La notizia della morte di Liam Payne, scomparso il 16 ottobre dopo essere precipitato dal balcone della sua camera d’albergo a Buenos Aires, ha fatto rapidamente il giro del mondo. Dal momento esatto dell’annuncio, com’era prevedibile, si è scatenata una lotta all’ultima news, mentre i fans dell’ex membro della band anglo-irlandese One Direction si stringono in un abbraccio virtuale.
È passato poco più di un giorno dalla tragedia, ma si ha la sensazione di sapere ormai tutto quello che c’era da sapere a riguardo. I media stanno scandagliando la vita del giovane musicista pezzo per pezzo, alla ricerca di uno scoop postumo o di un dettaglio che possa fare la differenza nella narrazione. Sul web, intanto, impazzano teorie complottistiche di ogni sorta. Nel frattempo, i suoi cari piangono la perdita di un ragazzo di soli trentun anni, senza però avere il conforto del silenzio e della privacy.
Liam Payne: quando il dovere di cronaca degenera in morbosità
Ha destato scalpore il sito di gossip americano TMZ che, a poche ore dal decesso di Payne, ha pubblicato una foto del cadavere. Lettori e colleghi hanno aspramente e comprensibilmente condannato il suo tentativo di cavalcare l’onda. «Tmz sta cercando di ottenere clic e soldi usando il cadavere di un giovane uomo a pochi minuti dalla notizia della sua morte. Immaginate di essere un membro della famiglia di Liam Payne e di vedere questa immagine.», è stato il commento della reporter della BBC Shayan Sardarizadeh. Anche la musicista Alessia Cara ha reagito con decisione, definendo la scelta di mostrare contenuti del genere «digustosa». TMZ ha condiviso un’immagine poco definita e ritagliata di un corpo, individuando in esso la salma del cantante, riconoscibile dai tatuaggi. «Non stiamo mostrando tutto il corpo, ma si possono vedere chiaramente i suoi tatuaggi: un orologio sull’avambraccio sinistro e uno scorpione sull’addome», si leggeva nella didascalia del post, rimosso senza scuse dopo le critiche ricevute.
Nonostante l’indignazione da parte dei giornalisti, non si può dire che la maggioranza della stampa si stia muovendo in maniera più rispettosa. In meno di due giorni, sono trapelate indiscrezioni di varia natura, registrazioni delle telefonate fatte dalla hall dell’hotel in cui Liam Payne alloggiava, scatti della sua stanza in disordine. Da ore si stanno avanzando ipotesi riguardo la causa del decesso, accompagnate da referti medici e testimonianze. Un’analisi al microscopio di ogni aspetto, anche quello più intimo, dell’esistenza della popstar. Un modus operandi che porta a chiedersi fin dove sia giusto spingersi per dovere di cronaca, e quale invece sia il limite da non superare. Stando alla morbosità con cui si sta diffondendo il materiale privato della vittima, si direbbe che questo confine sia già stato ampiamente oltrepassato.
Se la morte fa notizia
Quando si parla di celebrities, tutto ciò è quasi all’ordine del giorno. La sfera personale di questo o quel VIP si trasforma in una vetrina, in cui spesso il diretto interessato diventa merce da esposizione contro il suo volere. Sovente, poi, lo scrutinio di media e opinione pubblica degenera in una curiosità malata. Le crisi diventano notizie da prima pagina, i problemi sentimentali argomento da talk show e persino la malattia viene passata al setaccio. Se, poi, il cantante o l’attore di turno muore, magari in circostanze sospette, si finisce in una distopica partita a Cluedo, in cui tutti, dal cronista all’utente anonimo di X, si trasformano in Sherlock Holmes, bramosi di risolvere il “caso”. Lo abbiamo visto con Heath Ledger, con Amy Winehouse, con Michael Jackson, con Kurt Cobain. Ne abbiamo avuto un assaggio anche in Italia, con l’affaire Tenco. Per non parlare, poi, di quello che è probabilmente l’esempio più doloroso di quanto l’ossessione possa rivelarsi fatale: Lady Diana. La Principessa di Galles è andata incontro al suo triste destino quel lontano 31 agosto 1997, nella galleria del Pont de l’Alma, a Parigi. Lei e il suo compagno, Dodi Al-Fayed, stavano scappando dai paparazzi.
Pare che, per Liam Payne, si stia ripetendo esattamente questo. Ora dopo ora emergono particolari, dai problemi con la casa discografica alle dichiarazioni della ex fidanzata, che lo aveva recentemente accusato di maltrattamenti e stalking. Tutte indiscrezioni che, anche se confermate, non cambierebbero il fatto che un uomo appena trentenne abbia perso la vita. Ci saranno indagini a riguardo, svolte dagli organi competenti, ma il processo non può essere svolto tra le pagine di un quotidiano, su un social network o in un programma televisivo.
Liam Payne e il suo fandom, tra directioner e commenti inopportuni
Internet può essere un posto meraviglioso e un’occasione di scambio, così come può diventare una cloaca degli orrori. Stiamo assistendo, in questi giorni, a una tetra mobilitazione da parte del lato più sinistro del web, che, imbracciati i forconi virtuali, ha dato il via ad una vera e propria caccia alle streghe. Si è alla ricerca spasmodica di un colpevole da trascinare al banco degli imputati del tribunale social e, a quanto pare, ci sono già degli indiziati speciali. Il dito è stato puntato soprattutto contro Maya Henry, “rea” di aver fatto inviare, tramite i suoi avvocati, una lettera a Payne, per interrompere la serie di telefonate e messaggi molesti che il cantante le avrebbe inviato a lungo dopo la fine della loro relazione. Si tratta di una faccenda estremamente delicata ma, qualora tutto venisse confermato, si potrebbe biasimare una ragazza per essersi difesa? Lo scopo dell’azione legale era tutelare la propria serenità, non spingere l’ex compagno a gesti estremi. D’altro canto, un comportamento tossico da parte dell’artista non deve essere un pretesto per gioire della sua fine. Non tutti, però, sembrano in grado di scindere le due cose.
Se Henry è sotto attacco, anche l’ultima fidanzata di Liam, l’influencer Kate Cassidy, sta subendo un’atroce shitstorm. Sotto i suoi ultimi post su Instagram, infatti, spiccano commenti scioccanti, tra i quali saltano all’occhio domande come “Lo hai spinto te?” o “Perché non hai pubblicato niente riguardo Liam?”. Chiedere a una persona se sia coinvolta in un incidente mortale, o pretendere da lei che manifesti il suo strazio alle condizioni dei follower va oltre qualsiasi invasione di privacy. Ognuno dovrebbe essere libero di affrontare un lutto quando e come preferisce, senza dover dare conto a nessuno. Di sicuro, non a un’orda di sconosciuti nascosti dallo schermo del telefono.
L’altra faccia della fama
Se questa vicenda può insegnare qualcosa, piuttosto, è quanto successo e fama mondiale non portino necessariamente felicità, anzi. Essere sempre osservati, trascorrere le giornate con i riflettori puntati costantemente addosso e poi, all’improvviso, sentirsi abbandonati, ha sicuramente avuto delle conseguenze su Liam Payne. Non sappiamo se soffrisse di depressione, se fosse dipendente da sostanze stupefacenti o un consumatore occasionale, se meditasse il suicidio o se la sua fine sia stata solo un tragico errore, né ci spetta saperlo. Era la sua vita, e dovremmo rispettarla, almeno adesso.
Essere conosciuti in ogni angolo del continente può essere gratificante, ma non è tutto. Ammirare i divi di Holywood sorridenti e splendidi sulle copertine delle riviste non vuol dire che per loro tutto vada a gonfie vele. Lo sanno bene gli amanti dei Linkin Park. Difficile dimenticare il video di Chester Bennington che provava le Gelatine Tuttigusti+1 insieme alla sua famiglia pochi giorni prima di andarsene. La salute mentale è uno scrigno fragile e va salvaguardata costantemente, chiedendo aiuto, proteggendosi e proteggendo, e ricordando che anche i nostri beniamini sono esseri umani.
Liam Payne e la fine dell’innocenza
Mentre l’intero pianeta s’interroga sulle cause di questo terribile epilogo, i directioners si riuniscono per ricordare il sogno che quei cinque ragazzi hanno saputo donare loro. La morte di Liam è stata una doccia gelata per tutti, specialmente per chi è cresciuto ascoltandone la musica e sperando sempre in una reunion della boyband. Quel desiderio resterà per sempre irrealizzato, purtroppo, e l’amaro in bocca sarà difficile da mandar via. Con il cantante se ne va l’adolescenza di tanti giovani adulti, un periodo spensierato, anche se allora non sembrava tale, accompagnato dalle canzoni degli One Direction. Le lacrime di chi lo piange sono le stesse di chi, anni fa, lo attendeva per ore fuori da un hotel o assisteva ai suoi concerti. La mattina del 16 ottobre in molti si sono risvegliati improvvisamente adulti, un po’ più disincantati, molto più soli.
Oltre al fandom, ad omaggiare la memoria di Liam sono stati, naturalmente, parenti, colleghi e amici, primi fra tutti Harry Styles, Niall Horan, Louis Tomlinson e Zayn Malik, che con lui hanno condiviso l’avventura del supergruppo pop formatosi a X Factor UK. Insieme e singolarmente i quattro hanno salutato il loro “fratello”, un addio che mai avrebbero voluto elaborare. Dai messaggi traspare tutto l’affetto, il dispiacere e la nostalgia di un rapporto forse intaccato da incomprensioni, ma mai del tutto perduto. Anche se forse non era a conoscenza di quanto, Liam Payne era amato, e questo è tutto quello che c’è da sapere su di lui.
Federica Checchia
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