Adriano Olivetti, imprenditore, ingegnere e politico italiano, dalla personalità carismatica e innovativa, viene ricordato oggi dopo 63 anni dalla sua morte.
Adriano nasce sulla collina di Monte Navale, nei pressi di Ivrea, l’undici aprile del 1901. Suo padre Camillo è stato fin da subito un riferimento e un continuo stimolo nella vita di Adriano, il cui rapporto talvolta prenderà una svolta conflittuale. L’incredibile intelligenza di Adriano e la sua spiccata curiosità lo porteranno a confrontarsi con Camillo su vari fronti.
Adriano Olivetti: la sua formazione e la sua digressione
Adriano si diploma a Cuneo, subito dopo si arruola volontariamente nel quarto reggimento degli Alpini. Dopo il servizio militare si iscrive al politecnico di Torino, dove si laurea in un secondo momento dopo Caporetto, in ingegneria chimica. Una scelta che ha infastidito il padre, che probabilmente lo avrebbe voluto ingegnere meccanico. Durante gli anni universitari, Adriano si avvicina particolarmente al dibattito politico e sociale, scrive per le riviste “L’azione riformista” e “Tempi nuovi”, e collabora con Piero Gobetti e Mario Rosselli. Per quanto fosse complicato gestire il rapporto con un padre intelligente e alla pari, Camillo era un moderato interventista, Adriano riesce comunque ad affermare una certa autonomia ideologica.
Con Camillo collaborò a L’Azione Riformista, mentre la rivista Tempi Nuovi contribuì alla svolta antifascista dell’Olivetti, che deve l’ispirazione politica anche all’ambiente culturale del Politecnico. Non mancano le contraddizioni: Tempi Nuovi aveva espresso stima nei confronti del fascismo di Mario Gioda. Intanto Adriano aveva manifestato il suo dissenso per il fascismo dopo il ritrovo del cadavere di Giacomo Matteotti nel 1924. Dopo la laurea e un soggiorno studentesco negli Stati Uniti con Domenico Burzio, direttore tecnico della Olivetti, Adriano inizia nel 1926 il suo primo approccio lavorativo nella fabbrica del padre. La sua prima esperienza è quella da operaio, proprio per volere di Camillo. Nel 1932 Adriano diventa direttore della Società Olivetti e lanciò ufficialmente sul mercato la prima macchina da scrivere, la MP1. Diventa presidente della Società nel 1938.
Olivetti’s state of mind
Negli anni trenta i rapporti con il fascismo migliorarono, a seguito dell’interesse per l’architettura da parte di Adriano e per il razionalismo architettonico da parte di Mussolini. Questo avvicinamento deve il merito anche all’incontro con gli architetti Luigi Figini e Gino Pollini, massimi esponenti di quel razionalismo che fu inizialmente nel focus fascista mussoliniano. Sono gli anni del consenso, e Figini e Pollini si iscrivono al partito fascista. Adriano ottiene la tessera del PNF e viene ricevuto a Palazzo Venezia da Mussolini in persona. Figini e Pollini diventano gli architetti della Olivetti, e con Adriano espandono il Piano per la Provincia di Aosta, progetto esposto al Duce proprio a Palazzo Venezia, e da cui otterrà una mostra prestigiosa a Roma.
Ma i rapporti si incrinano dopo l’esplosione del secondo conflitto mondiale. Adriano si dichiara antifascista a tutti gli effetti e durante la guerra si rifugerà in Svizzera dove avrà contatti con la Resistenza. Nel 1945 pubblica “L’Ordine pubblico delle Comunità” con cui sviluppa un’idea governativa federalista dello Stato, con cui dichiara anche il suo sostegno per il federalismo europeo. Dopo la caduta del Regime, Olivetti rientra e riprende in mano le redini dell’azienda. Sebbene questa fosse la prima azienda al mondo nel settore dei prodotti da ufficio, Adriano si distingue per la grande capacità di ricerca e innovazione. Il suo obiettivo era quello di sperimentare un modello lavorativo che conciliasse il profitto aziendale con il benessere comunitario. Di conseguenza, sostenere a 360 gradi i diritti umani fondamentali. La sua idea era quella di una democrazia partecipativa, dentro e fuori la fabbrica. Negli anni cinquanta raggruppa una quarantina di intellettuali che operavano in diversi settori disciplinari, inserendoli in un progetto di sintesi creativa tra cultura tecnico-scientifica e cultura umanistica.
“Aveva un’aria molto malinconica, forse perché non gli piaceva niente fare il soldato; era timido e silenzioso, ma quando parlava, parlava allora a lungo e a voce bassissima, e diceva cose confuse ed oscure, fissando il vuoto con i piccoli occhi celesti, che erano insieme freddi e sognanti.”
Natalia Levi Ginzburg su Adriano Olivetti – Fonte: Wikipedia
Maddalena Barnabà
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