La scrittura in versi è, da sempre, associata a Cupido. Quando parliamo di poesie, siamo soliti pensare a capolavori come Ti meriti un amore di Frida Kahlo, o I ragazzi che si amano, di Jacques Prevert, o ancora, scavando nel passato, ai mille baci e poi cento richiesti da Catullo alla sua Lesbia nel Carme V. Passione e sentimento sono, senza ombra di dubbio, il centro di gravitĂ intorno al quale l’Arte tutta ruota, dalla letteratura alla pittura, dalla musica alla scultura. Le emozioni dei compositori, dei pittori e degli scrittori si riversano nelle loro creazioni, che ardono, fiamme a sĂ© stanti, e che divengono la testimonianza tangibile di ciò che provano.
Sbagliato, tuttavia, credere che l’Amore abbia un’accezione esclusivamente positiva. Come ogni cosa, anch’esso ha una controparte, diametralmente opposta, eppure intimamente interconnessa, e questa è la Morte. Eros e Thanatos sono i due impulsi che dominano l’uomo, l’anelito vitale che si contrappone al soffio gelido del Fato. L’archetipo, proveniente dalla mitologia greca, è presente in ognuno di noi, e si manifesta in ogni aspetto delle nostre esistenze, incluso ciò che creiamo. Non è raro, dunque, rinvenire nelle stesse opere d’arte questo dualismo, talvolta accennato, talvolta colonna portante. Anche nelle poesie, naturalmente, queste spinte nemiche e simbiotiche sono presenti. Basti pensare all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, in cui, a prendere la parola e a raccontarsi, sono gli stessi deceduti, ormai sepolti. Ed ecco, allora, che le rime divengono macabre, intrise di gioia e lutto al tempo stesso, addolorate eppure rifulgenti. In occasione di Halloween, giorno in cui il confine tra il mondo dei vivi e quello dei defunti si fa labile, ne abbiamo selezionate alcune per voi.
Poesie macabre: la “graveyard poetry”
La graveyard poetry, in italiano poesia cimiteriale o sepolcrale, è una tendenza nata nell’ambito del preromanticismo inglese. Gli appartenenti a tale corrente sono accomunati da un gusto e un’inclinazione verso le tematiche della notte, del sonno e della notte, con elementi simili a quelli che caratterizzano il romanzo gotico. I “tòpoi” letterari di questo genere sono l’oscuritĂ , gli spettri, i cimiteri, il suono delle campane, gli uccelli notturni. Tra i rappresentanti di spicco del movimento figura l’irlandese Thomas Parnell, noto per la sua A Night-Piece of Death, capostipite della scuola sepolcrale. Ne riportiamo alcuni versi:
Le tombe di marmo che si elevano verso l’alto,
i cui morti giacciono tra le arcate dai soffitti a volta,
le cui colonne si gonfiano di pietre scolpite,
di armi, angeli, epitaffi, e ossa; –
queste cose (tutte le povere vestigia del proprio ceto)
adornano il ricco, o lodano il grande;
coloro che sulla terra vissero nella grandezza
adesso rimangono indifferenti alla loro stessa fama.
Ah! Mentre guardo, scolorisce la pallida Cinzia,
la terra traboccante rivela le ombre!
Lenti, pallidi, e avvolti dai sudari,
i morti si alzano in calche visionarie,
e tutti piangono con voce sommessa,
“pensa, mortale, che cosa vuol dire morire”!
Edgar Allan Poe, Maestro dell’orrore
Alla graveyard poetry, in qualche modo, è possibile associare anche il padre spirituale di tutto ciò che è tetro e sinistro: Edgar Allan Poe. L’autore americano è stato un precursore dei suoi tempi, che ha anticipato il romanzo poliziesco, il giallo psicologico e tanto altro. Le sue poesie, esattamente come i racconti, sono intrise di atmosfere cupe e inquietanti, e pervase da una sensazione di dolore e malinconia che attanaglia anche il cuore piĂą luminoso. Tutti, ovviamente, ricordiamo The Raven, il Corvo, lirica complessa e desolata. Noi, però, vi proponiamo alcuni passi di Annabel Lee, scritta nel 1849, anno della morte dello scrittore, e pubblicata postuma:
Gli angeli, molto meno felici di noi, in cielo,
invidiavano lei e me:
e fu proprio per questo (come sanno tutti
in quel regno vicino al mare),
che, di notte, un gran vento uscì dalle nubi,
raggelò e uccise la mia Annabel Lee.
Ma il nostro amore era molto, molto piĂą saldo
dell’amore dei più vecchi di noi
(e di molti di noi assai piĂą saggi):
né gli angeli, in cielo, lassù,
né i demoni, là sotto, in fondo al mare
mai potranno separare la mia anima
dall’anima di Annabel Lee.
Mai, infatti, la luna risplende ch’io non sogni
la bella Annabel Lee:
né mai sorgono le stelle ch’io non veda
splendere gli occhi della bella Annabel Lee,
e così, per tutta la notte, giaccio a fianco
del mio amore: il mio amore, la mia vita,
la mia sposa, nella sua tomba, lĂ vicino al mare,
nel suo sepolcro, sulla sponda del mare.
Poesie macabre: i Poeti Maledetti
Autodistruzione, spleen, e tenebre sono il leitmotiv che unisce i cosiddetti Poeti Maledetti, appellativo assegnato a letterati appartenenti a diverse epoche. Il poète maudit costituisce il vertice insuperabile del pensiero romantico e decadente, ma affonda le sue radici in epoche molto più lontane. Uno dei più apprezzati è, senza dubbio, Charles Baudelaire, che, nella sua raccolta Les Fleurs du Mal, mostra tutti gli argomenti cardine del movimento. Ecco, di seguito, delle rime tratte dalla Dance macabre:
Che occhi profondi di tenebre e di vuoto!
Come oscilla mollemente sulle gracili vertebre
il suo cranio acconciato di fiori con arte!
Oh fascino d’un nulla follemente agghindato!
Alcuni diranno che tu sei una caricatura;
amanti ebbri di carne, non capiscono
l’anonima eleganza dell’armatura umana.
Ma tu, grande scheletro, rispondi al mio gusto piĂą caro!
Con una potente smorfia forse vieni a turbare
la festa della Vita? O ti sospinge credula
al sabba del Piacere qualche vecchio desiderio
che sprona ancora la tua viva carcassa?
William Blake: Songs of Experience
William Blake, poeta, pittore e incisore britannico, viene spesso additato come una sorta di Nostradamus, dato il tenore quasi profetico dei suoi versi. Nella raccolta Songs of Innocence and of Experience: Showing the Two Contrary States of the Human Soul, il binomio Vita-Morte appare in tutta la sua potenza, raccontando per intero il ciclo vitale dell’essere umano, che passa dalla gioviale innocenza della gioventĂą alla melanconica consapevolezza dell’etĂ adulta e della vecchiaia. Alla sezione Songs of Experience appartiene anche The Sick Rose:
O Rosa sei malata.
L’invisibile verme,
che vola nella notte
nell’ululante tempesta:
Ha trovato il tuo letto
di gioia cremisi:
E il suo amore cupo e segreto
Distrugge la tua vita.
Poesie macabre: la fine del mondo secondo Yeats
William Butler Yeats, drammaturgo, scrittore e anche politico, nato a Dublino nel 1865, era molto vicino allo spiritualismo. Sua moglie si occupava assiduamente di scienze esoteriche e lui stesso fu membro della SocietĂ teosofica, nonchĂ© uno dei primi appartenenti alla societĂ segreta inglese magico-iniziatica di ispirazione rosacrociana nota come The Hermetic Order of the Golden Dawn (Ordine Ermetico dell’Alba Dorata). Non c’è da stupirsi, dunque, che questo misticismo impregnasse i suoi versi. La Seconda Venuta è una delle poesie piĂą note, e sembra mettere in scena il caos, la distruzione, l’anarchia e la violenza della sua epoca. L’opera profetizza una nuova discesa di Cristo sulla Terra e, di conseguenza, l’Apocalisse:
Turbinando nel cerchio che si allarga
Il falco non può sentire il falconiere
Le cose cadono a pezzi, il centro non può tenere.
Pura anarchia dilaga nel mondo
La marea insanguinata s’innalza è dovunque
La cerimonia dell’innocenza è annegata.
I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori
Sono pieni di intensa passione.
Certo è imminente una rivelazione
Certo è imminente la seconda venuta
La seconda venuta! Difficile pronunciare queste parole
Un ampio squarcio fuor dallo Spiritus Mundi
Tormenta la mia visione;
Da qualche parte nelle sabbie del deserto
Una forma con il corpo di leone e la testa di uomo
Bianco lo sguardo e senza pietĂ come il sole
Muove le sue zampe lente. Tutto intorno
Spirali fosche di uccelli del deserto.
Il buio discende: adesso intendo
Che venti secoli di granitico sonno
Erano condannati all’incubo da una culla ondeggiante
E quale bestia orrenda, ora che alfine è venuta la sua ora
Striscia verso Betlemme per venire al mondo?
Federica Checchia
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