La Divina Commedia di Dante Alighieri non smette di stupire. Dopo 700 anni scoperto un codice segreto nelle terzine del 17° Canto del Purgatorio.
Dante, la Divina Commedia e il codice segreto: la scoperta
Dante Alighieri scrive la Divina Commedia tra il 1306 e il 1321 e non è un segreto che il Sommo Poeta fosse un esperto di filosofia, numerologia e probabilmente anche della Cabala. Nella Divina Commedia tutto ha un significato riconoscibile tramite il simbolismo numerico primo fra tutti il 3 che, all’interno dell’opera, ritorna in diverse occasioni. La scoperta del codice segreto nel 17° Canto del Purgatorio si deve a Charles Singleton, professore di Harvard tra i massimi esperti Danteschi e fra i primi a intuire e studiare l’utilizzo della numerologia da parte di Dante all’interno della Divina Commedia.
Singleton appura la centralità del 17° Canto del Purgatorio rispetto alle altre Cantiche e Canti, in quanto proprio in questa parte dell’opera si cela una sorta di centro matematico, un codice segreto che diventa colonna vertebrale dell’intero scritto. Analizzando, attraverso una metodologia a specchio, i vari Canti si rende conto dell’esistenza di alcune combinazioni numeriche che svelano un criptico simbolismo.
Di cosa parla il 17° Canto del Purgatorio?
Dante e Virgilio escono dal fumo della III Cornice, in cui si sconta il peccato capitale di ira, dirigendosi verso la IV Cornice – in cui si sconta il peccato capitale di accidia – mentre Virgilio spiega la struttura morale del Purgatorio. È la sera di lunedì 11 aprile (o 28 marzo) del 1300, verso le sette.
Ricorditi, lettor, se mai ne l’alpe
ti colse nebbia per la qual vedessi
non altrimenti che per pelle talpe, 3
come, quando i vapori umidi e spessi
a diradar cominciansi, la spera
del sol debilemente entra per essi; 6
e fia la tua imagine leggera
in giugnere a veder com’io rividi
lo sole in pria, che già nel corcar era. 9
Sì, pareggiando i miei co’ passi fidi
del mio maestro, usci’ fuor di tal nube
ai raggi morti già ne’ bassi lidi.
Virgilio invita Dante a non essere indolente, considerando che i due si trovano nella cornice degli accidiosi. Proprio nel 17° Canto Virgilio spiega a Dante la teoria dell’amore e il sistema morale di tutto il Purgatorio: la Cantica e il Canto 17 diventano, quindi, la struttura centrale di tutta l’opera. Il 17° Canto del Purgatorio mette in risalto la dottrina tomistica dell’amore, in riferimento al pensiero filosofico di San Tommaso D’Aquino. In questo senso, è possibile fare un parallelismo con l’11° Canto dell’Inferno in cui pure si spiega l’ordinamento morale dello stesso.
Il luogo della dannazione eterna si articola su tre punti; incontinenza, malizia e bestialità e sono proprio queste disposizioni che inducono l’uomo al peccato, così come Aristotele illustra nell’Etica Nicomachea. A tale divisione corrispondono le sette cornici del Purgatorio che, icasticamente, coincidono con i sette peccati capitali.
Nella terza parte del discorso, oltre alla natura dell’amore, Virgilio spiega l’importanza e la concezione del libero arbitrio: nell’uomo la ragione governa la volontà; ed è dalla volontà che deriva la responsabilità di scegliere l’amore per il bene o per il male.
L’importanza della scelta fra il bene e il male è emblematica; proprio per tal motivo nel 17° Canto del Purgatorio si trovano gli accidiosi, lenti a scegliere il bene nella loro vita. Nonostante non tutti gli uomini nascano con un destino eroico, ogni uomo può scegliere il bene.
”Il numero del poeta al centro”, il saggio di Charles Singleton e la questione numerica in Dante
Charles Singleton, illustre dantista, ha voluto indagare la questione numerica nella Divina Commedia. Si tenga presente che il 17° Canto del Purgatorio sarebbe il 51° su 100 canti, e oltre ad avere una centralità all’interno dell’opera avrebbe un senso di continuità con il Canto precedente, in cui compare l’enigmatico personaggio di Marco Lombardo, e con il Canto successivo in cui si conclude il discorso sulla natura dell’amore.
Risulta noto come il 3 sia un numero ridondante all’interno della Divina Commedia: 3 sono le Cantiche, ognuna articolata in 33 Canti, il 3, poi, rimanda alla Trinità Cristiana e di conseguenza, alla perfezione e alla conoscenza. Nel 17° Canto, per sottolinearne l’importanza, Dante pone al centro la Trinità; il Canto è, infatti, lungo 139 versi, 1, 3, 9, ovvero: 1, come Dio; 3, come la Trinità; 9 come 3 volte 3 e così come 3 è 1+1+1 (cioè tre volte uno). Appunto 1, 3, 9. Come riporta il Corriere Fiorentino, Charles Singleton:
Dispose i canti a specchio in un rapporto basato sul numero dei versi di ogni canto e sulla somma delle cifre ottenute nel risultato — esempio:
il secondo dell’Inferno ha 142 versi, quindi 1+4+2=7,
-Edoardo Semmola, ”Dal Codice da Vinci al Codice di Dante: svelato dopo 700 anni il significato religioso (nascosto) della Divina Commedia”, Corriere Fiorentino, 16 febbraio 2024
il terzo 136, a somma 10, tipica pratica numerologica medievale —
La scoperta del codice segreto nella Divina Commedia: dallo studioso Franco Nembrini agli scrittori Rita Monaldi e Francesco Sorti
Dopo la morte del Professore Singleton, avvenuta nel 1985, subentra un altro studioso di Dante: Franco Nembrini. Utilizzando uno schema a croce, si rende conto come si susseguano numeri dal forte valore simbolico; 33, come gli anni di Cristo, o il numero 9 che corrisponde all’età di Dante quando incontra Beatrice per la prima volta. Da queste evidenze lo studioso appura che all’interno della Divina Commedia ci sia un attento schema numerico, non proprio casuale, e con un preciso nesso logico.
Appurata la disposizione di croci e lo schema intenzionale di numeri, gli scrittori Rita Monaldi e Francesco Sorti, impegnati in romanzi che vedono coinvolto Dante, vogliono vederci chiaro. Si decide di approfondire lo studio per capire la vera entità di questo codice segreto, chiedendo aiuto anche ad Andrea Esuli del Cnr e Paolo Ferragina, professore di algoritmi dell’Università di Pisa. Intervistati da Corriere Fiorentino, hanno affermato a riguardo:
“Ferragina ha calcolato che la probabilità che queste strutture matematiche siano frutto di coincidenza è meno di 1 su 100 milioni. Ma la cosa incredibile è che non sarebbe mai stato possibile arrivarci in un’epoca precedente all’avvento dei computer. […] il fatto che il poema contenga anche uno schema matematico invisibile ai contemporanei ma comprensibile solo dai posteri 700 anni dopo, è qualcosa di davvero incredibile.”
-Edoardo Semmola, ”Dal Codice da Vinci al Codice di Dante: svelato dopo 700 anni il significato religioso (nascosto) della Divina Commedia”, Corriere Fiorentino, 16 febbraio 2024
Alla domanda sul perché Dante avrebbe fatto questa fatica gli scrittori rispondono:
«Il perché è un mistero. Ma un senso ce l’ha e ne diamo un’interpretazione nell’ultima scena del romanzo: la Divina Commedia è un poema sul destino dell’anima, e Dante per mostrarcelo usa due parole bellissime come trasumanare e disumanare, ovvero l’andare oltre lo stato umano, verso il Paradiso, nel primo caso, e il rendersi disumani, andare al di sotto, bestializzarsi, nell’altro. Questo schema rientra perfettamente nel diagramma di Nembrini delle tre X, e non sarà un caso se quella del Paradiso è l’unica attaccata alla croce centrale, a contatto con Gesù. Perché per arrivare fino al Paradiso occorre appunto passare dalla croce. Ecco il “senso” che Dante dà al suo codice».
-Edoardo Semmola, ”Dal Codice da Vinci al Codice di Dante: svelato dopo 700 anni il significato religioso (nascosto) della Divina Commedia”, Corriere Fiorentino, 16 febbraio 2024
Il motivo per cui Dante abbia usato questo sottile codice matematico che collega l’intera opera resta un mistero, tuttavia, aggiunge un tassello importantissimo; rivela dove risiede il cuore della Divina Commedia:
«Ci dice dove si trovi veramente il cuore della Commedia, racchiuso appunto nel concetto di trasumanare e disumanare, come fossero le pillole rossa e blu di Matrix. Il messaggio di Dante è: non scordatevi del vero viaggio, che è quello che conduce verso l’alto o verso il basso».
-Edoardo Semmola, ”Dal Codice da Vinci al Codice di Dante: svelato dopo 700 anni il significato religioso (nascosto) della Divina Commedia”, Corriere Fiorentino, 16 febbraio 2024
Stella Grillo
Foto in copertina: Skuola.net
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