«The closest you’re going to get!». È scritto nel loro sito ufficiale, ed è la verità. I Dire Straits Legacy sono la realtà più vicina alla storica band, all’epoca capitanata dalla ruggente Stratocaster di Mark Knopfler. I Dire Straits, gruppo britannico fondato nel 1977, sono stati parte integrante ed eccellente del panorama musicale internazionale. A distinguerli, un sound innovativo, commistione di varie influenze, dal folk al country, fino al blues, oltre ai testi elaborati e pregni di significato, esaltati dal timbro di Knopfler. Lontani dallo stereotipo delle rockstar e sfuggenti alle luci della ribalta, rimasero compatti fino ai primi Novanta, quando il frontman decise d’intraprendere una carriera da solista.
Anni dopo, alcuni ex membri, insieme ad altri volti noti e non della scena rock, hanno deciso di riunirsi e dar vita a un progetto che desse nuovo lustro a una discografia vasta ed intensa: i Dire Straits Legacy sono il risultato di questa volontà. Controversi tra i fans più accaniti, ma generalmente apprezzati e seguiti, grazie al loro innegabile talento, calcano da tempo i palcoscenici di tutto il mondo. Ieri, 15 aprile 2024, il loro «4u World Tour 2024». fatto tappa a Roma, all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.
Dire Straits Legacy: il resoconto del live all’Auditorium
Il pubblico, composto principalmente da chi, negli anni d’oro della rockband, c’era e conosceva a menadito tutto il repertorio, non sta nella pelle; accanto a loro, tra le file, diversi ragazzi, magari introdotti ai Dire Straits dagli stessi genitori. Poco dopo le 21:00, le luci si spengono, e lo spettacolo ha inizio. Accolti da un’ovazione, i Dire Straits Legacy aprono il concerto con Private Investigations, brano del 1992, tratto dall’album Love over Gold. Di seguito, uno dei loro maggiori successi, Walk of Life, infiamma la platea. Neanche il tempo di riprendersi da Tunnel of Love, e le dolci note introduttive di Romeo and Juliet, ballad emozionante, che ha fatto vibrare intere generazioni di cuori, dal 1980 in poi, inumidiscono gli occhi dei presenti. Una scelta forse singolare, quella di giocare immediatamente un asso del genere, ma il complesso sa quello che sta facendo.
Dopotutto, non stiamo parlando di novellini. Alle chitarre c’è Phil Palmer, Alan Clark si divide tra tastiere e piano Hammond; alle percussioni troviamo Danny Cummings e ai sassofoni Mel Collins. Tutti loro hanno collaborato con i Dire Straits, sia dal vivo, che in studio. A completare la formazione, il bassista Steve Walters e tre italiani d’eccezione, il batterista Alex Polifrone, il tastierista Primiano Di Biase e il romanissimo Marco Caviglia, chitarra e voce. Polistrumentisti, esecutori impeccabili e coinvolgenti, trascinano gli spettatori per tutta la durata della performance, coinvolgendoli, invitandoli a battere le mani, a tenere il tempo, a cantare, senza freni.
Dire Straits Legacy all’Auditorium Parco Della Musica: due ore di successi e puro rock
Energici, instancabili, appassionati. Due ore filate di live, senza alcuna sbavatura. Sul megaschermo alle loro spalle, immagini evocative li accompagnano. Caviglia intrattiene e strappa una risata, accennando qualche frase in italiano e giocando con le tifoserie della Capitale, ma la musica resta protagonista assoluta della serata. Once Upon a Time in The West, When it Comes to You, Telegraph Road, The Man’s Too Strong, On Every Street, Your Latest Trick. Nessuna pausa, nessuna indecisione. Musicisti navigati ed esperti, ma che suonano con una carica e una gioia per nulla sbiadita dallo scorrere del tempo. Molto più di una semplice “operazione nostalgia”. Clark e soci sono coesi e in armonia, rispettosi l’uno verso l’altro. Tutti trovano lo spazio per un assolo, ognuno ha il suo momento di luce.
Lo show volge al termine, e il leader chiama tutti a raccolta sotto il palco, per assaporare meglio Setting Me Up, Sultans of Swing e Money for Nothing, pietre miliari che non necessitano ulteriori spiegazioni. I Dire Straits Legacy ringraziano ed escono di scena, ma vengono prontamente richiamati per un bis, e il boato della Sala Santa Cecilia li spinge a intonare Brothers in Arms. Siamo alle battute finali e, lanciando un messaggio di pace più attuale che mai, la band si congeda con So Far Away. Poi, una meritata standing ovation, un saluto, che ha il gusto di un arrivederci, e via, di nuovo in viaggio verso la prossima città da conquistare. Sipario.
Federica Checchia
Le immagini sono a cura di © Luca Cesaroni
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