Charles-Louis de Secondat barone di La Brède e di Montesquieu, noto ai più semplicemente con il nome di Montesquieu, nacque a La Brède il 18 gennaio 1689 – ricorre dunque oggi il 269esimo anniversario della sua nascita – e morì a Parigi il 10 febbraio 1755. A Montesquieu si riconoscono varie qualifiche: filosofo, storico, giurista e politico, ma in generale studioso che spaziò dal diritto alla fisica. Lo studioso fu una figura di spicco nell’Illuminismo, un periodo caratterizzato dalla fiducia nella ragione, nella libertà e nell’indagine scientifica.
Montesquieu e Lo Spirito delle leggi
Montesquieu viaggiò molto, partendo da Parigi e arrivando in Germania, in Inghilterra, in Austria e anche in Italia. Ciò lo portò a studiare gli usi e i costumi dei luoghi che visitava, ma soprattutto ad analizzarne i sistemi politici, sociali ed economici. Fu proprio questo approccio che lo portò a scrivere la sua opera più famosa, Lo Spirito delle leggi, pubblicata nel 1748. Quest’opera monumentale ebbe un impatto significativo sulla filosofia politica e legale dell’epoca e influenzò profondamente la costituzione degli Stati Uniti d’America . Lo Spirito delle leggi ebbe un influsso duraturo sulla teoria politica e legale. La sua opera contribuì a plasmare i concetti chiave della moderna teoria politica, stabilendo le basi per il pensiero democratico e costituzionale.
Uno dei contributi più importanti del filosofo fu la sua teoria della separazione dei poteri. Con questa teoria il pensatore introdusse la sua visione che prevedeva la suddivisione del potere in esecutivo, legislativo e giudiziario, per evitare l’abuso e preservare la libertà. Criticò apertamente le monarchie assolute e sostenne l’importanza della limitazione del potere attraverso la rappresentanza e, appunto, la tripartizione dei poteri. Lo storico sottolineò che le leggi sono strettamente collegate al contesto culturale e geografico. Esplicitò, inoltre, la sua idea secondo la quale non esiste un’unica forma di governo adatta a tutti e che le leggi dovrebbero riflettere le specificità di una società.
L’economia politica illuminista di Montesquieu
Sebbene non sia comunemente riconosciuto come un economista, Montesquieu concorse al dibattito economico del XVIII secolo attraverso la sua opera sopracitata. Il suo approccio fu fortemente condizionato dalla sua visione illuministica e dal metodo scientifico. Il giurista collegò l’economia all’ambiente, sottolineando come fattori come clima e geografia incidano sulle abitudini economiche delle società. Per fare un esempio, egli sostenne che il clima potesse vincolare il carattere e le abitudini delle persone, incidendo sulla loro produttività e sulle risorse disponibili. Questo collegamento tra ambiente ed economia sottolinea il suo approccio empirico e la consapevolezza delle influenze esterne sulle dinamiche economiche.
Come accennato prima, il politico fu un sostenitore del relativismo culturale ed economico. Egli rifiutò, infatti, il pensiero di un modello unico di governo o di economia adatto a tutte le società. Ogni società dovrebbe sviluppare le proprie leggi e istituzioni in base alle sue caratteristiche uniche. Questo concetto fu in linea con il suo approccio scientifico e osservazionale alla comprensione della società. Inoltre, come si evince dalla sua critica, vide le monarchie assolute come ostacoli allo sviluppo economico. Egli suggerì che la partecipazione e la rappresentanza sono fondamentali per la prosperità economica e che, dunque, le repubbliche, con il loro sistema di governo più partecipativo, possono favorire lo sviluppo economico sostenibile.
Maria Giulia Varrica
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