Il 2 aprile di 33 anni fa ci lasciava il mitico Aldo Fabrizi. Attore, regista, sceneggiatore, produttore e poeta, è stato insieme a nomi come quelli di Alberto Sordi e Anna Magnani uno dei massimi rappresentanti della romanità nel cinema italiano.
Aldo Fabrizi, colui che rappresenta la Roma più autentica nel cinema italiano

Classe 1905, cresce nel quartiere romano di Campo De’ Fiori. Rimane presto orfano di padre ed è costretto a fare i lavori più disparati per provvedere al sostentamento della famiglia. Fabrizi coltiva però fin da subito le sue grandi doti artistiche con passione e dedizione: tra la fine degli anni ‘20 e ‘30 ottiene i primi ingaggi a teatro e pubblica il suo primo libro di poesie romanesche ‘’Lucciche ar sole’’.
Negli anni ’40 arriva la volta del cinema. Non possiamo non ricordare ‘’Roma Città Aperta’’, regia di Roberto Rossellini, film capostipite del neorealismo italiano. Nella pellicola, Fabrizi interpreta don Pietro Pellegrini, personaggio iconico dell’immaginario collettivo ispirato a don Giuseppe Morosini e don Pietro Pappagallo, fucilati durante l’occupazione nazista nel ’44.
La consacrazione con un Nastro d’Argento
Tra gli anni ’50 e gli anni ’60, dopo aver vinto il Nastro d’Argento come attore non protagonista per il film ”Prima Comunione” (regia di Alessandro Biasetti), reciterà in più di sessanta film. Ricordiamo, ad esempio, le collaborazioni artistiche con Totò e Peppino De Filippo che porteranno a film del calibro di ‘’Guardie e ladri’’, ‘’I Tartassati’’, ‘’Signori, in carrozza’’ e ‘’Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo’’. Fabrizi predilige ruoli comici, ma non si sottrae comunque a parti più drammatiche. Impossibile non citare, ad esempio, il suo Romolo Catenacci in ‘’C’eravamo tanto amati’’, regia di Ettore Scola, con cui vince nel 1975 il Nastro d’Argento per un ruolo secondario. Nel film, lo vediamo recitare accanto a sua sorella Elena Fabrizi, la mitica Sora Lella, altro personaggio di spicco nell’immaginario collettivo della romanità nel nostro cinema.
Per quanto riguarda la televisione, dopo aver esordito nel ’59 nello sceneggiato ”La voce nel bicchiere”, ottiene un enorme successo nel ’71 in ‘’Speciale per noi’’, varietà del sabato sera italiano diretto da Antonello Falqui, unica testimonianza delle macchiette teatrali di Fabrizi. A teatro, invece, ottiene un inestimabile successo grazie all’interpretazione del boia papalino Mastro Titta in ‘’Rugantino’’, storica commedia scritta da Garinei e Giovannini, ruolo che interpreterà diverse volte tra gli anni ’60 e ’70. L’ultimo film lo gira nel 1986: parliamo di ‘’Giovanni Senzapensieri’’, per la regia di Marco Colli.
La morte e il ricordo
Aldo Fabrizi viene a mancare il 2 aprile del 1990; i suoi funerali si svolgono nella Basilica di San Lorenzo in Damaso, a pochi passi dalla sua Campo De’ Fiori. Rimane ancora oggi, nella memoria collettiva, uno dei più importanti attori della cinematografia italiana e un simbolo della Roma più autentica.
Caterina Frizzi
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