Oggi si ritorna a scioperare, Fridays For Future torna in piazza, a poco più di cinque anni dalla sua nascita. Dopo la giornata di mobilitazione mondiale del 15 settembre, che aveva visto anche il coinvolgimento di Fridays For Future in numerose città italiane con performance artistiche collettive, oggi 6 ottobre lo sciopero per il clima in oltre 35 città italiane. Attivisti ambientali e società civile hanno deciso di scendere in piazza per criticare l’inazione dell’attuale governo nell’implementare politiche di mitigazione climatica.
Quello di oggi è il primo sciopero per il clima dopo le alluvioni dello scorso maggio in Romagna e dopo un’estate di clima estremo, che ha spaccato in due l’Italia con nubifragi, trombe d’aria e grandinate al Nord e incendi e temperature record al Sud, che hanno provocato ingenti danni.
Infatti, l’italia è un hotspot climatico, cioè una delle aree geografiche che soffrono maggiormente degli effetti diretti e indiretti della crisi climatica. Questo ha conseguenze sull’equilibrio degli ecosistemi e comporta una diminuzione delle risorse a servizio della comunità locale.
Resistenza climatica rappresenta il dissenso e la critica alle scelte e alle non scelte del governo, a partire dai tagli dei fondi destinati alle politiche ambientali del Pnrr. Il governo ha scelto di tagliare 6 miliardi di euro destinati a interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni, investimenti che sarebbero stati finalizzati a mitigare i danni diretti e indiretti della crisi climatica.
Inoltre, l’Italia continua a investire in combustibili fossili, nonostante si sappia che essi rappresentano la prima causa dell’aumento delle temperature, e nonostante, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, sia necessario abbandonare immediatamente ogni nuovo investimento in carbone, petrolio e gas per rispettare gli accordi presi sulla riduzioni di gas climalteranti entro il 2030.
In una pagina web del suddetto sito vengono spiegati i motivi dello sciopero per il clima: “Scioperiamo perché c’è ancora tempo per cambiare, ma il tempo è essenziale. Prima agiamo, migliore sarà il nostro futuro condiviso. Scioperiamo perché noi ragazzi e ragazze, lavoratori e lavoratrici, non siamo seduti ai tavoli dove vengono prese le decisioni per il nostro futuro e per quello dei nostri figli. Scioperando possiamo far sentire la nostra voce, possiamo fare pressione affinché gli scienziati che da anni ci mettono in guardia vengano ascoltati”.
Nel comunicato c’è anche scritto che “nell’accordo di Parigi del 2015, i paesi si sono impegnati a perseguire sforzi ambiziosi per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto di +1,5°C. Livelli più elevati di riscaldamento stanno causando ondate di calore peggiori, più siccità e inondazioni e un aumento del livello del mare”.
Il movimento si batte per preservare gli equilibri e le risorse del pianeta, prima fra tutte l’acqua, proponendo alcune soluzioni per garantire maggiori difese naturali ai fenomeni estremi, tra cui: ridurre i consumi, ripristinare gli alvei originari dei fiumi, tutelare e promuovere la salute del suolo, favorire l’assorbimento dell’acqua nel suolo, spingere la forestazione, ripristinare i fondi del Pnrr per il dissesto idrogeologico.