost.com