Maria, diretto da Pablo Larraín e in concorso a Venezia 81, è certamente uno degli eventi più attesi di questa edizione. Della diva Callas, scomparsa a soli cinquantatre anni, nel 1977, conosciamo pressoché tutto; la sua incredibile carriera, la travagliata storia d’amore con l’armatore Aristotele Onassis, che la lasciò per Jacqueline Kennedy, il lento declino e la morte. La pellicola, tuttavia, va oltre le vicende più note e si concentra sugli ultimi sette giorni di vita della soprano. Una settimana in cui la cantante lirica, ormai ritirata a vita privata, ripercorre successi e delusioni, i suoi trionfi nei principali teatri del mondo. Dopo essere stata la Norma, la Traviata, Madama Butterfly e tante altre, si ritrova ad essere “solo” Maria, mentre tenta di recuperare la sua voce e il posto che le spetta sul palcoscenico, tra visioni, sogni e dimensioni oniriche.
Presenti alla conferenza stampa appena conclusasi, il regista cileno, i produttori, lo sceneggiatore Steven Knight, Angelina Jolie, che presta il volto alla Divina, Alba Rohrwacher e Pierfrancesco Favino, che interpretano la domestica Bruna e il tuttofare Ferruccio, vicini e fedeli alla Callas fino alla fine.
Venezia 81: la «vita tragica e complessa» di Maria Callas secondo Pablo Larraín e Angelina Jolie
Interrogato riguardo la sua scelta di riportare in vita, cinematograficamente parlando, proprio Maria Callas, Larraín, ha risposto «Perché no? Non esistono molti film che riguardano l’opera, e Maria Callas ha avuto una vita tragica e complessa, che meritava di essere narrata e conosciuta.». Un ringraziamento speciale, naturalmente, va all’intensa performance di Angelina Jolie: «Nulla sarebbe stato possibile senza Angelina. Quando ti accosti a un personaggio del genere è necessario che l’attore sia in grado d’interpretarlo al meglio, e con lei è stato così.».
Per l’attrice, il ruolo assegnatole è stato un onore, ma anche un onere. «Avevo paura di deludere le persone che l’hanno conosciuta e amata, era questa la mia principale preoccupazione.», ha ammesso candidamente, «e anche cantare in pubblico è stato difficile. Ho avuto tempo per prepararmi, ma temevo di non esserne in grado.».
Il fulcro di Maria è sì la persona, ma anche la musica. Ma qual è il rapporto dell’interprete di Ragazze Interrotte e Maleficent con l’opera? «Quando ero più giovane ero una ragazza molto punk e ascoltavo principalmente i Clash!», ha risposto la Jolie, «Amo ancora la musica che sentivo allora e tuttora prediligo i Clash, ma quando mi ritrovo in un momento di crisi, di dolore o simili non c’è nulla come l’opera, che canalizza perfettamente tutti quei sentimenti.».
Dopo qualche anno più o meno lontana dalle scene, questa parte potrebbe rappresentare un nuovo punto di svolta nella sua carriera cinematografica e -perchè no?- l’occasione per aspirare a un secondo premio Oscar. Angelina, però, non ci pensa più di tanto: «Ho avuto bisogno di stare con la mia famiglia negli ultimi anni; ora sono grata e felice di essere un’artista, in qualsiasi modo possibile. Il mio pensiero è solo questo».
La Divina, eroina tragica sul palco e nella vita
Pierfrancesco Favino, nel film Ferruccio Mezzadri, si è detto entusiasta dell’opportunità di lavorare in una tale produzione e di aver avuto la possibilità di portare sul grande schermo una storia come quella della Callas. Il vero Ferruccio, d’altronde, è ancora vivo, e il suo libro Il destino mi ha fatto incontrare Maria Callas è stato utilizzato per ricostruire aneddoti ed episodi. «Ho capito molto della devozione che loro (Ferruccio e Bruna, ndr.) avevano nei suoi confronti. Sono contento di aver avuto il privilegio di recitare accanto ad Angelina e di aver preso parte a questo film.». Gli ha fatto eco Alba Rohrwacher, per la quale è stato facile ricreare l’amore di Bruna per Maria e il loro legame quasi di sangue, grazie soprattutto ad Angelina Jolie, da lei definita «autentica e generosa».
E autentica e generosa lo era anche la stessa soprano, oltre che una professionista eccellente. Per il regista Pablo Larraín era «una perfezionista. Provava, provava, provava, e se qualcuno sbagliava anche solo una parola lei andava via. Per questo la reputavano una Diva.». Oltre la maschera, però, c’era una persona, forte e fragile al tempo stesso. «Aveva un senso della vita tragico. Ha lasciato che le sue eroine la trasformassero, diventando infine una di loro.».
Venezia 81: Maria oltre la Callas, il lato umano di una dea
Per Angelina Jolie, tuttavia, l’aspetto più interessante del lavoro svolto sul personaggio è stato scoprire cosa ci celasse dietro la sua inconfondibile voce e il carisma della stella. « Il film è andato oltre quello che già sapevamo. L’ho vista con i suoi grandi occhiali, i capelli alla greca, mentre girava in accappatoio. Ha tentato di tornare sul palcoscenico, ma i critici sono stati molto crudeli con lei, fino alla fine. Hanno lasciato che morisse addolorata e in solitudine.».
Perché Maria Callas era diventata davvero una delle sue protagoniste tragiche, e ad aiutarla era proprio la musica, veicolo di emozioni. Anche per Angelina, è stato lo stesso: «Guardando dei filmati, ho lasciato che la stessa Maria m’insegnasse il metodo. Tenti di capire la melodia, le parole e provi provi provi. Agendo in questo modo, con il tempo comprendi i tuoi sentimenti riguardo quel pezzo specifico. La musica mi ha guidata in tutto questo percorso».
Con lei, la star di Hollywood sente di avere dei lati in comune, e si rivede nella cantante e nel suo essere dolce ed emotivamente aperta. «Condivido con lei una certa vulnerabilità», ha chiosato verso la fine della conferenza, con lo stesso sorriso enigmatico e a tratti triste che spesso esibiva anche la Divina Maria Callas, ricordando a tutti la sua umanità.
Federica Checchia
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