L’anarchico fu accusato nel 2013 di aver piazzato due ordigni contro la Scuola dei Carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Oggi la Corte d’assise d’appello di Torino ha ricalcolato in 23 anni di carcere la pena per Alfredo Cospito. Era stato condannato a 20 anni di carcere, ma la procura aveva chiesto di rideterminare il reato di cui era accusato e di condannarlo all’ergastolo. Lui dice “Non ci sono prove contro di noi”.
La storia di Alfredo Cospito
Alfredo Cospito è un militante anarco-insurrezionalista. Fa parte cioè di quel gruppo privo di un’organizzazione gerarchica che agisce in aperto contrasto con lo Stato. È tra i promotori della Fai, la Federazione anarchica informale, un gruppo non estraneo ad azioni con finalità terroristiche. Nel 2012, con l’amico Nicola Gai, Cospito aggredisce Roberto Adinolfi, amministratore delegato dell’Ansaldo Nucleare. I due scelgono di gambizzarlo, sparandogli per poi scappare a bordo di uno scooter. Un anno dopo è condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione. Mentre è in carcere viene anche accusato di aver piazzato due ordigni contro la Scuola dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nel 2006. L’attentato, che non provoco né morti né feriti, gli è valsa una condanna ulteriore a 20 anni di reclusione da parte della corte d’appello, con l’accusa di strage contro la pubblica incolumità.
La svolta a maggio 2022
A partire dal maggio 2022, due interventi della magistratura modificano bruscamente la situazione carceraria di Cospito. A maggio viene sottoposto al regime del 41bis, detto anche “carcere duro”. Il 41bis è un regime particolarmente duro che prevede un isolamento pressoché totale del detenuto. Si vuole così impedire a Cospito di comunicare con i membri della Fai all’esterno e continuare a scrivere sulle riviste dei gruppi militanti. C’è poi un secondo procedimento, che contribuisce all’inasprimento della pena. Gli eventi di Fossano erano inquadrati come strage contro l’incolumità pubblica, la sentenza della primavera rivede e cambia il capo di imputazione con un capo molto più grave, cioè devastazione saccheggio e strage contro la personalità dello Stato. Il che significa che quelle bombe, posizionate fuori dalla caserma, non sono un semplice attentato, ma un pericolo vitale per lo Stato. E per la strage, c’è un’unica condanna prevista: l’ergastolo.
Cospito: “Nessuna prova contro di noi”
“Non c’è prova che noi abbiamo messo gli ordigni a Fossano. Questo è un processo alle idee caratterizzato da stranezze e da un evidente accanimento. Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, non sono lo Stato”, queste le parole dell’anarchico in video collegamento dal carcere Bancali. “In 20 anni di attentati non c’è stato nemmeno un morto: erano solo atti dimostrativi per richiamare l’attenzione sull’esistenza di strutture liberticide come i Cie. Nel 2006 nessuno diede importanza all’episodio di Fossano: evidentemente, essendo molto confuso, dava all’accusa molto margine di manovra. Oggi è definito strage”. Le difese, gli avvocati Flavio Rossi Albertini e Gianluca Vitale, sostengono “stiamo chiedendo giustizia. E non si comprende perché la procura generale sia così intenzionata a chiedere una pena esemplare. La pena dev’essere proporzionata al fatto”.
Giulia Simonetti
Seguici su Google News