Tutti conosciamo Jules Verne e il suo variegato universo letterario. Grazie a lui abbiamo viaggiato nelle profondità del mare, esplorato le cavità più oscure del pianeta e corso contro il tempo per intascare un bel gruzzoletto. Il maestro del racconto d’avventura ha accompagnato la crescita di molte generazioni, grazie ai suoi romanzi più celebri, come Ventimila leghe sotto i mari, Il giro del mondo in 80 giorni o Viaggio al centro della Terra e, con le sue storie avanguardistiche, è stato d’ispirazione per scoperte scientifiche e tecnologiche di epoche successive.
Considerato, insieme a H.G. Wells (La macchina del tempo, La guerra dei mondi), il padre del genere fantascientifico, lo scrittore di Nantes è stato a lungo etichettato come semplice penna per ragazzi, e solo dopo la sua morte è stato riscoperto dalla critica e inserito a pieno titolo tra i grandi della letteratura francese. Per decenni, la sua produzione è stata oggetto di analisi e di discussione, e diversi studiosi si sono convinti che, dietro le peripezie dei personaggi di Verne, si nasconda qualcosa di molto più profondo.
Jules Verne: la questione massonica
Pur non essendoci prove sicure, si è a lungo dibattuto circa l’appartenenza del romanziere alla Massoneria. La misteriosa associazione, che da sempre affascina e inquieta l’immaginario collettivo, con le sue gerarchie, la simbologia e i rituali, vanta tra i suoi affiliati nomi celeberrimi, alcuni dei quali confermati, altri solo ipotizzati. Oscar Wilde, Vittorio Alfieri, Walt Disney, Abraham Lincoln, e infiniti altri; tra di loro, forse, anche Verne. Ne è convinto Michel Lamy, autore del saggio Jules Verne e l’esoterismo. I viaggi straordinari, i Rosacroce, Rennes-le-Chateau, pubblicato da Edizioni Mediterranee. Lamy porta avanti l’ipotesi che alcune opere di Verne, da Le Indie nere a Il castello dei Carpazi, contengano dei codici. I famosi “Viaggi straordinari” da lui narrati celerebbero, dunque, elementi ad antichi insegnamenti occulti, come la credenza teosofica e gnostica della Terra Cava, secondo la quale un popolo sotterraneo, gli Agarthi, popolerebbe a nostra insaputa i meandri della Terra.
Jules Verne sarebbe stato detentore di notizie riservate riguardanti l’esoterismo cataro e templare, legati al simbolismo dell’enigmatica chiesa di Rennes- le-Chateau, e al suo tesoro nascosto, accostato alla figura di Maria Maddalena e al mito del Santo Graal. Per rendere difficilmente decodificabili gli indizi sparpagliati tra le pagine, lo scrittore sarebbe ricorso alla cosiddetta “lingua degli uccelli”, un idioma criptato, fatto di giochi di parole. Il romanzo Clovis Dardentor, per il saggista, sarebbe una conferma delle sue teorie, nonché una chiave d’accesso a inaccessibili arcani.
Verne tra ipotesi, dubbi e poca chiarezza
Secondo Lamy, la connessione tra il creatore del Capitano Nemo e la Massoneria è quasi certa. Verne sarebbe stato iniziato alla fratellanza, diventandone un punto di riferimento, per diventare poi adepto dei Rosa+Croce, leggendario ordine mistico, cabalistico – cristiano di origine tedesca, e membro della Società Angelica, chiamata anche La Nebbia, che si proponeva di raggiungere la Divinità attraverso l’approfondimento della Natura, così come la Gnosi. Nel percorso all’interno dell’Esoterismo e delle congreghe ad esso collegate, sarebbe stato fondamentale l’intervento di Pierre Jules Hetzel, suo editore, anch’egli parte di quel mondo pieno di ombre.
Molte incognite ruotano anche intorno ad alcuni eventi connessi a Verne. L’uomo subì un tentativo di omicidio da parte del nipote Gaston, attentato che lo lasciò su una sedia a rotelle. Pare che il ragazzo, prima di colpirlo, gli abbia urlato «Ti seguono, vogliono ucciderti!». Era una frase senza senso, pronunciata da una persona instabile, o c’era dell’altro? Chi voleva eliminare l’autore? E perché? Sono domande che non hanno una risposta certa. Ciò che è certo, però, è che Jules Verne, poco prima di morire, distrusse il suo archivio. Cosa voleva nascondere? Quale informazione non doveva sopravvivergli? Altre domande, nessuna risposta. Il visionario, il precursore di innumerevoli progressi scientifici, l’uomo fuori dal suo tempo, troppo avanti per vivere nell’Ottocento, si spense all’alba del Novecento, portando con sé il suo talento, le sue intuizioni e, chissà, i suoi segreti.
Federica Checchia
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