Politica

Addio al Reddito di cittadinanza: cosa succederà alle 615 mila persone che lo perderanno

Con l’Assegno di inclusione e lo Strumento di Attivazione al posto del Reddito di cittadinanza, perderanno il sussidio in totale 400mila famiglie. Ovvero circa 615mila persone. Si tratta di una cifra stimata nella relazione tecnica che accompagna il decreto legge del primo maggio che ha stabilito l’addio al Rdc a partire dal prossimo 1°gennaio 2024.

Addio al Reddito di cittadinanza: chi lo perderà e chi lo conserverà in base alle nuove regole

Con il decreto Lavoro approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 1° maggio, il governo Meloni dice addio al Reddito di cittadinanza. La misura, introdotta nel 2019 dal governo Conte, verrà sostituita da due provvedimenti: l’Assegno di inclusione (destinato però solo a chi non può lavorare) e lo Strumento di attivazione. “Il Reddito di cittadinanza alla fine del 2023 per chi può lavorare è abolito”, ha dichiarato Meloni, “nel 2023 abbiamo scelto di immaginare un periodo transitorio ma abbiamo ristretto i paletti stabilendo il banale principio che alla prima offerta di lavoro che rifiuti ti decade il reddito di cittadinanza”. Quindi, i percettori del Reddito di cittadinanza considerati “occupabili” (cioè coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 59 anni) avranno il sussidio per i primi otto mesi nel 2023, fino ad agosto compreso.

Dopodiché, terminata questa “soluzione ponte”, alla prima offerta di lavoro congrua rifiutata il reddito sarà tolto. Inoltre, dal 1° gennaio 2024, i percettori “abili al lavoro” avranno sei mesi per formarsi attraverso la partecipazione a corsi di formazione. Per chi non parteciperà alla formazione, il beneficio decadrà. Dunque, il governo Meloni ha voluto dare un segno di discontinuità rispetto al passato. Da misura universalistica di lotta contro la povertà, finanziata dallo Stato, il Reddito di cittadinanza diventa ora un sostegno temporaneo finalizzato all’entrata nel mondo del lavoro. Nulla cambierà, invece, per i percettori non occupabili, ovvero per quei nuclei al cui interno vi siano persone con disabilità, minorenni o persone con almeno sessant’anni di età.

Roberta Maria Di Giovangiulio

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