La crisi in Medio Oriente ha fatto un nuovo, pericoloso salto di qualità nella notte tra venerdì e sabato quando Israele ha lanciato tre ondate di «attacchi di precisione» contro «obiettivi militari» in Iran in risposta ai missili iraniani dello scorso 1 ottobre. I vertici politici e militari Statunitensi sono stati avvertiti dell’operazione, ma – ha spiegato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, Sean Savett – non vi hanno preso parte.

Nella notte sono stati condotti bombardamenti mirati su obiettivi militari degli ayatollah e dei loro proxy (sono stati infatti segnalati raid anche in Siria, probabilmente contro qualche unità dei Pasdaran). Il comunicato diffuso dalle Idf è chiaro e spiega come il raid arrivi dopo ripetuti attacchi da parte dell’Iran e dei suoi alleati, in primis Hezbollah, che dal Libano ha fatto arrivare un drone sulla casa del primo ministro Netanyahu. “Come ogni altro Paeae sovrano nel mondo – si legge – lo Stato di Israele ha il diritto e il dovere di rispondere”, a causa “del regime iraniano e dei suoi delegati nella regione che attaccano incessantemente Israele”. Ma non solo. “Le nostre capacità difensive e offensive sono completamente mobilitate”, affermano i militari, che aggiungono: “Faremo tutto il necessario per difendere lo Stato d’Israele e il popolo d’Israele”. La Casa Bianca ha fatto sapere che quello di Israele è un atto di autodifesa e che gli Stati Uniti non stanno partecipando ai raid.

Le dimensioni dell’attacco – che se innescasse una reazione iraniana rischierebbe di aprire il fronte più grande e pericoloso in una già complessa e volatile crisi mediorientale – sono solo parzialmente chiare, ma secondo i media di Tel Aviv vi avrebbero preso parte dozzine di caccia e le operazioni si sarebbero concluse prima delle sei di sabato mattina, ora di Tel Aviv. Secondo quanto riportano gli organi di informazione iraniani, sarebbero state colpite installazioni in tre province – Ilam, Khuzestan e Tehran – e i danni sarebbero stati «limitati».

USA: «Israele ha il diritto e il dovere di rispondere»

«Il regime iraniano e i suoi alleati non statali nella regione hanno continuato a colpire Israele senza sosta dal 7 ottobre (di un anno fa, ndr), compresi attacchi lanciati dal suolo iraniano. Come ogni altro Paese del mondo, Israele ha il diritto e il dovere di rispondere», ha spiegato il portavoce delle Forze armate israeliane, contrammiraglio Daniel Hagari.

Alcune esplosioni, sette nel corso della prima ondata di bombardamenti e quattro nella seconda, sono state avvertite anche nella capitale Teheran. Altri attacchi, non confermati, sarebbero stati segnalati nei dintorni della città di Shiraz. I media statali iraniani hanno dato la notizia dei bombardamenti, ma senza stravolgere i palinsesti e sottolineando come una parte delle esplosioni udite nella notte fossero attribuibili alla contraerea.

Lo spazio aereo iraniano è stato chiuso e tutti i voli in partenza dagli scali del Paese sono stati bloccati. Dai siti web che si occupano di fornire in tempo reale le posizioni degli aerei di linea è chiaramente visibile un vuoto in corrispondenza della Repubblica islamica e un’altissima densità di voli sulle direttrici che lambiscono i confini nazionali.