Back To Black, la storia di Amy Winehouse

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Di Alessandro Carugini

È tornata prepotentemente alla ribalta una grandissima artista, morta a soli 27 anni. E’ tornata alla ribalta perché grazie al regista Sam Taylor-Johnson nelle sale è da poco uscito il biopic di questa straordinaria e particolare voce. Il titolo del film è Back To Black, la storia di Amy Winehouse.

Amy Winehouse, la sua infanzia e l’ingresso nel music business

Amy Jade Winehouse nasce il 14 settembre del 1983, esattamente a Enfield, in Inghilterra. Cresce a Southgate, quartiere a nord di Londra, dove la sua famiglia, di origine ebreo-russe, è composta dal padre farmacista e dalla madre infermiera. Già in tenera età Amy dimostra di preferire la musica allo studio: fonda, a soli dieci anni, un piccolo gruppo rap amatoriale che, come si evince facilmente dal nome, si ispira alle Salt’n’Pepa: le “Sweet’n’Sour“.

A dodici anni frequenta la Sylvia Young Theatre School, ma a tredici viene espulsa per il suo scarso profitto, ad aggravare la situazione è anche il suo trasgressivo piercing al naso. Frequenta poi la Brit School di Selhurst..

A sedici anni Amy Winehouse ha già imboccato la strada del professionismo vocale: viene scoperta da Simon Fuller, noto e astuto ideatore di “Pop Idol”: Amy viene quindi messa sotto contratto dall’agenzia di management “19 Entertainment”, che le procura un contratto discografico con la Island Records. L’esordio discografico arriva nel 2003 con l’album “Frank“: subito il lavoro riscuote ottimi successi sia di critica che di pubblico. Con le sue oltre 300.000 copie vendute ottiene un disco di platino. La ricetta vincente sembra essere il mix delle sofisticate sonorità jazz/vintage e soprattutto la particolare voce calda e convincente di Amy. La sua voce appare infatti “nera” e molto più matura di quanto la sua giovane dovrebbe far supporre.

Il primo album di Amy Winehouse: Frank

Il singolo “Stronger than me“, composto dalla stessa Amy Winehouse assieme al produttore Salaam Remi, le fa vincere un “Ivor Novello Award“, prestigioso premio inglese riservato ad autori e compositori. Il brano anticipa l’uscita del suo primo disco.

Il suo album di esordio Frank, è caratterizzato da parecchie influenze jazz, viene pubblicato il 20 ottobre 2003 ed è prodotto principalmente da Salaam Remi. Salvo due cover, tutte le canzoni sono composte, anche se non interamente, dalla giovane cantante. L’album riceve critiche positive e la sua voce viene paragonata a quella di Sarah Vaughan e Macy Gray.

Sempre nel 2003 fa il suo esordio televisivo nella trasmissione Later… with Jools Holland, cantando Stronger Than Me e Take the Box.

L’album Frank si piazza molto bene nelle classifiche britanniche e nel 2004 viene nominato ai BRIT Awards nelle categorie British Female Solo Artist e British Urban Act; riceve due dischi di platino e vende un milione e mezzo di copie. In seguito, ancora nel 2004, Amy vince l’Ivor Novello Award per la Best Contemporary Song con il suo primo singolo Stronger Than Me. L’album Frank figura anche nella lista del Mercury Prize.

La pausa e la depressione

Dopo la pubblicazione del suo primo disco la cantante commenta di sentirsi “soltanto per l’80% dietro l’album” a causa dell’inclusione da parte della casa discografica di alcune canzoni che non le piacevano. Arriverà addirittura a dire: «non riesco neanche più ad ascoltarlo, Frank. Anzi, non sono mai riuscita ad ascoltarlo. Suonarlo dal vivo mi piace, ma ascoltarlo è un’altra cosa».

Amy è inquieta e insoddisfatta. Forse è la sua natura, forse è altro… Ma i risultati del lavoro musicale le sembrano troppo “manipolati in studio“; può essere certo un’opinione di una persona con poca esperienza, ma considerata l’età c’è da dire che l’artista sembra avere già le idee molto chiare sulle sue aspirazioni musicali. Accade allora che Amy Winehouse decide di prendersi un lungo periodo di pausa artistica durante il quale resta comunque sulle pagine dei giornali, non solo le testate musicali ma anche quelle scandalistiche. Una serie di gaffe, incidenti e intemperanze, che purtroppo hanno a che fare con la sua dedizione per droghe e alcol, la mettono in prima pagina.

Purtroppo le crisi depressive dell’artista si fanno sempre più frequenti. Inizia a trasformarsi, comincia a perdere drasticamente peso e la propria silhouette si trasforma. Amy ha perso tutta la sua freschezza e giovinezza.

Il ritorno sulle scene musicali di Amy Winehouse

Dopo tre anni di silenzio, finalmente, torna in pubblico con un nuovo lavoro musicale.

Il suo abuso di alcol e droghe la porteranno ad avere ben quattro taglie in meno alla fine del 2006. Il un nuovo disco si intitola “Back to black” e si ispira a Phil Spector e alla Motown, nonché alla musica dei gruppi vocali femminili degli anni ’50 e ’60. Il produttore è ancora Salaam Remi, affiancato dal grandissimo Mark Ronson già produttore di Robbie Williams, Christina Aguilera e Lily Allen.

Il singolo estratto dall’album per la sua promozione è “Rehab“, un pezzo molto personale. Il brano parla dei problemi di cui Amy è stata vittima, anzi, dei problemi di cui Amy è vittima! La musicalità del pezzo mette in secondo piano il testo e proietta immediatamente il disco nella top ten inglese, facendole vedere la vetta all’inizio del 2007. Al disco seguono numerosi premi e riconoscimenti, tra cui un Brit Award come migliore artista femminile britannica.

Rehab

La musica non è solo intrattenimento e frivolezze. La musica serve anche a mandare messaggi ed è giusto fermarsi anche a riflettere. Questa canzone è stata scritta da una ragazza di soli 23 anni. Una ragazza che fin da bambina ha sognato di voler fare la cantante ed a 23 anni c’è riuscita. Ma… ma nonostante tutto, è caduta nella trappola della droga e dell’alcol. Sicuramente la famiglia non l’ha aiutata, forse neanche la burrascosa storia d’amore con Blake Fielder-Civil e purtroppo neanche la musica è riuscita a salvarla. Però lei ci ha lasciato questo brano dove la voce narrante descrive con franchezza il rifiuto di andare in riabilitazione.

Questo atteggiamento fermo ed ostinato può avere diverse interpretazioni ma a quanti di noi è capitato di sentirsi in grado di affrontare i nostri problemi da soli? Quante volte il supporto esterno lo abbiamo visto come una forma di debolezza? Ebbene, Amy Winehouse, con la sua audacia, sottolinea la ferma volontà di lottare contro la dipendenza al di fuori di un ambiente clinico. E’ consapevole di avere un problema importante ed ogni parola è intrisa di emozioni che mostrano la sua determinazione a smettere di bere, a combattere i suoi mostri. Questo tocco di sincerità crea un forte legame emotivo tra l’artista e il pubblico.

Siamo di fronte ad un brano che va ascoltato quando siamo ‘fermi’, quando siamo in compagnia di noi stessi, perché fa riflettere sulla nostra vita, sulle lotte personali che ognuno di noi affronta giornalmente. Ognuno di noi ha i propri demoni da sconfiggere, o almeno da cercare di tenere a bada, ed il messaggio che ci ha lasciato Amy è chiaro, cristallino oserei dire: ci ricorda l’importanza di mantenere viva la nostra volontà di guarire. Amy Winehouse, con le sue parole e la sua voce unica, attraverso questa canzone, ci ha insegnato a non arrenderci mai di fronte alle difficoltà, a lottare per i nostri sogni e a trovare la strada verso la guarigione. Una lezione che lei purtroppo non è riuscita a mettere in pratica, ma ce ne ha fatto dono!

Back To Black: il successo mondiale di Amy Winehouse

Back To Black è il pezzo che ha permesso ad Amy Winehouse di farsi conoscere al grande pubblico. Ed anche il brano della sconfitta di Amy come donna. La cantante stava vivendo una turbolenta relazione sentimentale con Blake Fielder-Civil e Back to Black, oltre ad essere anche il titolo del secondo, e tristemente ultimo, album della Winehouse, è in qualche modo il brano dove dichiara la sua resa: “You go back to her, and I go back to black”.  Tu torni da lei, io torno in lutto! La canzone infatti racconta la rottura con Blake.

Amore tossico: Amy Winehouse e Blake Fielder-Civil

Blake era alto, bello, tatuato e con la testa piena di piccoli e morbidi riccioli. Si arrangiava distribuendo volantini davanti a un locale chiamato Trash e lavorando come assistente di produzione video. Quella sera del 2005 mentre era al bancone del pub The Good Mixer di Camden, Blake aveva visto entrare Amy. La cantante, che cominciava a essere conosciuta, aveva comprato con i suoi primi guadagni un appartamento nel quartiere divenuto la mecca della punk music e degli spacciatori di droga. Blake era uno sciupafemmine e cominciò subito a farle il filo. Si misero a giocare a biliardo e poi finirono a casa di lei, anche se erano entrambi già impegnati.

Lui, anni dopo, dirà che non gli era sembrato neanche un tradimento, ma più che si trattasse dell’incontro fra due “cattive persone”. Mentre lei lavorava al nuovo album, però, la loro relazione si fece sempre più seria. Passarono l’estate insieme, inseparabili, legati da traumi infantili molto simili e dal gran bisogno di autolesionismo che li faceva sentire “anime gemelle”, come diceva lei. Blake sospettava che Amy fosse stata abusata da bambina, lei negò sempre gli abusi e gli spiegò che si comportava così perché il padre aveva abbandonato sua madre e non lo vedeva mai. Lui, invece, aveva tentato il suicidio a 9 anni, si era tagliato i polsi per costringere la madre a lasciare il patrigno che odiava. Si sentivano uniti dalle rispettive esperienze negative.

Lei andava a rilento con il lavoro, diceva agli amici di essere così innamorata da poter morire per lui, che lui era come una droga. Si fece tatuare il nome di Blake sul décolleté e lui fece lo stesso col suo, dietro un orecchio.

La rottura tra Amy e Blake

Poi, improvvisamente, sei mesi dopo il loro incontro, Blake le mandò un sms in cui diceva che non se la sentiva di lasciare la sua ragazza e che sarebbe stato meglio essere solo amici.

La cantante non lo accettò ed iniziò un bombardamento ossessivo di messaggi per riportarlo da lei. Senza esito. Un giorno, per vendetta, finì a letto con il migliore amico di lui. Definì quel gesto “l’ultimo chiodo sulla bara della nostra storia” perché pensava che lui non l’avrebbe mai perdonata. Non voleva illudersi di avere ancora delle speranze, ma… questo stratagemma, questa umiliazione, non funzionò e quasi impazzì.

Era affetta da bulimia sin da bambina, e sprofondò nella depressione. Una sera gli amici la trovarono a terra con la testa ferita: era caduta in casa. Iniziò a farsi di speed e faceva colazione con i super alcolici. Stava scrivendo l’album Back to Black e la casa discografica era piuttosto irritata dalla situazione. Portarla in rehab, forse, le avrebbe salvato la vita, ma l’album non avrebbe mai visto la luce, per cui tutti intorno a lei minimizzarono. Si rimise al lavoro cercando di non bere e quando ebbe scritto già quattro pezzi sembrava che tutto fosse passato. Ma ad un certo punto… Blake rientrò nella sua vita!

Il ritorno di fiamma di Blake

Amy Winehouse era afflitta dalla sindrome dell’impostore e imbarazzata per tutto quello che le stava capitando, e si aggrappò a lui come durante una tempesta. Lo chef Alex Clare, con cui aveva cercato di ricomporre i pezzi del suo cuore, mollato dall’oggi al domani, vendette a un giornale un memoriale con i dettagli intimi dei gusti di Amy a letto.

Amy Winehouse e Blake Fielder si sposarono il 18 maggio del 2007 a Miami Beach, in Florida senza troppe complicazioni. Lei indossava un miniabito bianco dallo scollo a cuore, decorato con motivi di piccole ancore rosse, lui un completo antracite con una cravatta sottilissima e un cappello Homburg. Dopo la cerimonia andarono al largo in barca e si fumarono un sigaro. Lei, per paura di perderlo ancora, diceva di voler provare tutto quello che provava lui, di voler vivere sul suo stesso piano. È in quel periodo che i tabloid inglesi cominciano ad accusare lui di averla iniziata all’uso del crack, dell’eroina e della cocaina.

La loro storia diventa tossica sia in senso fisico che psicologico.  Amy non si controlla ed alza le mani su di lui quando è ubriaca, se dice qualcosa che la irrita. Gli amici di entrambi ricevono telefonate nel cuore della notte perché l’uno o l’altro finisce quasi in overdose. Ma si salvano sempre, anche se ogni volta i medici avvisano Amy che il suo giovane corpo denutrito dalla bulimia e dal vomito forzato non avrebbe potuto reggere a lungo. La cantante è costretta a cancellare il tour negli Usa mentre il collega Russel Brand cercava di farla entrare in rehab.

Il medico che valutò il suo tipo di trattamento racconterà poi che Blake, onnipresente, sembrava essere contrario, come se avesse paura di perderla di vista, ma non per amore. Alla fine il padre di Amy, Mitch Winehouse, dalle cui labbra lei pendeva, trovò un posto dove ricoverarli insieme sull’Isola di Osea nell’Essex, e fu un grave errore.

L’inizio della fine

I due restarono sull’isola solo tre giorni e poi tornati a Londra, presero una suite in un albergo e vi si chiusero dentro per abusare di tutto ciò che potevano. Lui ruppe una bottiglia e si ferirono con i vetri per poi uscire in strada insanguinati. Amy era combattuta fra l’amore che la stava consumando e la voglia di vivere. A soli quattro mesi dalle nozze, la polizia sfondò la porta della casa di Camden dove vivevano insieme. Blake era accusato di aver tentato di deviare il corso della giustizia nell’indagine sull’aggressione di cui si era reso colpevole a luglio, ai danni del proprietario di un pub. Con l’arresto di Blake, Amy precipitò ulteriormente nel baratro. I paparazzi la inseguivano quando andava a trovare il marito nella prigione di Pentonville mentre Back to Black trionfava ai Grammy Awards.

Tornata in rehab, si “ripulì” davvero, come le era stato chiesto dalla casa discografica: A causa dei drug test positivi le veniva impedito di imbarcarsi su un aereo e non poteva andare negli Usa per promuovere il suo disco. Da lucida, condizione che non durerà a lungo, Amy ammise che il matrimonio con Blake era basato solo sulla loro dipendenza dalla droga, e tentò di iniziare una storia con un altro uomo.

Amy cerca di riprendere in mano la sua carriera artistica

Nel gennaio del 2009 è Blake a chiedere il divorzio per adulterio. Inizialmente lei si oppose, ma poi la fine del matrimonio venne finalizzata in agosto. Anche se lei era ormai ricchissima, Blake non ricevette un soldo bucato. Era finita per sempre. Blake Intenterà, inutilmente, una causa contro i genitori di Amy dopo la sua morte chiedendo una parte dell’eredità. A soli 38 anni il ragazzo per cui la diva ha perso la testa è solo l’ombra di se stesso, consumato dagli abusi. Blake nega di essere stato la causa delle dipendenze che hanno portato Amy alla morte nel 2011, stroncata da un’intossicazione etilica. Oggi vive in un piccolo appartamento di Leeds dopo aver avuto ancora problemi con la legge. Di lui, i vicini di casa di lamentano: “Ma chi si crede di essere?“. In fondo, è solo l’uomo che fece impazzire per amore Amy Winehouse.

Nel frattempo, la Winehouse cerca di portare avanti anche la sua carriera artistica. A Lisbona, il 30 maggio 2008, partecipa al Rock in Rio, ma si presenta sul palco con voce rotta: si giustificherà dicendo che ha avuto alcuni problemi respiratori.

Il canto del cigno: gli ultimi anni di Amy

Il 27 giugno, due giorni dopo l’uscita da una clinica nella quale era entrata per un enfisema polmonare canta di fronte a oltre 46 000 spettatori giunti a Hyde Park a Londra per festeggiare i 90 anni di Nelson Mandela, insieme con numerosi altri artisti, quali Annie Lennox, i Simple Minds, Joan Baez, i Queen con Paul Rodgers ed il nostro Zucchero Fornaciari.

Sempre nel 2008, esce una versione deluxe del suo primo album in studio, Frank, che continua a ricevere critiche positive.

Dopo le vicende inerenti alla sua salute affrontate all’inizio dell’estate, Amy rimane in cura per poter tornare a casa dei suoi genitori. Alcune foto che la ritraggono dopo il ricovero la mostrano decisamente migliorata rispetto a poche settimane prima. Nello stesso periodo proseguono i lavori per il nuovo album e, intorno alla metà di agosto, il padre della cantante dichiara: “Molto materiale è pronto per il nuovo album“, aggiungendo che la figlia sta provvedendo alla propria riabilitazione per consentirne l’uscita sul mercato nella prima metà del 2009.

L’8 ottobre è il giorno della rinascita: Amy si esibisce al CityBurlesque, un bar di Londra, mostrandosi sobria al pubblico ed eseguendo due cover: Fly Me to the Moon e Embraceable You. Nel novembre del 2010, la cantante annuncia un suo ritorno sulle scene musicali, con concerti previsti in Brasile, Italia, Serbia, Turchia e Romania. Il 2 novembre 2010 viene pubblicato un nuovo brano in collaborazione con Quincy Jones, intitolato It’s My Party, contenuto in Soul Bossa Nostra, album di quest’ultimo.

Addio Amy

Amy Winehouse fu trovata morta il 23 luglio del 2011 nella sua casa di Londra, nella sua amata Camden, nel suo letto, uccisa da una quantità di alcol che avrebbe stroncato anche un bufalo.

La tragica fine di Amy Winehouse suggella una triste profezia che accomuna tutte le celebrità scomparse precocemente a soli 27 anni. Dopo Janis Joplin, Jimmy Hendrix, Jim Morrison e Kurt Cobain, anche una delle voci più affascinanti e riconoscibili degli ultimi decenni si spegne, in silenzio, nella notte. Un epilogo molto triste per la regina della black music degli ultimi decenni. A raccontare le ultime ore di vita dell’artista è proprio il suo bodyguard e la persona con cui trascorre l’ultima notte, tale Andrew Morris che nell’ultimo periodo è sempre al suo fianco, soprattutto nei momenti di difficoltà. La guardia del corpo, con cui Amy ha un rapporto di grande sintonia e intimità, come fratello e sorella, racconta al giudice di trovarsi con lei la notte del decesso, nella sua abitazione di Londra.

Sembra una normale serata di una ragazza come tante: dopo aver ordinato del cibo indiano da asporto in un ristorante del quartiere, Amy si ritira nella sua stanza per mangiare da sola, ma un piccolo dettaglio avrebbe dovuto allarmare Morris. La giovane comincia a guardare su Youtube dei videoclip di se stessa, ascoltando le sue canzoni e non togliendo mai lo sguardo dallo schermo del computer. Amy sembra quasi ipnotizzata dalla sua stessa voce e dal suo stesso carisma, e le note dei sui brani la conducono per mano in un abisso di malinconia e tristezza che le sarà fatale.

Gli anni seguenti la morte di Amy Winehouse

La morte della cantante è sopraggiunta prima dell’uscita del suo terzo disco, Lioness: Hidden Treasures, pubblicato postumo soltanto il 5 dicembre del 2011 dalla Universal. Il disco contiene, oltre a brani inediti, anche demo di vecchia data che non erano mai stati pubblicati prima.

Prima della pubblicazione dell’album uscì attraverso il canale YouTube della cantante, un video intitolato Amy Winehouse – Hidden Treasures Story, nel quale i produttori descrivono l’album, ovvero Salaam Remi e di Mark Ronson con il consenso della famiglia Winehouse. I due hanno ascoltato migliaia di ore registrate della voce di Amy; Remi, al proposito, ha commentato: «Quando ho ascoltato di nuovo i nastri ho sentito alcune delle conversazioni con Amy. Era molto emotiva. È stata dura, ma è stata anche una cosa incredibile. Amy era una ragazza di talento. Credo che lei abbia lasciato qualcosa che va oltre i suoi anni. Ha messo insieme un lavoro che potrà ispirare una generazione non ancora nata.» Anticipato dal singolo Our Day Will Come, il disco ha ottenuto un ottimo successo di vendite, raggiungendo la vetta di diverse classifiche come quelle di Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito.

A maggio del 2012 viene pubblicato un album in memoria della cantante intitolato Amy’s Jukebox. The Music That Inspired Amy Winehouse, che racchiude al suo interno canzoni di Frank Sinatra e di altri cantanti jazz; successivamente è stato confermato che tutti gli incassi sarebbero stati devoluti alla Amy Winehouse Foundation.

Alessandro Carugini

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